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Manas Dutta, Honeywell: siamo al servizio dell’innovazione digitale

La trasformazione digitale è ormai argomento di attualità da ormai una decina di anni. Un periodo di tempo abbastanza lungo per capire quanto delicata e complessa sia la questione, soprattutto in un Paese dove la propensione al cambiamento non si può dire rientri tra le virtù diffuse nelle aziende. Un percorso sicuramente lungo, dove l’innovazione da sola non è sufficiente. «Ogni nuova tecnologia segue un particolare ciclo di adozione e ha bisogno del suo tempo per diventare matura – osserva Manas Dutta, General Manager for the Workforce Excellence BTI portfolio di Honeywell Process Solutions -. Nel contempo però, bisogna superare anche una seconda barriera, a volte addirittura più difficile soprattutto nel manifatturiero, aiutare il cliente a cambiare mentalità».

Il riferimento di Honeywell al settore non è casuale, ma neppure vuole essere un’accusa. La produzione, infatti, ha seguito per decenni canoni sempre uguali. Cambiare tutto nel giro di pochi anni non è per nulla facile. Se poi si aggiungono le prospettive incerte dello scenario globale, non è difficile giustificare una diffusa esitazione a rinnovarsi.

«A volte non è facile neppure spiegare come la trasformazione digitale possa effettivamente portare benefici fino a pochi anni fa impensabili, e nel giro di poco tempo – aggiunge Dutta -. D’altra parte, dobbiamo anche ammettere come in realtà il Covid alla fine dei conti da questo punto di vista si sia rivelato un ottimo acceleratore».

Honeywell ne è certa: è tempo di cambiare

Proprio la tecnologia IT viene infatti ormai accettata come lo strumento migliore per rendere resiliente un impianto produttivo, senza stravolgerlo e in tempi ragionevoli. In pratica, una sorta di esame di maturità sostenuto in tempi ristretti, il cui esito non è ancora noto ma sicuramente si sta rivelando promettente.

Anche perché nel frattempo all’orizzonte si sta preparando un’altra sfida non del tutto attesa per i manager aziendali. Il cambio generazionale in corso è di quelli importanti. Da una parte, con una carenza di competenze pronunciata. Dall’altra, con la richiesta di ambienti di lavoro diversi, molto meno rigidi, con strumenti più moderni.

Per fortuna di tutti, si può ormai contare anche su uno alleato sempre più prezioso. «Guardiamo da tempo all’Intelligenza Artificiale e per quanto ci riguarda ora è pronta a entrare in azienda. Ci sono grandi prospettive per favorire la trasformazione digitale e aiutare le aziende nei processi e nel servizio ai loro clienti».

Una novità epocale in un momento delicato. Una combinazione difficile da gestire, dove il primo passo è aiutare a superare la prevedibile diffidenza e relativi timori. «In Honeywell siamo convinti che il change management vada affrontato per gradi, ed è quanto proponiamo anche attraverso la soluzione Honeywell Workforce Excellence” Partiamo dall’affrontare e risolvere piccoli problemi per volta e dimostrarne l’efficacia. Non ci si può presentare da un cliente con un progetto rivoluzionario da milioni di dollari e aspettarsi di vederlo accolto all’istante».

A ciascuno il proprio passo

L’abilità di un’azienda come Honeywell deve essere individuare le priorità e stabilire l’ordine di intervento. Una fase di consulenza indispensabile per arrivare all’obiettivo finale, senza imporre una tabella di marcia ma tracciandone una in totale condivisione. In situazioni del genere, la paura può essere il peggior nemico e forzare un passaggio può compromettere l’intero progetto. «La soluzione migliore è mostrare i benefici sul campo attraverso un approccio incrementale, sviluppare un progetto insieme e riuscire in questo modo a gestire il cambiamento attraverso una consulenza mirata».

Uno scenario dove l’intelligenza artificiale può ricavarsi un ruolo importante, diverso da quello molto più popolare delle applicazioni generative. Nel mondo manifatturiero, il ricambio generazionale sta già creando diversi problemi. La soluzione non è così lontana come si può immaginare.

