Oracle e il middleware «allargato»

La società di Larry Ellison fa il punto sull’infrastruttura Fusion, che raccoglie tutta l’offerta di backend. Certificazione per tutte le applicazioni del produttore.

Il middleware si sta rivelando per Oracle un business sempre più strategico. «La nostra suite è quella con crescita più veloce negli ultimi cinque anni e continuiamo a guadagnare share», ha affermato Thomas Kurian, senior vice president development di Oracle Corporation. Il produttore non è primo in questo settore ma, con più di un miliardo di dollari di entrate, l’offerta che costituisce Fusion Middleware comincia ad essere una parte interessante del fatturato della società. Del resto, il middleware è il substrato sul quale si costruiscono le Soa.

Il percorso di Fusion non è finito, ma è stata raggiunta la meta della certificazione con tutti gli applicativi aziendali Oracle, compresi Siebel e PeopleSoft. Il che significa che, nel concepire un’architettura orientata ai servizi, «si può impostare il lavoro su una piattaforma tecnologica comune, riducendo i costi, sopra la quale integrare tutte le applicazioni» ha sottolineato Kurian.

L’offerta Fusion Middleware, assai articolata, si suddivide sostanzialmente in 4 porzioni. Si parte con lo sviluppo di applicazioni Java service oriented (si lavora con JDeveloper o sotto Eclipse) e il deployment delle stesse (con l’Applicazion Server 10g). Poi c’è l’orchestrazione e gestione dei processi di business, supportata da un ambiente di design, dall’Enterprise service bus per il messaging tra le applicazioni, da un Business Process Manager basato su Bpel (al centro di un progetto realizzato in Mediaset da Reply) e dall’Activity monitoring.

Si passa quindi alla Business Intelligence, inserita dunque a pieno titolo nel filone Soa. Come ha precisato Kurian «l’obiettivo è analizzare quanto efficiente è un processo di business e poi ottimizzarlo». Qui si trovano le funzionalità dell’engine di analisi, quelle di reporting e publishing. La quarta fetta dell’offerta corrisponde all’ultimo asset di infrastruttura del portafoglio Oracle (a parte il database): l’Enterprise Portal, che fa accedere l’utente alle informazioni integrando dati da applicazioni Oracle e non. Offre content management, capacità di ricerca, integrazione con applicazioni Office, con device mobili e con il Voip.

A queste quattro sezioni Oracle aggiunge l’identity management: il provisioning delle identità e l’access management con il single sign on, cioè la possibilità di effettuare un solo log in per più applicazioni. «Si tratta di una soluzione di audit e compliance, perché verifica chi accede a che cosa» ha spiegato Kurian.

Fusion Middleware, si diceva, è certificato per tutte le applicazioni Oracle, ma per allargare il cerchio il produttore sottolinea che Fusion si integra bene con tutto ciò che Oracle non è, grazie al fatto che è basato su standard: a riprova afferma che il 72% dei clienti Sap ne utilizza qualche porzione.

«Il middleware è hot pluggable – ha precisato il manager -può lavorare con qualsiasi database e sistema di messaging, da Ibm a Tibco a Sonic. Relativamente a Sap, vi sono quattro capacità: l’integrazione nell’Enterprise Portal; il single sign on; l’interazione del Business Process Manager mediante interfaccia Bapi (Business Application Programming Interface, ndr) con le applicazioni; infine, nell’area della business intelligence, l’analisi e il recupero dati da sistemi Sap».

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