Nuove opportunità dai Big data in ambito healthcare

Arrivano dalle tecnologie mHealth e Machine-to-Machine ma la protezione dei dati dei pazienti resta centrale. Lo dice un report commissionato Oltreoceano da Emc.

Piace e prolifera, in ambito healthcare, l’utilizzo di device mobile e wireless per migliorare i servizi e la ricerca sanitaria e per raccogliere, monitorare e memorizzare i dati sanitari senza l’intervento umano.

Lo confermano i dati di un recente report commissionato da Emc a MeriTalk, associazione americana pubblico-privata focalizzata sul miglioramento dei risultati dell’e-government.

Basato su un sondaggio online realizzato lo scorso gennaio su 150 dirigenti federali degli Stati Uniti d’America, focalizzati su sanità e ricerca sanitaria, il report intitolato “The Big Data Cure” parla chiaro.
Il 63% degli interpellati afferma che i Big data aiuteranno a monitorare e gestire più efficacemente la salute della popolazione, mentre un altro 60% ritiene che i Big data aumenteranno la capacità di fornire cure preventive.

Nella medesima proporzione, oltre la metà degli intervistati dichiara che il raggiungimento dei propri obiettivi nei prossimi cinque anni dipenderà dal fatto di saper massimizzare con successo i Big data.

Non a caso, il report evidenzia come le tecnologie emergenti, incluso l’mHealth e il Machine-to-Machine alimenteranno proprio questo cambiamento.

Quando il paziente è davvero al centro
Lo studio sottolinea, inoltre, che un’agenzia federale su tre di quelle intervistate ha già lanciato almeno un’iniziativa in tema Big data.
In particolare, il 35% dichiara di utilizzare il nuovo trend per migliorare la cura dei pazienti, il 31% per ridurre i costi di assistenza, il 28% per migliorare i risultati ottenuti e il 22% per aumentare le diagnosi precoci.

Tra il dire e il fare
Non tutte le agenzie, però, si trovano nella medesima condizione: meno di una su cinque dichiara, infatti, di essere pronta a lavorare con le tecnologie abilitanti i Big data.
Sono, infatti, ancora poche le realtà che hanno investito in sistemi o soluzioni It per ottimizzare il data processing (34%), preparato il personale It a gestire e analizzare i Big data (29%) o sensibilizzato il management rispetto alle nuove tematiche (29%).

In linea anche lo stato dell’arte inerente le tecnologie M2M.
Il 15% degli intervistati dichiara di averle implementate, il 53% prevede di farlo nei prossimi due anni al fine di veder migliorati significativamente la cura e il monitoraggio remoto dei pazienti.

Una sfida chiamata protezione dei dati
Ancora una volta, però, la vera sfida da affrontare si conferma la protezione dei dati dei pazienti, un elemento, quest’ultimo, che non sembra però inficiare il giudizio positivo espresso da 9 intervistati su 10 in merito all’impatto che le nuove tecnologie avranno nel settore healthcare.

Comunque lo si inquadri il tema dell’efficienza nel campo della sanità si conferma cruciale, non solo Oltreoceano.
La convinzione è che le iniziative legate ai Big data in questo ambito potrebbero intervenire efficacemente nello studio e nella cura di patologie croniche migliorando la qualità del servizio sanitario nazionale apportando notevoli e concreti benefici ai cittadini.

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