Gli obiettivi europei sono meno lontani di quel che si pensa. Già nel prossimo triennio metà degli italiani avrà tra i 30 e i 60 Mbps disponibili sotto casa. Per il resto c’è molto da fare.
Il Rapporto Caio, il documento sulla stato e sul futuro della Rete in Italia, è stato presentato alla presenza del Presidente del Consiglio Enrico Letta e dei tre esperti che lo hanno sviluppato, ovvero Francesco Caio, Scott Marcus e Gérard Pogorel.
Gli obiettivi europei per il 2020 sono di 30 Mbps al 100% della popolazione e 100 Mbps per il 50%.
Per quanto riguarda il primo obiettivo c’è una buona notizia: la granularità della nostra rete è tale che il 50% della popolazione potrà avere i 30 Mbps entro il 2017 con gli investimenti già messi in atto dai gestori interpellati, che hanno accettato di coordinare I rispettivi sforzi, benché in ovvia concorrenza. La tecnologia di riferimento è la FttC, Fiber to the Cabinet.
Anzi la ridotta distanza media tra gli armadi di zona e le singole abitazioni permette di ipotizzare che in gran parte dei casi siano raggiungibili velocità tra i 50 e i 60 Mbps.
Per quanto riguarda invece i 100 Mbps non ci sono al momento iniziative che facciano pensare al raggiungimento del secondo obiettivo europeo: per questo punto con ogni probabilità si dovranno usare i fondi strutturali europei, con un coordinamento complessivo di complessità crescente.
In soldoni, dice ancora Caio, “senza intervento pubblico una parte del Paese resterà fuori, ma c’è favore di vento”, lasciando trapelare un cauto ottimismo. Nel rapporto si raccomandano quattro azioni: il monitoraggio del piano degli operatori, l’uso dei fondi strutturali, l’ottimizzazione degli investimenti e un intervento sul ritardo della domanda.
Il Governo fa della banda larga a livello europeo un proprio pilastro, come conferma la presenza del Premier alla presentazione del Rapporto. Nonostante alcune buone notizie “siamo indietro e dobbiamo accelerare tutti, pubblico e privato”, ha iniziato Letta. “Abbiamo individuato una matrice di obiettivi ed impegni vincolanti, con verifiche periodiche e trasparenti”, ha detto il premier; “il Governo ha poteri a varia sfumatura di invasività, da atti d’indirizzo alla bomba atomica dello scorporo della rete, che è nelle mani del Parlamento”.
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