Da tanto se ne parla, ma solo di recente la IPTV, ovvero la televisione digitale che sfrutta l’internet Protocol per raggiungere milioni di utenti connessi a una rete fissa e mobile, ha finalmente conquistato anche i telespettatori italiani. Artefici di questa affermazione sono le reti broadband mobili (3G, 4G LTE) e fisse di nuova generazione su fibra ottica e doppino (FTTC/FTTH) sempre più veloci e affidabili, il boom degli smartphone e delle Smart TV ma soprattutto i numerosi vantaggi offerti rispetto ad altri mezzi trasmissivi. E, non nascondiamolo, l’arrivo di DAZN con la sua proposta di programmi sportivi, primo fra tutti il calcio. La IPTV supporta sia le trasmissioni lineari della Tv tradizionale organizzate per palinsesti sia i contenuti on demand, non richiede costose infrastrutture terrestri e satellitari, è economica e permette di guardare tutto ciò che si desidera quando lo si desidera, a casa come in viaggio o in vacanza, su TV, smartphone, tablet e altri dispositivi.
In questo articolo spiegheremo i principi di funzionamento della IPTV, quali sono le proposte più interessanti, gratuite e a pagamento, e quali apparecchi servono per accedervi.
Streaming live, on demand e tipologie di distribuzione
La IPTV si basa sul concetto di streaming, ovvero un flusso di bit digitali che contiene le informazioni audio/video e che viene diffuso da una sorgente a una o più destinazioni tramite una rete telematica per essere riprodotto in tempo reale o su richiesta. È simile al meccanismo della TV digitale terrestre e satellite con le reti IP mobili e fisse utilizzate al posto delle onde elettromagnetiche in banda VHF, UHF, KU e C.
A livello di applicazione la trasmissione in streaming utilizza i protocolli RTP (Real-time Transport Protocol) e RTSP (Real-Time Streaming Protocol) mentre a livello di trasporto viene prevalentemente adottato il protocollo UDP (User Datagram Protocol). Quest’ultimo, a differenza del TCP (Transmission Control Protocol) utilizzato per la trasmissione dei dati informatici, non gestisce il riordinamento dei pacchetti né la ritrasmissione di quelli persi ed è quindi meno affidabile ma molto più rapido e quindi adatto per la trasmissione audio/video con bassa latenza. La distribuzione dello streaming può essere effettuata in diverse modalità: Multicast, Unicast, HTTP e P2P (Peer-to-peer).
Le modalità Multicast e Unicast permettono a una sorgente di servire un gruppo di utenti selezionati (Multi) oppure uno specifico (Uni). Il protocollo HTTP (HyperText Transfer Protocol) è lo stesso impiegato nella trasmissione d’informazioni sul web in un’architettura tipica client-server e la gestione dei contenuti audio/video avviene in modo simile a quello dell’upload e del download dei file. La differenza è che, grazie ai protocolli RTP/RTSP, la distribuzione viene effettuata progressivamente con il supporto di un sistema di “buffering” (concetto che approfondiamo più avanti) per compensare i rallentamenti causati dal congestionamento della rete.
Il P2P è una tipologia di rete informatica in cui i nodi hanno possono avere una gerarchia fissa client-server oppure essere paritari (peer), ovvero fungere al contempo da client e server verso altri nodi terminali (host) della rete.
Il Peer-to-peer è diventato molto popolare anni fa per lo scambio dei file tramite piattaforme come eMule e Torrent ma viene sempre più utilizzato anche per lo streaming audio/video, soprattutto quello illegale, visto che rende gli utenti compartecipi della distribuzione semplificando la struttura della rete ed evitando il ricorso a server di grandi dimensioni quando si tratta di gestire un numero elevato di utenti. In sostanza, il server funge da “indice”, sincronizza gli utenti che condividono la banda, fornisce il flusso di dati iniziale e poi si disinteressa.
Per garantire l’autosostentamento di questo meccanismo indipendentemente dal numero di utenti collegati è necessario che questi ultimi abbiano a disposizione reti ad alta velocità, non solo in download ma anche (e soprattutto) in upload.
IPTV e web TV: stesso mezzo ma qualità differente
I termini IPTV e web TV sono spesso utilizzati come sinonimi per indicare una trasmissione televisiva tramite la rete internet e il web. In realtà, anche se la tecnologia di base è la stessa (streaming), la IPTV adotta meccanismi di trasmissione che puntano alla qualità del servizio (QoS), tecnologie e protocolli che permettono di classificare il traffico, gestire i congestionamenti della rete e allocare in modo ottimale le risorse agendo sul bit rate della trasmissione (auto-adattiva), riducendolo o aumentandolo per evitare blocchi durante lo streaming a scapito della sua qualità.
La web TV (un tipico esempio è YouTube) punta invece a realizzare una comunicazione “best effort”, ovvero senza garantire la priorità né la qualità della trasmissione, veicolando di solito contenuti esclusivi e non la pura ripetizione della programmazione disponibile via etere o satellite.
