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Recovery plan, Schneider Electric: IoT, edge e tecnologie per la sostenibilità

Intervista a Carlos Loscalzo, Vice president, divisione Secure Power, Schneider Electric.

Abbiamo realizzato un ciclo di interviste con le principali società ICT e digitali sul 2021, alla luce del tema del Recovery plan, il piano per la ripresa, economica e sociale, delle nazioni europee.

Il governo italiano lo ha chiamato Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), l’Europa ha varato la formula Next Generation EU. A noi, nella sede che ci compete, quella tecnologica, piace declinarlo come Next Generation IT: IT inteso, sia come Information technology, sia come Italia.

Otto domande, le cui risposte ci consentono di portare a evidenza la posizione della società e a costruire un quadro complessivo di partecipazione delle realtà ICT alla crescita del Paese in senso digitale.

Il contesto di partenza, dunque, è quello del Recovery Plan. Dei 196 miliardi di euro che potrà investire il nostro paese, quasi 49 miliardi saranno destinati alla trasformazione digitale della società italiana. Ma il digitale entrerà anche negli altri settori: la sanità, l’istruzione, le infrastrutture e la transizione verso la sostenibilità energetica e ambientale. In tutti questi ambiti il ruolo dell’ICT sarà centrale nel 2021.

Li affrontiamo sulla base di sette argomenti più uno: tecnologie per il recovery plan, smart working, data driven, cloud, cybersecurity, intelligenza artificiale, 5G. L’ottavo elemento è quello “celato” nel DNA della società e connota in modo inequivocabile e distinguibile la cifra tecnologica, il contributo che darà allo sviluppo digitale nazionale.

Intervista a Carlos Loscalzo, Vice president divisione Secure Power, Schneider Electric.

Nel contesto del Recovery plan – Next generation IT, quali sono le leve tecnologiche che andranno mosse per prime, per ottenere quali obiettivi?

La digitalizzazione integrata nel business delle aziende di ogni settore è un percorso che, dato il contesto del recovery plan e dato ciò che abbiamo visto negli ultimi mesi, deve essere intrapreso con ancora più decisione. Il nostro osservatorio sul mercato è quello di un’azienda che ha più di un secolo di esperienza in ambiti guidati da tecnologie operative, quali a gestione dell’energia, l’automazione industriale, il mondo building; un’azienda che ha attraversato in prima persona un’evoluzione profonda, per diventare oggi il partner per la trasformazione digitale dei suoi clienti, e aiutarli ad attivare le leve chiave per trasformare i propri processi in processi connessi, l’operatività in operatività smart.

Parliamo di Industrial Internet of Things, per gettare le basi di una innovazione ed efficienza data driven, supportati da analytics; e parliamo di intelligenza e capacità di elaborazione da portare in periferia, quindi di tecnologie per l’edge computing. Questo ambito in particolare è essenziale per abilitare in sicurezza la gestione dei dati e il loro utilizzo là dove servono maggiormente per erogare applicazioni o servizi.

Un’altra leva da considerare è a livello trasversale l’utilizzo di tecnologie digitali in ottica di sostenibilità: per l’industria in particolare, già nel piano Transizione 4.0 e a maggior ragione nel quadro dei progetti per il recovery fund, la sostenibilità è un pilastro che si affianca alla digitalizzazione. Soluzioni che aumentano la sostenibilità del business sono anche soluzioni strategiche per la crescita, in ottica di aumento di efficienza e riduzione dei costi e degli sprechi.

Lo smart working diventerà strutturale: con quali impatti tecnologici e organizzativi, in termini di workflow?

