Montecito entra nei server Hp

Con un nuovo chipset e due macchine che ospitano il processore Itanium 2 dual core, il produttore rinnova l’offerta server enterprise.

Con l’introduzione di due nuovi modelli di fascia bassa, si chiude il rinnovamento dei server enterprise avviato da Hp in primavera. «Quest’anno abbiamo approntato un refresh tecnologico di tutta la gamma Integrity, a questo punto abbiamo rinnovato la linea completa sia sul lato chipset che sul processore», ha spiegato Simone Bruni, product marketing manager business critical systems Hp Italia.

Le novità riguardano, infatti, l’introduzione del nuovo chipset zx2, evoluzione più performante dello zx1 e fratello “minore” dell’sx2000 introdotto in marzo, e i due nuovi server Integrity “di ingresso”, rx3600 e rx6600, che adottano i nuovi processori Intel Itanium 2 dual core, conosciuti come Montecito. Gli unici server Hp che non sono in grado di montare Montecito sono i due modelli entry della fascia enterprise, ovvero l’rx1620 e il blade bl60p.

Il biglietto da visita con cui il produttore presenta le nuove macchine fa perno sul miglioramento prestazionale tout court (raddoppiato, dicono, rispetto ai modelli precedenti) e sul rapporto prezzo/performance (anche la metà rispetto ai competitor, dicono alcuni benchmark). Ma l’attenzione cade anche (di questi tempi è un must) sul tema del consumo energetico.

Il chipset zx2, da parte propria, ha rinnovato la componentistica e l’I/O con l’obiettivo dell’alta affidabilità e delle prestazioni. È in grado, inoltre, di ospitare tecnologie di processore future, consentendo di salvaguardare l’investimento.
Quanto ai server, l’rx3600 è un modello abbastanza compatto (4U), può ospitare fino a due chip Montecito (in totale 4 core), offrendo già una certa espandibilità interna, in tema di dischi e Ram. Il modello rx6600 potenzia il livello di scalabilità: contiene fino a 4 processori (per un massimo di 8 core), fino a 16 dischi interni e fino a 192 Gb di Ram.

Anche questi sistemi possono essere posti sotto il cappello delle tecnologie di virtualizzazione di Hp (il Vse, Virtual server environtment), ottenendo teoricamente, nel caso dell’Integrity rx6600, 160 macchine virtuali sullo stesso sistema fisico. Inoltre, i server montano a bordo un management processor che abilita una completa gestione da remoto, compreso la funzione di reboot. Come le altre macchine Itanium 2, sono in grado di far girare Hp-Ux 11i, Microsoft Windows, Linux o OpenVms.

La categoria di server Itanium sta ancora aspettando il vero boom, stretta tra il mondo Risc/Unix, che non sta mollando, e il continuo incremento di performance della fascia x86, ormai potente (grazie anche al multicore) e scalabile a sufficienza per poter penetrare anche nel cosiddetto “business critical”. La scelta della tipologia di sistema, come ammette anche Simone Bruni, non è semplice e va fatta bilanciando attentamente, in funzione ovviamente del tipo di utilizzo, parametri rispetto ai quali ciascuna categoria può presentare pregi e difetti: costo, prestazioni, affidabilità, scalabilità, flessibilità di sfruttamento.

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