PDA e smartphone, l’imbarazzo della scelta

Tra i due protagonisti del mercato mobile è battaglia sugli standard di prestazioni e il “feature mix” vincente: da un lato smartphone sempre più performanti, dall’altro palmari con modulo telefonico.

febbraio 2007 Monitor con dimensioni e risoluzione sempre più
alta, lettori MP3 con flash o hard disk sempre più capienti, CPU veloci
o con un numero crescente di core (siamo già arrivati a 4 e il trend
naturalmente continuerà), dischi fissi che corrono verso la nuova frontiera
del Terabyte, schede grafiche con decine o centinaia di milioni di transistor,
schede di rete wireless passate in pochi anni da 11 a 54 a quasi 200 Mbps, nuovissimi
supporti ottici in grado di immagazzinare decine di Gbyte su singolo disco…
e il tutto, ovviamente, a prezzi che nel medio-lungo periodo invariabilmente
decrescono.

La tendenza sembra insomma essere quella dell’aumento di prestazioni
(quantitative) a fronte di una riduzione dei prezzi.
Un processo meramente numerico, abbastanza facile da seguire e che permette
anche di estrapolare le tendenze future. Progressi futuri di fatto già
attesi, già scontati e, in certa misura, è prevedibile anche il
lasso di tempo entro il quale gli obiettivi di prestazioni e di prezzo saranno
raggiunti. Un panorama indubbiamente vantaggioso per chi acquista, ma quasi
monotono, senza spunti particolarmente interessanti.

Gli smartphone fanno… i salti
Tuttavia c’è un settore di mercato della microinformatica in cui
l’evoluzione dei prodotti, almeno per il momento, non è puramente
quantitativa, ma caratterizzata da veri e propri salti qualitativi nel livello
d’integrazione e nell’originalità dell’implementazione,
ed è quello dei palmari e degli smartphone. Due classi di dispositivi
che fino a un paio d’anni fa erano ben distinte, anzi quasi contrapposte.

Entrambi dispongono da sempre di funzionalità da organizer, ma con
differenze sostanziali. I palmari surclassavano gli smartphone in termini di
dimensione dello schermo (tipicamente 3.5” e almeno 320×240 pixel), velocità
del processore (400, 520, perfino 624 MHz), compatibilità soft­ware,
espandibilità.

Gli smartphone, dal canto loro, facevano valere principalmente l’ottima
integrazione con il modulo telefonico per l’accesso in rete, l’integrazione
delle rubriche contatti e dei memo, la portatilità ancora migliore date
le minori dimensioni.
A parte Windows Mobile, disponibile su entrambi i tipi di macchine, sui palmari
era molto diffuso PalmOS, mentre gli smartphone erano piuttosto territorio Symbian.
La polarizzazione fra i patiti dei palmari e quelli degli smartphone, e i rispettivi
marchi storici e sistemi operativi, aveva quasi un che di ideologico.

Da allora, però, qualcosa è cambiato. L’evoluzione quantitativa
di batterie, memoria, CPU, schermi e livello di integrazione dei circuiti ha
permesso nel tempo dei salti qualitativi: è diventato infatti possibile
caricare a bordo degli smartphone numerose funzioni accessorie, come la fotocamera
(anche doppia) o il GPS, e assicurare ottime prestazioni grazie al processore
potente e a bassi consumi. Viceversa, sui palmari di fascia alta ha fatto la
sua comparsa un poco in sordina, presentato quasi come una terza o quarta “via”
per la connettività, il modulo telefonico: prima GSM/GPRS, poi EDGE e
infine UMTS (con HSDPA come ulteriore sviluppo).