Streaming in ritardo? È colpa del buffering
Il buffering è un meccanismo che permette di memorizzare i dati da trasmettere in streaming così da rilasciarli progressivamente e prevenire il blocco della visione in caso di rallentamento della connessione o della saturazione della rete.
Questo meccanismo è però la principale causa del ritardo delle trasmissioni IPTV rispetto a quelle terrestri (circa 30 secondi) e satellitari (27-28 secondi in media). Con la sempre maggiore diffusione degli eventi sportivi live sulle piattaforme IPTV, può quindi capitare che le grida del vicino di casa dotato di decoder Sat/DTT anticipino lo sviluppo di azioni ancora in svolgimento per l’utente che segue l’evento in streaming.
Le soluzioni esistono ma sono al momento piuttosto costose e richiedono, molto spesso, un adeguamento del sistema di trasmissione IP da parte dell’operatore.
La soluzione D-Zero di Sky Italia è invece in grado di ridurre il ritardo a soli 5 secondi, un tempo più che accettabile, mantenendo inalterati il player e l’infrastruttura. Il team della divisione Engineering & Innovation di Sky Italia in collaborazione con NTT Data si è concentrato sul buffering iniziale, eliminandolo per avviare immediatamente la riproduzione degli spezzoni di video (chunk) in arrivo dalla rete. Gli unici casi in cui possono insorgere problematiche riguardano eventuali interruzioni nella connessione, anche se la soluzione sviluppata utilizza comunque lo streaming adattivo ed è quindi in grado di degradare temporaneamente la qualità per preservare la continuità della visione. La soluzione D-Zero è già stata testata con successo per la trasmissione di X Factor a 360° su iOS e Android. Per maggiori informazioni su D-Zero.
Fastweb e Telecom Italia, i pionieri della IPTV italiana
La IPTV ha fatto il suo esordio nel nostro Paese nei primi anni 2000 grazie a due operatori leader del mercato delle telecomunicazioni: Fastweb e Telecom Italia.
La Fastweb TV è nata nel 2001 ed ha permesso di realizzare la convergenza tra telefonia, internet e Tv (Triple Play) sfruttando la rete proprietaria in fibra ottica FTTH e quella condivisa in rame (ADSL). Grazie al set-top box Videostation, gli abbonati potevano ricevere una selezione dei canali televisivi trasmessi via etere e satellitari (come Rai 1-2-3, Canale 5, Italia 1, Retequattro, La7, MTV, Bloomberg, RaiNews 24, RaiSatSport, Music Box, BBC World, TVE Internacional, TV5 Europe, CNN, Cartoon Network, Disney Channel, ESPN Classic Sport), le pay-tv del pacchetto Sky (Cinema, Sport, Calcio) e migliaia di contenuti On Demand (Rai Click, ONtv, ecc.) tutti in formato SD MPEG-2 e anche con audio Dolby Digital 5.1.
Fastweb offriva anche il servizio di videoregistrazione virtuale Videorec per registrare i programmi trasmessi da 8 canali TV Fastweb anche da remoto grazie a un Pc (gli smartphone e gli Smart TV non esistevano ancora). A pochi anni dal debutto, Fastweb TV ha subito una profonda ristrutturazione e a partire dal 2007-2009 ha stretto accordi con Sky e Mediaset Premium per distribuire i canali pay-tv di entrambe le piattaforme.
Anche Telecom Italia ha iniziato a trasmettere la propria IPTV Alice Home TV sulle reti ADSL2+ dalla fine del 2005 con decine di canali (Rai, Mediaset, La7, Sportitalia, Nuvolari, Deejay TV, Euronews, Class TV, CNN, France 24, ecc.) e centinaia di contenuti on demand pubblicati sul portale RossoAlice (calcio di Serie A e B, basket, volley, rugby, film, concerti, reality show, informazione, ecc.). Al pari di Fastweb e sempre nella seconda metà degli anni 2000 ha offerto ai propri abbonati anche l’accesso ai pacchetti Sky (anche in pay-per-view) e Mediaset Premium. Nel corso degli anni le sinergie tra i broadcaster e i fornitori di contenuti si sono fatte sempre più intense così da permettere ai telespettatori italiani nuove opportunità di visione dei contenuti lineari e on demand senza dover utilizzare necessariamente un’antenna satellitare o terrestre.
L’offerta italiana IPTV & OTTV, lineare e on demand
Le IPTV a pagamento commercializzate anche sul mercato italiano sono circa una decina: ci sono quelle che si concentrano principalmente sui palinsesti e sui contenuti live “lineari” (Sky via Fibra e DAZN), quelle che offrono un mix tra live e on demand (Now TV, Vodafone Tv, Premium Play Mobilità, Infinity) e infine quelle che si dedicano esclusivamente ai contenuti on demand (TIMvision, Chili, Premium Play On Demand, Netflix, Amazon Prime Video, ecc.).
