2020: Google conquista la ionosfera

Il più grande doodle del colosso della Rete potrebbe essere tratteggiato nel cielo, unendo i punti della sua auspicata costellazione di satelliti.

Google lancia una sua colonizzazione dello spazio, ovviamente in chiave di telecomunicazioni. Il progetto, appena abbozzato, prevede tra 180 e 360 satelliti Leo (low-earth orbit), situati tra 800 e 950 km da terra.

In realtà il progetto è partito già da tempo grazie alla O3b di Greg Wyler, che ha progettato una mini-costellazione di 8/12 satelliti dei quali 4 già in orbita dal giugno 2013 con il lancio dei prossimi 4 previsto per il 10 luglio 2014.
O3b sta per The Other 3 billion people, in quanto l’idea di Wyler nasceva proprio per portare internet a chi non la ha. Google era tra i finanziatori e ad un certo punto ha deciso di far sua l’idea, espandendola. Alcune fonti in rete riportano interesse di Google anche per L5, un altro progetto di internet satellitare, e ipotizzano che l’inizio delle attività al pubblico sia previsto tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020.

I costi previsti da Google andrebbero da 1 a 3 miliardi di dollari, una forchetta piuttosto ampia sia perché il numero di satelliti in orbita potrebbe aumentare, sia perché la storia insegna che in queste imprese di astronomico c’è anche il prezzo. Ma gli esperti ritengono che questa cifra potrebbe essere solo una frazione dei costi reali da sopportare.

Google crede molto in sistemi di distribuzione della Rete alternativi a cavi sotterranei e alti tralicci, come mostrano le sperimentazioni e gli investimenti in palloni aerostatici e droni specializzati. I satelliti di Google potrebbero pesare solo 120kg, contro i 700 di O3b.

Quasi vent’anni dopo Microsoft, stavolta tocca a Google rilanciare la colonizzazione dello spazio telematico. A suo tempo il colosso di Redmond, insieme al gigante delle telecomunicazioni McCaw e ad altri investitori, lanciò Teledesic, una costellazione di innovativi satelliti a larga banda e bassa orbita che avrebbero dovuto ruotare vorticosamente intorno alla Terra.

Quella costellazione non è mai nata, e con lei neanche quelle di ondate tecnologiche precedenti quali Iridium e Globalstar, meno ambiziose ma via via scavalcate dagli eventi.

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