«Il nostro contributo attraverso Digital Prime è sfruttare meglio le informazioni a disposizione per intervenire soprattutto sui lavori ripetitivi. Come nell’industria petrolifera è necessario un processo di raffinazione per passare dalla materia prima al prodotto finale, lo stesso facciamo noi con i dati, trasformandoli in qualcosa di realmente fruibile e non solo con un valore grezzo».

Si parla in dettaglio di soluzioni in grado di intervenire sul fronte dell’automazione ma anche su quello predittivo, in modo da supportare il lavoro anche per chi non ha competenze avanzate, o semplicemente aiutare ad acquisirne di nuove. Per riuscirci però, servono tempo, risorse e formazione. Se l’IA oggi è sicuramente uno strumento dl grande potenziale, non è certo la soluzione semplice a un problema complesso. Ai dati vanno aggiunti i relativi strumenti, da integrare con le competenze del caso, difficili da trovare all’interno di un’azienda, anche solo perché non necessariamente pertinenti.

intelligenza artificiale unsplash

L’intelligenza artificiale, alleato prezioso

«La dimostrazione migliore per la quale ci stiamo organizzando è preparare una serie di casi utente. Esempi di situazioni reali dove siamo intervenuti con l’intelligenza artificiale a supporto dei processi per migliorarli e guidarli nella trasformazione digitale. Seguendo l’approccio per gradi, ogni passaggio si rivela più facile da affrontare e da dimostrare».

Altrettanto importante, capire anche fino a dove sia utile spingersi con l’IA. La tendenza attuale di inserirla praticamente ovunque, spesso si scontra con la effettiva utilità, mettendo  rischio aspettative e investimenti. In realtà, secondo Honeywell, va considerata uno strumento in più, tra le tecnologie da valutare per risolvere un problema.

C’è anche un altro aspetto da tenere in considerazione. Come ogni altra novità, anche l’IA non è esente da rischi ed errori di gioventù. Fino a quando si tratta di un consiglio inappropriato in un sito di e-commerce, il problema può essere relativo. Se invece si parla di governare i sistemi di controllo di un impianto industriale, allora i rischi sono concreti. Per questo, è importante resistere alla tentazione di adottare subito una novità su larga scala senza prima averla sperimentata a dovere su scala ridotta.

«Sono esattamente i punti ai quali ci ispiriamo. Avanziamo proposte ai clienti solo quando siano realmente una soluzione e non possano trasformarsi invece in un problema. In quel caso non avrebbe senso, sarebbe solo una perdita di tempo e denaro. L’obiettivo deve essere sempre un approccio collaborativo, fornire risposte concrete a problemi reali».

Timori infondati, il meglio deve ancora arrivare

Una strategia utile anche a superare timori spesso infondati da parte di chi si sente messo in concorrenza con l’intelligenza artificiale. Tuttavia, al crescere della complessità di una tecnologia, pensare a un controllo umano è oggettivamente un rischio, oltre a essere poco probabile. Sul fronte produttivo, oggi si parla spesso di una soluzione utile a svolgere lavori ripetitivi, riducendo il rischio di errore. Dal puto di vista delle mansioni, la questione è accettare un salto di qualità, esattamente come successo più volte in passato.

«La tecnologia ha sempre spinto l’umanità verso un livello superiore, è il progresso. Anche prima dell’arrivo dei computer tantissime operazioni erano manuali e sono state sostituite. Semplicemente, le persone si sono abituate e hanno imparato ad apprezzarne i vantaggi. Grazie alla tecnologia, si diventa più competenti, più produttivi e anche più sicuri».

Più di ogni altra cosa però, a rassicurare anche i più timorosi e a giustificare i relativi investimenti, è una sorta di esplorazione, della quale Honeywell intende farsi pioniera. «Parliamo spesso delle mansioni potenzialmente sostituite dall’intelligenza artificiale – conclude Manas Dutta -, ma non ci soffermiamo a pensare invece a quelle che verranno create. Esattamente come è successo con l’informatica, presto avremo opportunità oggi difficili anche solo da immaginare. Per tanti, il vero problema non è sostituire il personale, ma tenersi strette le competenze esistenti e tenerli aggiornati, perché è sempre più difficile trovarne di nuove».

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