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Oracle: le persone sono l’asset più importante, investite su di loro

L’intervista a Michele Porcu di Oracle. A distanza di un anno dal varo a livello europeo del recovery plan, che in Italia ha portato al PNRR, 01net realizza un’inchiesta, basata su un ciclo di interviste con le principali società che operano in Italia nell’ICT sulla loro strategia per la digitalizzazione delle aziende italiane nel 2022.
Parliamo con loro di quattro temi cardine della trasformazione digitale: resilienza, cybersecurity, cloud, sostenibilità ambientale e sociale e le risposte consentono di costruire la mappa di partecipazione delle realtà ICT alla crescita del Paese in senso digitale.
E c’è un tema in più, il quinto: con spirito consulenziale, chiediamo di fornire agli imprenditori italiani un’idea in più, capace di produrre valore immediato sul piano dell’efficienza e della competitività.

Per Oracle ci ha risposto il Vice President, Business Value Services & Strategy EMEA, Michele Porcu.

Un anno dopo il Recovery Plan, a che punto siamo con la reale trasformazione  del Paese: con quali soluzioni, competenze e servizi partecipate alle missioni del PNRR che coinvolgono il digitale?

La trasformazione del Paese è in corso ma si è sviluppata da punti di partenza diversi, e procede con velocità differenti a seconda dei settori. Ad esempio, la Pubblica Amministrazione era sicuramente più indietro del privato in ambito tecnologico e di abilitazione allo smart working, ma ha avuto un’accelerazione molto forte. Inoltre c’è un elevato fermento nella redazione dell’agenda digitale e di tutte le progettualità per una vera e propria transizione digitale della pubblica amministrazione che mi auguro non si fermi, grazie all’impulso dato dal Governo Draghi e dai fondi del PNRR.

Nelle grandi aziende si è trasformato soprattutto il modo di gestire i processi aziendali, ma la situazione di partenza era già propizia: ad esempio, si è capito che digitalizzare il front-end – ovvero vendite e marketing – per far fronte alle chiusure degli outlet fisici durante l’emergenza sanitaria non poteva bastare, e che era necessario digitalizzare anche il back-end, in particolare i processi che riguardano la supply chain, grande protagonista di questi ultimi tempi, con i blocchi dei trasporti e la carenza di approvvigionamenti di materie prime, e la gestione delle risorse umane, per rendere tutto più efficiente anche da remoto. Nelle PMI probabilmente si sconta ancora il ritardo accumulato, sia in termini tecnologici che di competitività con l’estero, ma sono certo che non solo il PNRR, ma un modo diverso di affrontare le cose generato dalle sfide che abbiamo vissuto e che per alcuni versi stiamo ancora vivendo daranno a breve i loro frutti.

Noi di Oracle siamo presenti trasversalmente su tutte le missioni del PNRR che coinvolgono il digitale, occupandoci soprattutto di gestione dei dati – da sempre, elemento che ci caratterizza come il partner ideale e di riferimento di qualsiasi trasformazione digitale di tipo “data-driven” – di soluzioni cloud-native per gestire i processi aziendali e, naturalmente, di cloud infrastrutturale per abilitare modelli di sourcing efficienti; a tal proposito stiamo per aprire una Cloud Region in Italia a Milano a giorni.

Il 2021 è stato l’anno in cui il tema della cybersecurity è atterrato in tutte le imprese. Quali prospettive concrete vi siete dati per il 2022?

Effettivamente il 2021 è stato l’anno in cui in azienda ci si è resi conto della strategicità della cybersecurity – ormai è un tema all’attenzione del Top Management e dei Consigli di Amministrazione, non più solo dei sistemi informativi – perché sia l’estensione dei perimetri aziendali con il lavoro da remoto che il ricorso veloce al cloud ha reso più facile, per le aziende non preparate, essere preda di fenomeni di cybercrime, primo fra tutti il ransomware. Nel mondo ogni 11 secondi un’impresa è vittima di ransomware, e l’Italia è il sesto Paese per frequenza e portata degli attacchi, con un riscatto medio richiesto che si attesta sui 250.000 euro ma con picchi di qualche milione. In realtà, la maggioranza di questi crimini – che avvengono attraverso il cloud – possono essere evitati, perché sono perpetrati in larga parte per errore umano o configurazioni non adeguate. Oracle applica al proprio Cloud una sicurezza “by design”, a tutti i livelli – Hardware, Firmware e Software– ovvero progettata per essere presente di default e automatizzata per ridurre tutti questi rischi.

