Verso un’economia di servizi: l’It italiana si muove così

Nei primi tre mesi dell’anno, la spesa It in Italia è cresciuta oltre il 13% rispetto al Q1 2010 e secondo Nextvalue, cui Assintel affida da sei anni il proprio Report, cloud, mobile e social media stanno cambiando le regole della competition.

Se fino a sei mesi fa, in Italia, riferendosi al mercato It, la parola d’ordine del managing partner di Nextvalue, Alfredo Gatti (nella foto), era stata “produttività”, oggi le prospettive del settore mostrano una grande trasformazione in atto, in primis della domanda. L’Information technology, di cui l’ultimo Rapporto Assintel 2011 dà la spesa complessiva riferita ai primi tre mesi dell’anno in crescita, nel nostro Paese, del 13,2% rispetto al medesimo trimestre del 2010, «sta entrando – non solo secondo Gatti – in una fase di trasformazione».

D’altronde, già da soli, i dati del Cloud Computing Report 2011 ancora caldi in mano, bastano, per Gatti, a spiegare come, anche da noi, la “nuvola” («che non è un sinonimo dell’outsourcing e non è solo per il consumer»), le tecnologie mobile e i social media «stanno rimescolando le carte nel gioco della competizione». Ciò detto, i moniti non mancano e parlano di policy di sicurezza «che devono cambiare, insieme ai livelli di servizio garantiti», e di investimenti che muovono velocemente verso quelle adventure zone, «in cui nuovi provider si stanno muovendo».

Non è, dunque, più tempo (e per il sempre combattivo presidente di Assintel, Giorgio Rapari, non lo è mai stato), di indugiare sui progetti di consolidamento, ma di dedicare tempo al front end «andando a visitare i vostri clienti che – puntualizza ancora Gatti – non sono gli stessi di prima». E per trovare ulteriore conferma con quanto appena espresso cita l’attuale situazione economica, locale e mondiale, le tecnologie emergenti e i comportamenti dei clienti, sempre più consumatori.

Già perché, se una crescita mondiale più sostenuta si sta trasmettendo all’Eurozona e, nel 2010, i Paesi Bric (a cui Gatti aggiunge il Sud Africa) hanno contato per il 60% sul Pil mondiale, i flagelli d’Italia restano debito pubblico, burocrazia e (poche) infrastrutture. Ma convinto com’è che «design, moda, turismo e food, non possono rimanere i soli cardini del nostro Paese», l’analista si sofferma sui primi tre mesi dell’anno in cui, la spesa per i servizi It, ha superato i 2,4 miliardi di euro, seguita da investimenti in hardware e assistenza tecnica (ben oltre quota 1,4 miliardi).

L’ulteriore notizia incoraggiante contenuta nell’Assintel Report 2011su “Il mercato dei software e servizi in Italia – scenari, strategie, soluzioni per interpretare il cambiamento” (ora arricchitosi anche delle 4 macroaree Nielsen), è che tutti i mercati analizzati risultano in crescita. «Con ciò – è l’ulteriore precisazione -, anche se banche e manifatturiero hanno ripreso un certo livello di investimento, soprattutto sui servizi software, quelli che permangono sono i vizi di sempre, ossia la gestione in casa di progetti It supportati dalla consulenza di fornitori esterni».

Ciò detto, «tutti muovono verso l’economia dei servizi», anche se le dimensioni delle aziende a cui si vanno a proporre progetti di cloud computing vanno tenute in considerazione «perché non per tutti vale il medesimo discorso». Così, «se per le grandi realtà vale la pena di investire in front end, nuovi strumenti di comunicazione e analitycs, per le Pmi che non sentono la necessità di portare la loro contabilità sulla nuvola, meglio la collaboration, mentre ai professionisti l’as a Service va decisamente spiegato con esempi pratici».

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