La crisi economica si riflette sullo spend management

È ben testimoniata dalle aziende europee che scelgono di affrontare la crisi riducendo la spesa per l’acquisto di beni e servizi, come mostra un’indagine condotta dalla London Business School per conto di Ariba.

20 febbraio 2003 «Comprare meno per spendere meno». Questa, in sintesi, la risposta delle aziende europee alla crisi di mercato che, dopo aver caratterizzato l’intero 2002, non sembra volersi ridimensionare nel 2003.
A evidenziarlo è un’indagine commissionata da Ariba, e condotta in collaborazione con la London Business School, volta a indagare le modalità di gestione dei budget di spesa delle aziende di cinque Paesi del Vecchio Continente, tra cui anche il nostro.

Condotta dalla società di ricerca Vanson Bourne su un campione di 200 responsabili acquisti appartenenti ad aziende che, in Italia, Francia, Germania, Inghilterra e Benelux, operano nei comparti industria, chimica, farmaceutica e servizi finanziari, l’indagine ha messo in luce un quadro poco incoraggiante.
«Al rallentamento dell’economia in generale, la risposta più comune dei responsabili degli uffici acquisti si muove all’unanimità in un’unica direzione, quella del taglio delle spese», ha ammesso Jamie Anderson, Programme Director e ricercatore presso il Centre for Management Development della London Business School. Con picchi sostanziali a seconda di dove si posa lo sguardo, come nel caso dell’Italia, che detiene la percentuale più alta – ben il 68%, rispetto a una media europea del 55% – di aziende che hanno ridotto i propri volumi d’acquisto nel corso del 2002. Ma non del tutto a discapito delle relazioni con i fornitori, visto che la percentuale di coloro che affermano di essere interessati a ridurre il loro numero, in Italia, è del 64%, rispetto a una media europea del 69%.

In un siffatto panorama, investire in nuove tecnologie Internet per accrescere l’efficienza di processi aziendali come quello indagato, sembra essere l’ultimo dei pensieri di alcuni responsabili interpellati. A discapito, naturalmente, della competitività dell’azienda stessa. Un approccio, quest’ultimo, diverso da Paese a Paese. Ed ecco, allora, che mentre la Germania appare come la Nazione più interessata a ridurre il costo unitario dei beni e servizi acquistati, l’Inghilterra sarebbe quella con alle spalle la riduzione più cospicua dei propri volumi di acquisto risultando, al contempo, il Paese con il numero più elevato di aziende che non hanno definito obiettivi specifici per l’anno in corso, ma che più di altre reputano Internet un mezzo utile per raggiungere obiettivi di risparmio.
Parallelamente opposto a quello appena espresso il parere delle aziende in Francia che, solo nel 44% dei casi, hanno fornito un giudizio positivo nei confronti della Rete come strumento in grado di ridurre i costi degli acquisti aumentandone l’efficienza. A credere realmente nell’e-procurement sono, invece, le realtà tedesche impegnate, nel 72% dei casi, ad analizzare i campi nei quali possono essere conseguiti risparmi. Da parte loro, il 64% delle aziende in Benelux indicano, invece, nella riconciliazione delle fatture la sfida principale di quest’anno, nonostante la scarsissima penetrazione di tecnologie ad hoc e l’altrettanto scarsa fiducia in Internet.

In definitiva, entro l’anno in corso, le aziende che hanno fissato obiettivi di risparmio dicono di attendersi una riduzione delle spese nell’ordine del 9,1%, contro il 7,5% del 2002. Certo è che, al di là delle considerazioni di business, la strada intrapresa con il taglio degli investimenti e la negoziazione dei contratti, non sembra essere destinata ad avere effetti risolutivi a lungo termine.

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