L’importanza di mettersi in regola

Un sondaggio statunitense rivela che molte imprese sono in ritardo sull’applicazione della Sarbanes-Oxley. Il caso non riguarda solo gli americani, ma anche chi intrattiene rapporti commerciali oltreoceano.

L’ormai famoso e super citato su queste pagine Sarbanes-Oxley Act è stato promulgato negli Stati Uniti nel 2002, a chiosa dell’affaire Enron, con lo scopo di obbligare le imprese americane a tenere correttamente i dati finanziari e prevede anche pene per gli abusi che si commettono con la tenuta dei conti.


L’applicazione della legge dello stato americano, che prende il nome dai suoi due ideatori, il senatore democratico del Maryland, Paul Sarbanes, e quello repubblicano dell’Ohio, Michael Oxley, è cura della Sec. Securities and Exchange Commission (Sec), in parole povere, l’ente giuridico che sovrintende il mercato finanziario statunitense.


Tutti quelli che pensano, però, che si tratti solo di faccende d’Oltreoceano, sbagliano.
A un esportatore di vini toscani, per esempio, interessa eccome che i documenti commerciali che emette finiscano in un sistema a norma Sarbanes-Oxley (Sarbox), anche perché dovrebbe prepararli e conservarli in maniera acconcia e, ancora, perché in caso di irregolarità rilevate, gli inquirenti (magari muniti di rogatoria internazionale) verrebbero a chiedere ragioni anche a lui.
Insomma, chi ha a che fare con il mercato americano, deve tenere presente che sui conti e sui documenti, accompagnatori e di conservazione, non si può più improvvisare.


Tantopiù che anche in sede di Unione Europea si stanno recependo i dettami della Sarbox per tessere un sistema coordinato e globale di rintracciabilità dell’informazione finanziaria e societaria, data dalla certificazione della tenuta conti e dagli strumenti accessori ai dati, ovvero i meccanismi di comunicazione che consentono di rintracciare come nasce uno scambio commerciale, chi lo decide, chi lo mette in pratica e come si perfeziona.


Fa specie, allora, giungere a conoscenza, seppure con lo strumento del sondaggio, che le cose negli Usa stanno andando alla leggera.
Per consentire a tutte le imprese di adeguarsi, infatti, l’applicazione della Sarbox prevede una macro fase, che ha una data di termine, il 15 luglio 2006, per mettere in regola proprio tutti gli strumenti di comunicazione che ruotano attorno le operazioni finanziarie, come la posta elettronica e l’instant messaging.


Un sondaggio realizzato da Akonix, società che realizza soluzioni di messaging d’impresa (e quindi parte interessata) ha rivelato che il 45% delle aziende quotate in borsa non ha adeguato i sistemi di comunicazione alle richieste della Sarbox. Dato da verificare, ma comunque notevole, considerato che le pene per gli amministratori arrivano fino alla detenzione.


Il totale delle aziende che hanno partecipato al sondaggio è di 157.
Il 29% responsabili It ha detto che per la metà del prossimo anno i sistemi saranno in regola. Ma ben il 26% pensa che per quella data non riusciranno ad avere sistemi a norma di legge.


In tutto ciò, analisti come Amr Research pensano che nel giro di breve tempo l’economia americana investirà 6,5 miliardi di dollari in prodotti e servizi di regulatory compliance.


Insomma, il quadro sarebbe completo: ci sono le leggi, c’è la necessità, ci sono le cifre dell’investimento, c’è anche la complessità dell’infrastruttura It da adeguare.
Eppure, stando al sondaggio di Akonix c’è chi sta o è stato al palo.

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