Palmari sulla via del tramonto?
Così il mercato dei palmari “puri” è stato progressivamente
“eroso” sia dall’interno, per la tendenza dei palmari a diventare
“anche” telefoni, sia dall’esterno, per l’avvicinamento
degli smartphone agli standard di prestazioni e feature mix dei palmari.
Il palmare di fascia alta senza modulo telefonico appare quindi oggi una specie
quasi in via d’estinzione; solo a livello hardware i modelli economici
sopravvivono ancora, spesso riciclati come Personal Navigation Devices (PND),
con Windows CE, uno slot SD e un modulo GPS integrato, ma senza Bluetooth né
WiFi. È apparso sempre più chiaro che non ha molto senso portare
con sé due oggetti distinti (il cellulare e il palmare) dal momento che
è possibile una vantaggiosa convergenza fra questi dispositivi.

Riunendo in un unico prodotto le funzioni di comunicazione e quelle di elaborazione
ed intrattenimento si semplifica la vita all’utente, che può finalmente
fare a meno di portare con sé due alimentatori, due cavi dati, due diversi
tipi di batterie di ricambio, etc., e non deve più familiarizzarsi con
il modo di funzionamento di due apparecchi che spesso hanno perfino un sistema
operativo diverso.

Vediamo ora in
rassegna i vari “comparti” che richiedono attenta valutazione prima di
prendere in considerazione l’acquisto di un palmare o di uno smartphone.

Schermi
Lo schermo resta ancor oggi un fattore che spesso differenzia i “veri”
palmari dagli smartphone di fascia alta. La questione più rilevante riguarda
le dimensioni.

Se il palmare può anche stare nella ventiquattr’ore, il telefonino
deve per forza poter entrare in tasca o in borsetta. L’utente di uno smartphone
si aspetta invariabilmente dimensioni e peso contenuti, per cui è giocoforza
che difficilmente lo schermo possa essere un pannello da quasi 4 pollici di
diagonale come accadeva sui migliori palmari.

Inoltre, mentre è tipico riporre un palmare in una custodia protettiva
“a libro” o “a busta” dopo l’uso, non è
così per il cellulare, per ragioni di praticità; inoltre, il palmare
è quasi totalmente privo di tastiera ed è praticamente necessario
usarlo con lo stilo, mentre la maggior parte degli smartphone conserva almeno
la tastiera numerica e ci si aspetta che sia utilizzabile con una mano sola.
Di conseguenza sugli smartphone lo schermo sensibile al tocco non è particolarmente
diffuso, mentre è presente sul 100% dei palmari, anche su quelli più
economici.

Sugli smartphone la presenza della tastiera telefonica sottrae spazio per
il display, che non può occupare, come sui palmari, quasi tutta l’area
del frontale. Inoltre sono sempre più numerosi gli smartphone che, nel
tentativo di semplificare al massimo l’uso delle funzioni di messaggistica
e per assomigliare a prodotti come l’emblematico BlackBerry, integrano
una tastiera QWERTY completa. Questa, sebbene abbia spesso tasti di dimensioni
lillipuziane, sottrae pur sempre uno spazio ancora maggiore della semplice tastiera
telefonica, con conseguente riduzione delle dimensioni dello schermo. Per finire,
molti degli smartphone UMTS sono dotati di fotocamera frontale per la videochiamata,
che occupa anch’essa un proprio spazio sul lato superiore del frontale
erodendo altro spazio per il display.

È così che su uno smartphone, il display, stretto fra il vincolo
delle dimensioni esterne (generalmente inferiori a quelle di un palmare) e l’affollamento
del pannello frontale (tastiera telefonica o QWERTY, presenza della fotocamera)
risulta quasi sempre di piccole dimensioni. In molti casi lo schermo è
perfettamente quadrato, vanificando l’utilità della funzione di
Windows Mobile 5.0 che permette anche l’utilizzo landscape nelle applicazioni
di web browsing, elaborazione testi e spreadsheet.
In alcuni casi, come nel Nokia E61, lo schermo ha dimensioni ridotte, ma mantiene
una buona risoluzione ed è ancora in 4:3, grazie all’orientamento
landscape anziché portrait.