Quello a cui abbiamo assistito in questi mesi è stato molto interessante. La necessità di ridurre l’interazione sociale e garantire distanziamento ha portato aziende di ogni tipo, – anche in settori ad alto tasso di fisicità come la manifattura o  la costruzione di macchine – a cercare modi per operare da remoto. In questo senso si sono trovate avvantaggiate le aziende che già avevano intrapreso una digitalizzazione a livello operativo, nelle macchine, negli impianti, avendo quindi la base necessaria per gestire in modo remoto quanto possibile e fornire anche service digitale, per ridurre al minimo gli interventi sul campo.  Come in altri ambiti pensiamo che anche nei settori più “fisici” come l’industria, gli edifici, le infrastrutture non si potrà tornare indietro su un percorso che renderà più ibrido il contesto lavorativo; anche se non possiamo parlare di smart working in senso proprio quanto di remotizzazione.

Stiamo costruendo una società che deve imparare a coltivare i dati sin da quando nascono. Cosa servirà fare, soprattutto sul fronte delle Pmi?

Alle Pmi serve molto dialogo, molta condivisione di conoscenza, una guida per comprendere in modo efficace e concreto per il loro business come sfruttare il valore dei dati. È un passaggio culturale e tecnologico che presenta delle sfide, soprattutto in un contesto di incertezza come quello attuale: ma è anche un passaggio necessario per la competitività delle imprese su uno scenario globale.

Servono soluzioni tecnologiche pensate ad hoc per abilitare anche le piccole e medie imprese a sfruttare il potenziale dell’IoT e della digitalizzazione; inoltre, serve un grande impegno dei vendor ad aiutare le imprese a capire, parlando il loro linguaggio e con il supporto degli interlocutori che loro riconoscono. Questo è il senso, ad esempio, della nostra collaborazione con i Digital Innovation Hub e con le associazioni Confindustriali per andare a raccontare sui territori i vari aspetti del digitale, con incontri formativi che spaziano da temi generali a aspetti di grande attualità come lo sviluppo di servizi digitali.

Nel 2021 il cloud sarà per tutto e per tutti: il multicloud diventa la nuova pista di decollo?

Lavorando quotidianamente con cloud service provider, colocator e grandi aziende di tutto il mondo abbiamo visto l’esplosione”del fenomeno cloud. Il multicloud sicuramente rappresenta sempre più spesso la risposta per ottenere livelli di disponibilità sicurezza, elasticità senza precedenti. Noi vediamo il multicloud sotto la lente di ciò che facciamo per il settore IT in specifico: offrire piattaforme di monitoraggio e gestione degli asset, di protezione dell’alimentazione, di cooling per garantire la continuità e l’affidabilità delle infrastrutture che lo abilitano, a tutti i livelli delle reti.

Al pari della salute, la sicurezza è sempre più un tema da regia nazionale. Per quella digitale l’Italia è chiamata a fare un passo avanti. Cosa servirà per compierlo?

Non c’è dubbio che la cybersecurity sia un aspetto di fondamentale importanza perché il nostro Paese, quindi le sue aziende e i cittadini, possa godere appieno delle opportunità del digitale. Lato nostro, sentiamo fortemente la responsabilità di fornire soluzioni che mettano al centro la cybersecurity e la protezione dei dati, in qualunque contesto applicativo: lavoriamo sempre più spesso in ambiti dove l’IT in passato era poco presente o considerato come una “divisione” aziendale a sé, quindi crediamo che sia importante un grande sforzo di filiera per creare consapevolezza sulla necessità di investire per proteggersi dai rischi informatici, creare piani per mitigarli e contenerli, formare le persone in modo che abbiano comportamenti corretti, e avere un dialogo aperto e collaborativo con gli enti che sono preposti alla protezione al più alto livello del nostro perimetro cibernetico nazionale.

Sdoganata dalle applicazioni consumer, l’intelligenza artificiale non sembra più essere un “nemico” della società. In che modo la vedremo messa a frutto per la crescita del Paese?

