Stando al Digital Collaboration Index di Accenture, senza modelli di collaborazione efficaci è a rischio un potenziale di crescita di circa 1,5 trilioni di dollari, pari al 2,2% del PIL mondiale.
A tanto ammonta la mancata attivazione della collaborazione tra grandi aziende, piccoli imprenditori e startupper per innovarsi e innovare insieme.
Lo ribadisce il fornitore globale attivo nel settore dei servizi professionali che, in collaborazione con la G20 Young Entrepreneurs Alliance, nel rapporto “Harnessing the Power of Entrepreneurs to Open Innovation” ha sondato l’opinione di oltre un migliaio di imprenditori e altrettante grandi aziende delle economie del G20 scoprendo che le imprese definite come Collaboration Champions, perché più impegnate nella Open Innovation, hanno ottenuto tassi più elevati di crescita del fatturato.
Lo spaccato italiano
Applicata al nostro Paese, la collaborazione tra aziende potrebbe, sempre secondo i calcoli di Accenture, portare 35 miliardi di euro, ovvero a un 1,9% aggiuntivo sul nostro PIL.
Dai dati dello studio relativi all’Italia emerge, infatti, che il 76% delle grandi aziende ritiene di poter far leva su startup o piccoli imprenditori per trasformare il proprio business rendendolo davvero digitale, e si aspetta che la quota di fatturato generata dalla collaborazione cresca dalla media attuale del 7% al 16% entro cinque anni.
Grandi aziende e imprenditori concordano sul fatto che gli attuali modelli di collaborazione tenderanno sempre di più verso forme di innovazione maggiormente aperte e partecipative, in base alle quali le imprese non si limiteranno solo a finanziare startup, ma si serviranno della collaborazione per creare insieme un ecosistema di innovazione in reti di partnership più estese.
Occorre, però, lavorare su un reciproco riconoscimento, in quanto anche le differenze di cultura manageriale contribuiscono ad accentuare le divisioni.
In un’economia sempre più digitale, per tutti l’obiettivo deve essere quello di rivedere i propri modelli di business collaborando più efficacemente per realizzare a quattro mani nuovi prodotti e servizi.
Poche regole per sbloccare la Digital Collaboration
Per sbloccarne il potenziale di crescita occorre, però, obbligare le grandi aziende a riconoscere che la collaborazione non può più essere attuata solo alle loro condizioni o unicamente per il loro vantaggio e adottare meccanismi che riescano a sincronizzare gli obiettivi di tutte le parti in gioco in ottica win-win.
In tal senso, le raccomandazioni di Accenture alle grandi aziende vanno dal definire risultati condivisi e precisi meccanismi di governance, per sincronizzare gli sforzi dei diversi attori coinvolti nel processo di innovazione, allo stanziare fondi adeguati, a garanzia che le idee valide non si fermino alla fase pilota.
Occorre, poi, adottare metodologie “agile” affinché le iniziative di valore siano scalabili velocemente e promuovere una cultura dell’intraprenditorialità, coinvolgendo i propri dipendenti in programmi di affiancamento a startup.
Va, inoltre, incoraggiato lo sviluppo di una gamma più vasta di modelli di finanziamento, la creazione di reti di collaborazione e l’abbattimento dei confini fisici attraverso norme che favoriscano lo scambio di dati sicuro tra frontiere, e politiche di immigrazione che garantiscano il necessario flusso di talenti.
Le strategie suggerite al Bel Paese
Calati nella nostra realtà, i suggerimenti di Accenture partono dal sincronizzare la politica industriale con l’agenda dell’innovazione, valorizzando quei settori dove la nostra eccellenza è già riconosciuta a livello internazionale, come nel caso del manifatturiero.
Il ché presuppone anche una decisa accelerazione degli investimenti nell’infrastruttura digitale, mentre va favorito e fatto decollar il corporate venture capital come leva di collaborazione tra grandi e piccole aziende, e startup.
Infine, occorre sostenere programmi per superare le barriere culturali, cambiare la cultura del management rispetto all’Open Innovation e adottare un approccio sistemico per far emergere l’innovazione.