Le principali contromosse adottate dai produttori sono due: compensare le
ridotte dimensioni aumentando la risoluzione e la qualità generale del
display, oppure realizzare dispositivi “a conchiglia” o con tastiera
QWERTY estraibile “a cassetto”, in modo tale da mantenere uno schermo
da 2.8-3.5 pollici, grande come quello di un palmare e sensibile al tocco, con
la contropartita di un maggior peso e spessore, ma anche di una tastiera di
dimensioni più generose e quindi più sfruttabile.

Tastiera
Abbiamo già parlato dell’effetto quasi sempre negativo della presenza
della tastiera sulle dimensioni dello schermo (faceva eccezione l’iPAQ
4350 in cui la tastiera non sottraeva spazio al display, ma le dimensioni complessive
erano superiori alla media).

Naturalmente però c’è anche un importante aspetto positivo:
un deciso aumento di produttività nell’ambito messaggistica SMS
e e-mail, nonché nelle applicazioni di elaborazione testi o nel web browsing,
in cui occasionalmente si deve digitare una URL o riempire i campi di una form.

Gli olimpionici del multitap/T9, come pure i virtuosi del riconoscimento della
scrittura con stilo, potranno dissentire, ma a nostro parere, per molti utenti
abituati a usare un PC, la tastiera QWERTY, anche se piccola, è la migliore
soluzione per velocizzare l’input di testi, numeri e simboli riducendo
gli errori e aumentando la facilità d’uso del dispositivo.

Naturalmente non tutte le tastiere sono altrettanto facili da usare e in tutte
il massimo vantaggio si ottiene usando lo smartphone a due mani, il che non
è sempre pratico, ma crediamo che a nessuno venga in mente di usare un
word processor per scrivere lunghi testi mentre con l’altra mano sta trasportando
una ventiquattr’ore o sta aggrappato a una maniglia sull’autobus.

Comunque la si pensi al riguardo, sta di fatto che negli smartphone orientati
a un utilizzo business, come la famiglia Blackberry, il Nokia E61 o l’iPAQ
hw6915, la funzione messaggistica/elaborazione testi riveste importanza primaria
e troviamo immancabilmente una tastiera estesa.

Al classico formato QWERTY, BlackBerry ha da poco affiancato, sulle recenti
linee 7100/7130, una soluzione intermedia: una speciale tastiera con due caratteri
per tasto e una logica di immissione (SureType) concettualmente simile a quella
del conosciuto T9 e basata su un vocabolario di 30.000 parole.

Dal momento che ogni tasto porta al massimo 2 caratteri, l’ambiguità
che il software deve risolvere è inferiore a quella del T9 e gli sbagli
nelle sue predizioni sono meno probabili. Il risultato è che diventa
più raro dover correggere manualmente le parole “indovinate”
dal sistema di immissione, e la produttività aumenta, avvicinandosi a
quella di una tastiera QWERTY.

Fotocamere
Come i cellulari più recenti di fascia medio-alta, anche gli smartphone
quasi sempre integrano almeno una fotocamera di buona qualità e risoluzione
di almeno 1.3 Mpixel. Di solito fanno eccezione i modelli espressamente mirati
all’utilizzo business, come il recente Nokia E61, che ne è privo.
Dal canto suo HP, per i suoi smartphone di fascia alta, in alcuni casi propone
due versioni, con e senza fotocamera.

Soprattutto se lo smartphone è UMTS, però, la fotocamera non
serve solo per scattare foto e girare video, ma è necessaria per videochiamare,
e in questo caso occorre anche la seconda fotocamera sul lato frontale del dispositivo:
purtroppo sono ancora relativamente pochi i PocketPC Phone Edition ad averla,
vanificando in parte l’utilità del modulo UMTS integrato, che in
tal caso deve essere considerato principalmente come un supporto per l’accesso
Internet ed e-mail.

Per quanto riguarda le risoluzioni, sui PDA smartphone attuali la fotocamera
esterna di solito non supera i 2 Mpixel (mentre cominciano già a comparire
dei cellulari UMTS con sensori da 3.2 e addirittura 5 Mpixel come i Nokia N93
e N95). La fotocamera interna, invece, serve per le videochiamate UMTS, la cui
risoluzione non supera la risoluzione CIF, e per questioni d’ingombro
sul frontale il suo obiettivo non può superare certe dimensioni, pertanto
è da ritenere più che sufficiente un sensore di risoluzione VGA.

