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IoT e Blockchain: un consorzio per l’interoperabilità

Tutto sarebbe partito in occasione di un incontro a Berkley, in California, per discutere di Blockchain e Iot. E proprio in quell’occasione sarebbero state poste le fondamenta del nuovo Iot Blockchain Consortium promosso da Cisco Systems, Bosch, Foxconn, Gemalto, Bank of New York Mellon Corp., altre Fortune 500 e alcune startup del settore, come Consensus Systems, BitSe e Chronicled.

Obiettivo dell’iniziativa è collaborare allo sviluppo di un protocollo condiviso per l’Internet delle Cose.
Il tema è più che mai importante, soprattutto dopo la presa d’atto che la crescita degli oggetti connessi, va di pari passo con un aumento delle minacce e dei cyberattack, veicolati proprio attraverso dispositivi in rete poco protetti.

Perché lavorare sulle blockchain

Le blockchain consentono di tenere traccia delle transazioni in rete, rendendole a prova di manomissione grazie a strumenti di crittografia avanzata.
I promotori del Consorzio si dicono convinti che applicare questo concetto all’Internet delle Cose possa aggiungere ulteriori livelli di sicurezza e di gestione delle identità.

Poter tenere traccia della storia di un prodotto, dalla sua realizzazione alla sua destinazione finale, attraverso molteplici stakeholder in modalità sicura e senza possibilità di alterazione dei dati viene ritenuta una capacità critica.

All’iniziativa stanno dunque prendendo parte realtà “native” del mondo blockchain, produttori di hardware, software, venture capital, realtà del mondo finanziario, con l’obiettivo di mettere a fuoco i temi dell’interoperabilità: in particolare ciò che preme è comprendere come complementare piattaforme IoT esistenti con un back-end blockchain.
La partecipazione è volontaria e non sono escluse future collaborazioni con altri enti o strutture anche governative.

Non è il primo consorzio

Va detto che non siamo in presenza del primo consorzio che si occupa di blockchain.
La startup R3 CEV ne ha creato uno al quale partecipano circa 40 Istituti di Credito e destinato a lavorare sulle blockchain applicate al mondo finanziario, mentre Linux Foundation ne ha creato a sua volta un altro, al quale partecipano realtà come Ibm e Hitachi.

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