Sun promette apertura per Solaris

Jonathan Schwartz rivoluziona posizioni storiche. Open source per Solaris – anche senza precisare quando – e una nuova politica di pricing estesa non solo al software, ma anche a software e servizi.

3 giugno 2004 Mancano i dettagli, questo è vero. Ma la notizia è più che significativa anche così, indeterminata.
Perchè se il presidente e Chief operating officer di Sun
Microsystems
, Jonathan Schwartz, decide di dichiarare
al mondo l’intenzione di dare a Solaris
un sapore un po’ più open source, ha davvero così importanza sapere quando questo avverrà?
In realtà la data non è un dettaglio irrilevante, ma
Schwartz, riportano le cronache statunitensi, sarebbe stato categorico. “Non
voglio dire quando succederà
– ha dichiarato – ma noi renderemo Solaris
open source

”.
Ogni promessa è debito, varrebbe la pena ricordargli oggi.
Perchè se la dichiarazione del Ceo vale quanto una pubblica ammissione della crescente importanza di Linux e dell’open source, non bisogna dimenticare che solo qualche mese fa – in febbraio ricordano le cronache – era sempre Schwartz che in un certo senso vantava la scelta controcorrente di non portare tutto sotto Linux.
Oggi evidentemente le condizioni sono cambiate.
E non si tratta solo di porre i soliti necessari argini
alla solita incombente Microsoft, piuttosto di giocare le carte migliori nel
momento in cui si vuole portare Solaris fuori dai confini un po’ angusti
rappresentati dalle macchine a cuore UltraSparc. E visto che l’ampliamento dei
confini guarda necessariamente all’area dei server x-86
, ad Amd e a Intel e alla comunità di sviluppatori che lavora per queste piattaforme, è evidente che la nota open source era quello che mancava.
Vaghezza, abbiamo detto all’inizio.
Quindi nessun timing, ma nemmeno alcuna indiscrezione su quale modello di licensing verrà scelto.
Schwartz, riportano sempre le agenzie americane, è stato piuttosto pungente: meno caro di Microsoft e di Red Hat, nessuna pletora di distribuzioni e, soprattutto nessun equivoco.
Il dito qui è andato dritto dritto al cuore della comunità Linux. Il modello delle distribuzioni attuale, avrebbe dichiarato, va in direzione dell’open source, ma non verso l’open standard. E le due cose non coincidono.
Qual è l’alternativa, al momento, non si sa.
In Sun ci stanno lavorando proprio ora.

Ma, evidentemente, la dichiarazione di intenti a favore dell’open source non è bastata a Schwartz.
Nel cilindro c’era e c’è molto di più.
Una nuova politica di prezzi
, ad esempio.
Già nel suo precedente incarico, a capo della divisione software di Sun, il manager aveva introdotto un nuovo e decisamente insolito modello di pricing, basato sul numero dei dipendenti e non sul numero delle macchine.
Oggi lo stesso schema viene in qualche modo proposto anche per storage e servizi.
Nel caso dello
storage ad esempio, si parla di una quota mensile calcolata in base al
numero dei gigabyte

, sulla base di un impegno di utilizzo triennale.
Nella sostanza, un sistema StorEdge 9980 di fascia alta finisce per costare da 1.95 a 3,95 dollari al mese per gigabyte, in base alla configurazione richiesta.
Si tratta, senza dubbio, di un
segnale forte da parte di Schwartz. L’obiettivo è quello di riportare Sun in una
posizione centrale nel mondo dei server, offrendo ai propri clienti un mix di
prodotti e servizi che da un lato rispecchia nuovi must tecnologici (open source
e piattaforme x86) e dall’altro offre condizioni economiche più accettabili
rispetto ai pagamenti in un’unica soluzione.

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