Espandibilità
Se è vero che sui laptop l’espandibilità è generalmente
minore che sui desktop e quindi è importante che la dotazione di base
sia già di buon livello, il problema è particolarmente acuto sui
palmari e sugli smart­phone, nei quali l’unica possibilità
di espansione riguarda la memoria di massa e si basa su uno slot per smart card
(qualche rarissima volta ce ne sono due, in formati diversi: CF+SD o SD+miniSD).

Grazie alla capacità dello slot SDIO di supportare anche espansioni
diverse dalla memoria, è teoricamente possibile realizzare schede con
funzioni particolari, come Bluetooth e Wi-Fi, per espandere le possibilità
del dispositivo, ma è decisamente consigliabile investire invece in un
PDA con una dotazione di base completa e tenere libero lo slot per una flash
card di generose dimensioni (almeno 1 GB per poter usare un software di navigazione
con mappe nazionali e al tempo stesso memorizzare un buon numero di MP3 e foto).

In passato sono state proposte schede SD ibride che abbinavano un certo quantitativo
di flash memory alla circuiteria Wi-Fi, ma avevano il duplice svantaggio di
un costo piuttosto elevato e della sporgenza dal corpo del dispositivo; oggi
sono praticamente introvabili.

Per i PDA con GPS incorporato è spesso presente un connettore per antenna
GPS esterna: la sua eventuale mancanza però non è da valutare
troppo severamente, in quanto la sensibilità del ricevitore incorporato
è in genere più che sufficiente per non richiedere ulteriori aiuti,
inoltre l’antenna esterna non è quasi mai fornita con il dispositivo
ed è di difficile reperibilità sul mercato oltre a essere scomoda
da usare.

Una delle “periferiche” più comuni per un palmare è
la cuffia: la relativa presa è offerta da tutti i modelli di palmare
e sugli smartphone evoluzione di palmari, mentre su alcuni smartphone con il
DNA di cellulare può anche mancare; in questo caso, per collegare un
jack 3.5” è richiesto uno scomodo adattatore, oltretutto da acquistare
a parte e qualche volta difficile da reperire. Troviamo decisamente scomodo
che alcuni modelli di palmare adottino un jack da 2.5”

Processore, batteria e memoria
Per quanto riguarda la scelta del processore, sussiste ancora qualche differenza
fra i palmari “puri” di fascia alta e i migliori smartphone. Palmari
come il Dell x51v, il Fujitsu-Siemens N560 o l’HP hx2795 montano l’Intel
PXA270 a ben 624 MHz; a volte, nelle rispettive gamme, esistono anche modelli
depotenziati a 520 MHz offerti a un prezzo più conveniente.

Dal canto loro, gli smartphone, anche quelli più avanzati, generalmente
si fermano a “soli” 416 MHz o addirittura a 312 MHz. Questo gap
è dovuto alla necessità di contenere i consumi energetici, così
da compensare l’assorbimento elettrico aggiuntivo dovuto al modulo telefonico:
quest’ultimo, infatti, normalmente resta attivo anche durante i periodi
di standby e deve essere alimentato costantemente, mettendo a dura prova la
durata della batteria. Soprattutto in uno smartphone, che deve possibilmente
avvicinarsi, per peso e dimensioni, a un normale cellulare, non è pensabile
appesantire e ispessire più di tanto l’unità inserendo una
batteria troppo grande.

Al costruttore pertanto non rimane che risparmiare energia dove può,
e il primo candidato è normalmente la CPU; un altro aiuto viene dallo
schermo, leggermente più piccolo sugli smartphones, la cui retroilluminazione
quindi “costa” proporzionalmente meno (in termini di consumi elettrici).