In tutti i casi la visione dei contenuti è possibile anche al di fuori dei confini nazionali ma, con alcune eccezioni, solo nei Paesi dell’Unione Europea. Per conoscere le peculiarità di questi servizi, i contenuti offerti e i costi vi rimandiamo alle schede di approfondimento.
Troviamo poi diversi servizi IPTV e OTTV (Over-the-top TV) come la Catch-up TV (replay) che veicolano contenuti lineari, timeshifted e on demand quasi sempre gratuitamente, accessibili da web, app, Smart TV ma anche dalle nuove generazioni di decoder connessi come i Tivùbox MHP e HbbTV.
Il servizio OTTV più popolare in assoluto è quello di RaiPlay, seguito da Mediaset Play e Rivedi La7, quasi sempre disponibili su app, web, Smart TV e decoder connessi. Altri servizi come DPlay (Discovery) e Boing (Mediaset/Turner) offrono il live streaming dei canali televisivi e contenuti on demand su web, app e Smart TV ma non sui decoder MHP/HbbTV.
RaiPlay propone le dirette dei canali generalisti e tematici della Rai, permette di rivedere una selezione dei programmi andati in onda negli ultimi 7 giorni, migliaia di ore di fiction, serie Tv, cartoni animati, documentari, musica classica/rock e altri programmi selezionati dallo sterminato archivio Rai Teche. La qualità video è molto buona e spesso anche in HD. Alcuni servizi e contenuti non sono disponibili su tutte le piattaforme oppure risultano limitati (per esempio sui decoder DTT/Tivùsat non è disponibile il live streaming).
Sempre sul fronte Rai segnaliamo il servizio TGR che ripropone i programmi curati dalle redazioni regionali (TG regionali, Meteo, Buongiorno Regione, Buongiorno Italia, Il Settimanale, Ambiente Italia, ecc.) e le ultime edizioni dei telegiornali.
Mediaset Play è la nuova piattaforma OTT che ha preso recentemente il posto di Mediaset On Demand. Permette di guardare tutti i canali generalisti e tematici gratuiti di Mediaset come Canale 5, Italia 1, Rete 4, 20, La 5, Italia 2, Mediaset Extra, Focus, Top Crime, Iris e TGCom 24, anche in differita grazie alla funzione Restart. Propone anche una selezione dei programmi già andati in onda, il meglio della settimana, una ricca scelta di fiction, soap e telenovela dell’offerta Mediaset, le pellicole cult e molto altro.
Anche Rivedi La7 propone una selezione dei programmi, dei telefilm e dei film andati in onda negli ultimi 7 giorni sul canale omonimo, presenti nell’archivio “cult” (TG, Otto e Mezzo, Tagadà, L’Aria che Tira, Piazzapulita, Omnibus, Coffee Break, ecc.) e le trasmissioni in live streaming.
Smartphone, Smart TV e TV Box: come vedere la IPTV
Gli strumenti necessari per accedere a IPTV e OTTV sono molteplici e decisamente low-cost. Si può utilizzare un qualsiasi smartphone o tablet con sistema operativo Android oppure iOS, anche quello da poche decine di euro. I vantaggi di questa soluzione sono innanzitutto la mobilità e la totale indipendenza dal televisore. Il principale svantaggio sono le dimensioni dello schermo che non permettono una visione (e immersione) adeguata di alcuni contenuti di qualità come film, serie Tv e documentari. In realtà, però, quasi tutti gli smartphone e i tablet supportano ormai la funzione Miracast (Mirroring) che, tramite una connessione Wi-Fi diretta, permettono di “duplicare” il contenuto dello schermo su un qualsiasi Tv con Mirroring integrato o esterno (chiavette e box ad-hoc come Chromecast – dai 15 euro in su).
La IPTV è visibile anche su Pc desktop e notebook con sistema operativo Windows, macOS e Linux, utilizzando qualsiasi browser (IE, Edge, Chrome, Firefox, Safari, ecc.), i software e le app dedicate.
La soluzione più pratica (ma anche la più costosa) sono senza dubbio gli Smart TV con sistema operativo proprietario o standardizzato (Tizen, webOS, Android TV), dotati di web browser e app dedicate. Sono disponibili con schermi da 22 a oltre 80 pollici con prezzi a partire da 150 euro.
Chi possiede un vecchio Tv, magari già Full HD, può renderlo smart collegando uno dei tanti Android TV Box e decoder SAT/DTT connessi che si trovano nei negozi tra i 40 e i 250 euro. I box Android sono la soluzione ideale per chi è interessato esclusivamente alla IPTV, alle app e ai giochi mentre i decoder connessi sono indicati per chi vuole soprattutto guardare i canali satellitari e/o terrestri, i servizi OTTV e, di tanto in tanto, le IPTV. Sul mercato troviamo anche le chiavette HDMI customizzate per alcuni servizi IPTV come la Fire TV Stick di Amazon (59,99 euro o 39,99 euro per i clienti Amazon Prime) e la Now TV Smart Stick (in promozione a 29,99 euro con abbonamento incluso).