I cinque principi di sicurezza di Oracle che guidano infatti la progettazione e lo sviluppo dei nostri prodotti sono:

  1. Facilità d’uso: sappiamo che dobbiamo rendere la vita delle persone costantemente più facile e la semplicità è difficile da aggiungere dopo aver sviluppato le soluzioni ai problemi
  2. Modalità di sicurezza trasparente sempre attiva (“Always on”), nel Cloud di Oracle, con controlli integrati. La sicurezza non dovrebbe essere infatti un “work-in-progress”
  3. Prescrittività: ci vogliono dei “guardrail” preventivi che aiutino a ridurre la possibilità di errore umano. Tutti commettono errori, quindi una rete di sicurezza è importante.
  4. Automazione: un tema chiave in Oracle, e fondamentale nel campo della sicurezza. L’obiettivo di Oracle è quello di automatizzare il maggior numero possibile di attività di routine – spesso fonte di un elevato numero di errori e di configurazioni non corrette – e consentire alle persone di dedicare tempo a problemi di livello superiore.
  5. Strumenti e controlli unificati: per rendere tutto più semplice, gli strumenti Oracle Cloud Security sono disponibili all’interno della console integrata nel nostro Cloud, il che significa cercare le risposte in un unico posto.

Componente fondamentale della trasformazione digitale è il cloud. Quali sono le scelte che dovranno compiere le aziende italiane nel 2022?

Come già anticipato nella prima risposta, ritengo che la scelta fondamentale da fare, per le aziende di ogni dimensione, ordine e grado, sia quella di diventare più agili in ogni ambito aziendale, e il cloud e il modello più appropriato per l’erogazione dei servizi digitali. Questo non sarà possibile per tutti negli stessi tempi, ovviamente, ma dovrà essere l’obiettivo finale di un percorso allo scopo di potersi dotare dell’innovazione intrinseca abilitata dal cloud stesso – ad esempio in ambito applicativo – che a tante delle nostre aziende italiane, eccellenti in molte dimensioni tra le quali la creatività e la resilienza – è mancata per lunghissimo tempo.

Il cloud non è ovviamente la soluzione a tutte le sfide, ma rende più facile e a portata di mano – anche economicamente – la trasformazione in ottica moderna del proprio business e delle “value chain” in generale. Per esempio, consente di fare esperimenti su nuovi prodotti/servizi/tecnologie, pianificare e “scenario modeling” in modo da reagire tempestivamente al mutare dei modelli di business tradizionali e dei fornitori che possono venire a mancare per cause esterne imprevedibili, mettere in grado le persone di lavorare in modi più efficienti ma anche con un work-life balance migliore.

Dopo il Cop26 si è capito che la sostenibilità, sia ambientale sia sociale, oramai riguarda non solo tutti i Paesi ma anche tutte le aziende. Qual è la vostra strategia riguardo questi temi?

Oracle è da sempre impegnata – come penso gran parte del settore dell’ICT – sui temi legati alla sostenibilità, perchè siamo consapevoli che solo se tutti si impegnano, il pianeta e la società in cui viviamo e lavoriamo avranno delle chance di invertire il trend negativo e sopravvivere.

A livello ambientale, ci siamo dati l’obiettivo di essere totalmente “carbon-free”, o meglio attivi solo attraverso energie rinnovabili al 100%, entro il 2025, ma già oggi lo sono numerosi nostri uffici e tutti i data center in cui sono ospitate le cloud region europee di Oracle, tra cui quella di Milano appena aperta.

A livello sociale, siamo impegnati sui temi di diversity e inclusion attivamente, ad esempio abbiamo partecipato al Business Advisory del G20 sul Women Empowerment contribuendo all’importante “Manifesto” emesso in quella sede, con spunti e idee prese dalla nostra quotidianità lavorativa, che mira a promuovere la diversità come ricchezza sia da un punto di vista etico che di miglioramento del business.

Oltre a tutto questo, con la nostra tecnologia e il nostro cloud contribuiamo a varie iniziative che ritengo meritevoli, come ad esempio quella della diffusione dei vaccini in Africa, con il Tony Blair Institute, o alla ricerca sulle varianti Covid con la Oxford University, o sulla salvaguardia dell’ambiente e delle api con il World Bee Project.

L’idea ICT del 2022

Se doveste proporre un unico investimento (prodotto, soluzione, metodologia) a un’azienda italiana, una scelta capace di produrre da subito un beneficio a livello di efficienza e competitività, su cosa verterebbe il vostro consiglio?

Difficile evidenziare una sola cosa: ritengo che modernizzare e rendere più agili le supply chain sia particolarmente importante per adattarsi velocemente a nuovi paradigmi di business e ai cambiamenti repentini di scenario; ma forse ancora più importante bisogna investire sulle persone, vero asset strategico per le aziende: la tecnologia senza le persone che la sappiamo utilizzare – anzi guidare, trattandosi oggi anche di intelligenza artificiale, utilissima ma ricca di ostacoli e insidie – non ci porterebbe da nessuna parte, e viceversa.

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