Al backup serve un cloud di protezione interno

Il senso della trasformazione in atto, verso la centralizzazione del controllo delle funzioni, colto da Marco Rocco di Emc.

Una delle principali attività di un’organizzazione It è fornire agli utenti l’infrastruttura e i servizi necessari per continuare a far evolvere le loro imprese.
Tra questi elementi, centrale è l’ambiente di backup.
Ma c’è un problema: le infrastrutture tradizionali di backup e ripristino sono spesso ormai non più sufficienti, mancando della flessibilità, dell’agilità e della scalabilità necessarie a supportare un approccio orientato ai servizi.

A osservarlo è Marco Rocco, Regional Sales Director Backup and Recovery Systems di Emc, che evidenzia la neecessità di una nuova architettura, concepita per uno scenario che cambia rapidamente, in grado di collegare persone, processi e infrastrutture.

Un’architettura che va pensata come un cloud di backup interno, un cloud atto alla protezione.

Il cloud di backup
Questo tipo di ambiente, per Rocco, offre a utenti e a responsabili delle applicazioni la visibilità ed il controllo sui dati di cui hanno bisogno, oltre a dare al team di backup una piattaforma per automatizzare attività chiave, realizzare una gestione federata e fornire una ricca gamma di servizi a valore aggiunto per i responsabili dei dati.

Sono servizi che comprendono funzionalità centralizzate del calibro di generazione di report, gestione delle policy di backup, catalogazione/indicizzazione e di storage management, come replica, crittografia e conservazione a lungo termine.

Come con tutte le offerte di servizi, inoltre, gli utenti possono utilizzare al meglio vari servizi, a seconda delle loro specifiche esigenze e degli Sla.

Se il backup ha il potere di accelerare o decelerare le iniziative aziendali, troppo spesso, però, le organizzazioni cercano delle tecnologie miracolose.

Per iniziare a trasformare il proprio ambiente di backup, scegliere la giusta tecnologia è importante, ma è vero anche che il successo dipende in larga misura anche dalla capacità del team di backup di non doversi più preoccupare della risoluzione giornaliera dei problemi.

Per Rocco, predisponendo strumenti, tecnologie e processi adeguati, l’attività di gestione giornaliera si riduce.

Il lavoro del team, per tutti
Il team di backup smette così di doversi dedicare a caricare i nastri, gestire complessi fogli di calcolo per la pianificazione dei backup ed eseguire continui interventi di emergenza per migliorare la percentuale di successo dei backup.
In questo modo il team, avendo maggior tempo da dedicare, potrà avere un quadro più ampio del business.

Inoltre, sottolinea Rocco, è importante “conquistare “sia i responsabili delle applicazioni sia gli utenti: si rivela sorprendente la velocità con cui gli altri team utilizzeranno al meglio un servizio di backup centralizzato, se otterranno le prestazioni, l’affidabilità e la visibilità che tanto desiderano. In fondo, al di là del backup, tutti hanno delle problematiche che vorrebbero risolvere.

Infine, bisogna automatizzare il backup. Solitamente si sviluppa la naturale aspettativa che i dati saranno disponibili, qualsiasi versione venga richiesta, in qualsiasi momento e in qualsiasi modo. Questa è la misura fondamentale da adottare per migliorare il fattore tempo. Una volta che i team addetti alle applicazioni e alla virtualizzazione sanno di avere un’ancora di salvezza scalabile e affidabile, accelereranno il proprio percorso verso il cloud.
Il motivo, per Rocco, è evidente: sanno che, anche se dovessero commettere un errore, i backup saranno lì a salvarli.

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