Detto questo, mediamente le batterie degli smartphone hanno comunque una capacità
leggermente maggiore di quelle dei palmari puri: tipicamente il range è
1.200-1.600 mAh contro 800-1.100 mAh. Molto dipende, comunque, dall’uso
che si fa del dispositivo; in particolare è consigliabile attivare le
varie interfacce radio (Bluetooth e Wifi, ma anche connessione dati GPRS-EDGE-UMTS),
e lo stesso modulo GPS (se presente), solo quando effettivamente necessari.
A tale scopo, tutti gli smartphone caratterizzati da connettività wireless
a 3 o 4 vie generalmente dispongono di una pratica applicazione proprietaria,
preinstallata, per gestire in modo centralizzato l’attivazione o disattivazione
di queste feature.

Anche la questione memoria è collegata al tema delle prestazioni e
dell’autonomia. Va innanzitutto ricordato che la RAM e la Flash memory
incorporata non vanno confuse. La RAM è la memoria in cui si trovano
le applicazioni mentre sono in esecuzione ed è quindi assolutamente necessaria
per il funzionamento. La flash memory incorporata è invece un’utile
caratteristica accessoria che permette di salvare dati in modo persistente,
resistente cioè all’esaurimento della batteria, anche se non si
dispone di una flash card nello slot di espansione.

Quasi tutti i modelli offrono una certa quantità di flash incorporata;
alcuni si spingono fino a includere 128 MB e, visto il calo dei costi, sono
annunciati modelli che si dovrebbero spingere fino a integrare diversi GB di
flash, rendendo meno indispensabile l’acquisto di una SD card. Quanto
alla RAM, invece, ormai la dotazione minima è di 64 MB, sufficiente per
far girare anche i software di navigazione, che sono fra le applicazioni più
esigenti per un palmare. Solo pochissimi modelli economici montano 32 MB.

Al contrario cominciano a essere discretamente numerosi i modelli che offrono
128 MB; questo quantitativo permette di tenere aperte più applicazioni
contemporaneamente, un aspetto importante più sui palmari “puri”
(con grande schermo e processore veloce) che sugli smartphone.

Inoltre non va dimenticato il fatto che, a differenza della flash memory, la
RAM deve essere alimentata anche durante i periodi di standby per non perderne
il contenuto: questo non fa che aumentare i consumi elettrici, che sono il tasto
dolente degli smartphone. Non a caso i modelli con 128 MB RAM sono concentrati
soprattutto nel campo dei palmari, come l’iPAQ hx2750, il Fujitsu-Siemens
Pocket LOOX 720 o l’Asus MyPal 730w. Esistono anche alcuni PocketPC Phone
Edition con 128 MB RAM, soprattutto firmati Qtek, ma non ancora in abbinamento
con UMTS e Windows Mobile 5.0.

Peso e ingombro
Batteria maggiorata, schermo, tastiera QWERTY, slot di espansione e slot per
la SIM card, antenne wireless e GPS integrati: un cocktail micidiale per i progettisti
degli smart­phone, impegnati nel contenimento di pesi e dimensioni. Basta
dare uno sguardo a questi prodotti per capire immediatamente che la tipica “vittima
sacrificale” è lo schermo, che è quasi sempre di dimensioni
piuttosto ridotte (in senso verticale) rispetto a quanto offerto dai palmari;
ma al resto, giustamente, non si vuole rinunciare (almeno nei modelli di fascia
alta). Il risultato, purtroppo, sono un peso e delle dimensioni (soprattutto
larghezza e spessore) superiori ai valori medi dei “normali” cellulari.

Il peso dei palmari “puri” va a collocarsi tipicamente nella fascia
fra i 150 e i 180 grammi, mentre gli smartphones tendono a pesare qualche decina
di grammi in più (caso limite il JasJar/Qtek 9000 che tocca addirittura
i 285 grammi), principalmente a causa di batteria “rinforzata” e
tastiera. Quanto allo spessore, alcuni palmari riescono a mantenersi poco sopra
al centimetro, mentre i PocketPC Phone Edition si avvicinano ai due centimetri.
Infine, la larghezza è invariabilmente maggiore di quella di un normale
cellulare.

