Nel Decreto Crescita 2.0 Agenda Digitale e Startup

Approvato ieri dal Consiglio dei ministri, il nuovo Decreto include linee guida per la digitalizzazione del Paese e misure specifiche per le nuove imprese innovative.

Se volessimo identificare i due punti caratterizzanti il decreto Crescita 2.0 approvato nella giornata di ieri dal Consiglio dei ministri, Agenda Digitale e Startup si meritano d’ufficio il posto d’onore.

L’Agenda Digitale ne costituisce di fatto l’ossatura portante, un backbone strutturale e culturale che dovrebbe favorire non semplicemente lo sviluppo innovativo del Paese, ma portare con sé maggiore occupazione, produttività e risparmio.
Di fatto, con il decreto Crescita si sancisce l’adesione ai principi dell’Agenda Digitale Europea, sulla base di una roadmap il cui completamento sarà oggetto di relazione annuale da parte del Governo al Parlamento.
In particolare, si promuoverà l’adozione di open data, rendendo obbligatoria la pubblicazione di dati e informazioni della pubblica amministrazione in formato aperto, con l’obiettivo di renderli accessibili e, soprattutto, riutilizzabili.
Non solo.
Rientrano nel capitolo dell’innovazione digitale del Paese la creazione di un‘anagrafe unificata (lAnagrafe Nazionale della Popolazione Residente – Anpr), vale a dire un unico centro di raccolta ed elaborazione delle informazioni e dei dati che di fatto unirà ciò che adesso viene gestito dall’Indice Nazionale delle Anagrafi e dall’Aire (Anagrafe della popolazione italiana residente all’estero).
Si torna poi a parlare di carta di identità digitale, di pubblicazione su Internet delle cartelle cliniche, di ricette mediche in formato digitale e della realizzazione del fascicolo universitario elettronico, che dunque riunirà in un unico file online il curriculum scolastico degli studenti italiani.
Per quanto riguarda la carta di identità digitale, si supera la vecchia definizione per abbracciare il concetto di documento digitale unico, gratuito e costantemente aggiornato per tutti i cittadini.

Ruolo centrale anche per la Pec.
Non solo la posta elettronica certificata sarà obbligo per tutte le imprese, con l’obiettivo di snellire gli adempimenti burocratici, ma sarà anche lo strumento utilizzato per le notifiche telematiche di cancelleria, in questo caso nella speranza di accorciare i tempi della giustizia.

E si arriva poi alle startup.
La grande novità è che, dopo averne parlato per mesi in convegni ed eventi dedicati, le startup trovano una loro dignità anche nell’ordinamento normativo e giuridico del Paese: si parla di una dotazione di 200 milioni di euro per sostenere la creazione e lo sviluppo di aziende innovative considerate leva di crescita e di creazione di occupazione per l’Italia. La dotazione complessiva subito disponibile è di circa 200 milioni di euro.
Concretamente si parla di costituzione degli incubatori certificati, società di capitali di diritto italiano, il cui compito sarà offrire servizi per sostenere le startup innovative.
Riduzione degli oneri di avvio, possibilità di estendere di dodici mesi il rinvio a ruolo delle perdite, maggiore flessibilità nella gestione degli obblighi di ricapitalizzazione sono i vantaggi concreti previsti dal decreto.

Non mancano poi i riferimenti istituzionali al superamento del digital divide.
L’obiettivo è azzerare il divario digitale portando banda a 2 mbps sia in zone non ancora coperte sia in quelle cosiddette depresse, vale a dire a fallimento di impresa. Oltre ai 600 milioni già disponibili per il Mezzogiorno si aggiungono 150 milioni a disposizione delle aree del Centro Nord.

Soddifazione per il decreto approvato è stata espressa da Assinform, che, in una nota firmata dal suo presidente Angelucci, non manca di sottolineare come il decreto si qualifichi come ‘Misure urgenti per la crescita del Paese“, a riprova del fatto che l’Italia soffre anche “di un pesante spread digitale, che ne frena l’efficienza e che va rapidamente superato: nei servizi ai cittadini e alle imprese, nell’uso di strumenti come la moneta e la fatturazione elettronica, nell’accesso alle reti a banda larga e ultralarga“.

Il decreto va nella direzione giusta, se pure con un pesante ritardo rispetto alle attese, sottolinea l’Associazione, che una volta ancora si propone come interlocutore di riferimento con la sua ” task-force di esperti per offrire tutto il know-how e l’esperienza necessari allo sviluppo del Paese attraverso le tecnologie digitali.”

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