L’intelligenza artificiale offre grandi potenzialità per adottare soluzioni in grado di accelerare, ottimizzare l’innovazione digitale,  in ambiti strategici per l’economia e critici per una crescita sostenibile anche dal punto di vista ambientale. Le due grandi transizioni che stiamo vivendo, la transizione energetica e la transizione digitale, sono possibili perché, anche grazie alla potenza del machine learning, abbiamo la capacità di apprendere, analizzare, trasformare dati in informazioni decisionali utili  – a un livello senza precedenti. Faccio un esempio: l’intelligenza artificiale sono gli algoritmi di machine learning che alimentano i software che noi chiamiamo Advisor, con i quali la gestione degli asset industriali, energetici, IT diventa proattiva, in prospettiva predittiva. Questo significa dare alle aziende strumenti per operare con continuità come mai prima, per ottenere guadagni di efficienza senza precedenti, scoprire e eliminare sprechi. Inoltre, l’energia resa intelligente dalla connettività trova nell’AI un grande alleato per gestire la transizione a fonti rinnovabili, e a un modello di sistema di distribuzione elettrica in cui ci sono sempre più “nodi” (pensiamo alle auto elettriche, ai loro punti di ricarica) e sempre più consumatori-produttori, come chi ha un impianto fotovoltaico e cede energia prodotta in eccesso alla rete.

Il 5G è alle porte. Come si potrà partire contestualizzandolo nei settori del recovery plan?

Crediamo che il 5G sia un orizzonte a cui guardare quando si implementeranno progetti che facciano leva sulla digitalizzazione, che è uno dei pilastri del recovery plan sia in ottica di resilienza sia in ottica di crescita di lungo periodo. Il 5G sarà la chiave per sfruttare davvero al 100% il potenziale della connettività di tutto ciò che sapremo connettere, e non bisognerà dimenticare nel promuovere iniziative legate al recovery plan di supportare anche d gli investimenti delle aziende per potersi preparare a coglierne le opportunità.  Nei mercati su cui operiamo, a partire da quello industriale, il 5G è un tema caldo: c’è una attesa importante e il desiderio di capire quali use case questo nuovo tipo di connettività potrebbe abilitare già in prima battuta, entro davvero pochi anni. Noi stessi stiamo conducendo dei trial, ad esempio nel nostro impianto produttivo di Le Vaudreil – che il World Economic Forum ha inserito tra gli impianti industriali “faro” dell’Industria 4.0 –  stiamo lavorando per l’implementazione in rete privata del 5G,  con use case in ambito manutenzione con la realtà aumentata e remotizzazione; due aree da cui si potrebbe certamente iniziare.

L’ottavo elemento: cosa caratterizzerà l’agire di Schneider nel 2021?

La nostra azione sarà improntata sempre di più al realizzare in modo concreto la trasformazione digitale e sostenibile insieme ai nostri clienti. Da questo punto di vista, Next Generation UE, Green Deal, Recovery Plan ci trovano pienamente in linea, reggendosi su pilastri che condividiamo nella maniera più assoluta.

È dal COP21 che abbiamo dichiarato obiettivi estremamente ambiziosi per la sostenibilità del nostro business, ma soprattutto per aiutare i nostri clienti a rendere sostenibili i loro business; è nostra ferma convinzione che questo sia l’unica strada (peraltro stretta, siamo davvero sul filo del rasoio) per invertire la rotta rispetto al cambiamento climatico, tornando a crescere nel rispetto delle capacità e risorse che il nostro pianeta può offrirci.

In questo senso, per il 2021 vogliamo presentarci come partner ideali per tutte le imprese che vorranno unire investimenti in innovazione digitale e sostenibilità cogliendo tutti i vantaggi possibili dagli incentivi di Transizione 4.0; pensiamo di poterlo fare, unendo la competenza di oltre cent’anni di esperienza in tecnologie operative con gli ingenti investimenti in innovazione che stiamo facendo e con le competenze in area digitale che siamo in grado di sviluppare.

Come responsabile della divisione Secure Power, che si occupa più da vicino delle esigenze IT in senso stretto delle imprese, voglio infine dire che non agiremo da soli: nell’IT e anche nelle nostre altre divisioni la nostra forza è moltiplicata da un ecosistema di partner sempre più specializzati anche in ambito digital, che ci accompagna e che accompagniamo nell’affrontare le nuove sfide.

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