Connettività dati
La capacità di collegarsi senza fili ad altri dispositivi o a Internet
è sempre stata una delle discriminanti principali fra i palmari “basic”
e quelli di fascia alta: avere a disposizione Bluetooth significava, per un
palmare, potersi connettere con un sensore GPS esterno, effettuare la sincronizzazione
ActiveSync senza fili e senza cradle, inviare biglietti da visita elettronici
a un cellulare o a un altro palmare nelle vicinanze, collegarsi a stampanti
Bluetooth o, dulcis in fundo, accedere a Internet tramite un cellulare Bluetooth.

I palmari con Wi-Fi offrivano anche la capacità di accedere a Internet
a larga banda sotto copertura hot spot, accedere a dischi di rete nella WLAN
domestica o dell’ufficio, o addirittura essere impiegati come strumenti
diagnostici portatili per reti wireless. Al contrario, i palmari di fascia bassa
erano macchine decisamente “chiuse”, utilizzabili principalmente
come degli organizer, come degli ebook reader o come delle (deludenti) piattaforme
di gaming. Per questo l’utilità di un palmare wireless enabled
è incomparabilmente maggiore di quella di un modello economico e questo
giustificava prezzi sensibilmente più salati, senza contare che fino
a un paio di anni fa erano piuttosto rari i modelli che disponevano contemporaneamente
di Bluetooth e Wi-Fi in una scocca di dimensioni non esagerate.

Oggi fortunatamente le funzioni wireless non sono più una rarità
nei palmari di fascia alta e nei PocketPC smartphone si aggiunge anche il modulo
telefonico, che permette di accedere a Internet senza un cellulare separato.
In molti prodotti, purtroppo ancora presenti nelle vetrine, l’accesso
telefonico è GSM/GPRS, ma questi modelli piuttosto primordiali vengono
velocemente sostituiti da quelli con supporto EDGE (uno standard supportato
da alcune reti cellulari fra cui TIM) e soprattutto UMTS; con quest’ultimo
standard si possono realisticamente raggiungere i 384 Kbps in download, ma sono
già in arrivo modelli che supportano la sua evoluzione HSDPA (High-speed
download packet access) che può consentire velocità fino a 10
volte superiori.

Con il modulo telefonico incorporato, sparisce la necessità di portare
con sé il cellulare per chiamare e per accedere a Internet dal palmare;
ma è interessante notare che l’utilità dell’interfaccia
Bluetooth in un certo senso si “rovescia”, in quanto non serve più
al palmare per accedere al telefono esterno, ma al contrario può servire
per consentire a un laptop di usare lo smartphone come modem veloce EDGE/UMTS/HSDPA.
In altre parole, l’interfaccia Bluetooth diventa un po’ più
“server” e un po’ meno “client”, ma mantiene una
sua importante funzione anche in questi prodotti altamente integrati.

Telefonia
Le funzioni telefoniche di uno smartphone possono essere valutate con gli stessi
parametri di quelle di un normale cellulare. Da sottolineare solo (per gli smartphone
UMTS) che la mancanza della seconda videocamera pregiudica di fatto l’impiego
del dispositivo in videochiamata e costituisce una seria (e poco giustificata)
limitazione.

Funzione GPS
La presenza di un sensore GPS incorporato semplifica l’uso del dispositivo
per la navigazione stradale, senza bisogno di portare dei ricevitori esterni.
Sono da apprezzare i modelli che integrano una circuiteria GPS recente e avanzata,
come il SiRFstar III a 20 canali, o versioni a basso consumo, tali da prolungare
l’autonomia del dispositivo. In alcuni modelli inoltre è prevista
la possibilità di scaricare da apposito sito Internet i dati orbitali
dei prossimi giorni, in modo tale da velocizzare la prima localizzazione (Time
to first fix, TTF).

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