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Intent-Based Networking, la chiave per la ripartenza post-Covid

Nel contesto del Cisco Live U.S. la società americana ha lanciato alcune novità significative per quanto riguarda l’intent-based networking, guidati anche da un’analisi dei trend tecnologici che caratterizzeranno questa “nuova normalità” che abbiamo cominciato a sperimentare in questa fase post-emergenziale.

Secondo Alberto Degradi, CTO Infrastracture South Europe di Cisco, queste nuove tendenze si dividono su tre fronti principali: le nuove esperienze che si traducono in un aumento di tutto ciò che può essere fatto online, al fatto che prima eravamo abituati a interfacce touch mentre ora stiamo andando sempre più verso interfacce contactless, ossia i comandi vocali, oltre a come l’assistenza a distanza si stia sempre più affermando, non solo in ambito sanitario, assistiamo sempre più a un mix tra quanto debba essere fatto di persona e quanto si possa fare attraverso la tecnologia. Altro punto sono le nuove norme, in quanto questa emergenza imprevista ha costretto le aziende, ma non solo, a far lavorare da remoto il proprio personale, entreremo sempre più in una nuova forma di lavoro più distribuito, si tornerà in ufficio ma lo smart working verrà considerato strategico, allo stesso modo l’e-learning sarà meglio gestito e organizzato, e ancora gli eventi digitali, che non sostituiranno gli eventi fisici, ma vedranno sicuramente un consolidamento.

E non da ultimo, ci sono nuove priorità che riguardano l’importanza delle Infrastrutture digitali e la loro strategicità, non solo per le aziende ma anche per il sistema Paese, purtroppo a questo non può non associarsi un rischio informatico, quindi la sicurezza informatica è un altro aspetto che non può più essere demandato, e poi ci sono la capacità di sfruttare i dati e sempre più automazione e robot, sia nell’attività delle aziende che nell’ambito delle attività più personali.  Ovviamente, in tutti questi trend c’è un aspetto tecnologico da tener presente insieme alla necessità di avere un’infrastruttura, e quindi una rete, in grado di rendere semplice l’implementazione di tutte queste priorità e di gestirle nel modo migliore.

Se pensiamo a com’era la rete 20 anni fa, ci accorgiamo di come e quanto sia cambiata, oggi abbiamo l’utente che per poter accedere alle applicazioni ha bisogno di una rete, che in realtà è una molteplicità di reti, il cui obiettivo è quello di permettere di utilizzare le applicazioni nel miglior modo possibile con la miglior user-experience.

Altra differenza col passato è che prima eravamo abituati a considerare l’utente essenzialmente all’interno di un campus, di un ufficio, oggi invece lo dobbiamo considerare in una modalità più ampia, ossia che possa lavorare in un ambiente diverso da quello dell’ufficio e con dei device diversi, quindi va considerata una molteplicità di luoghi e una molteplicità di device. Altra trasformazione degli ultimi anni è quella che riguarda le applicazioni, che prima stavano tutte all’interno del Data Center, oggi possono essere un po’ ovunque, infatti oggi parliamo di multicloud, ossia ambienti diversi che comprendono il data center, uno o più cloud pubblici, il cloud privato.

La rete sta nel mezzo e oggi gli IT manager si trovano ad affrontare quattro nuove sfide: sapere chi si collega e a chi dare connessione, ma anche sapere chi può parlare con chi, ribaltando il paradigma delle blacklist che diventano whitelist, terza sfida è la creazione di una strategia multicloud, quindi la possibilità di posizionare le applicazioni e i workload dove è meglio che essi stiano, attraverso un software as a service o un cloud pubblico o nel data center, etc.  E, infine, la sicurezza, aspetto fondamentale sempre.

Circa due anni fa, proprio per soddisfare queste esigenze, Cisco ha lanciato l’intent-based networking con l’obiettivo di far sì che la rete si adattasse all’intento del business, ossia che permettesse di realizzare gli intenti di business attraverso un modello di policy che attivassero l’infrastruttura. L’intent-based networking ha due filoni, uno è quello dell’automazione e l’altro quello degli insights; l’automazione permette appunto di automatizzare andando a portare benefici al business e alla user experience, mentre gli insights sono i dati presi dalla rete e che, grazie anche all’intelligenza artificiale, permettono di migliorare la rete, garantire gli SLA e sapere come effettivamente la policy sta funzionando, consentendo così di gestire in modo proattivo.

Al Cisco Live sono state svelate 5 funzionalità relative all’intent-based networking, due che riguardano la parte di automazione e tre la parte di insights.

La prima nell’ambito automazione è chiamata Cisco User-Defined Networks, oggi è l’utente che crea il suo spazio all’interno di una rete wireless, come ad esempio un campus universitario, attraverso un’applicazione che si scarica sul proprio dispositivo si può creare la propria rete alla quale fare accedere i propri dispositivi, dal tablet allo smartphone, dal computer all’assistente vocale, o altro. Tutti questi dispositivi sono in grado poi di comunicare tra loro all’interno di una rete, ad esempio quella dell’università, e tutto accade in modalità self-service. I vantaggi sono da un lato la possibilità per l’utente di crearsi la sua infrastruttura all’interno di una già esistente, dall’altro chi gestisce l’IT ha uno sgravio operativo ma allo stesso tempo continua ad avere il controllo su tutto ciò che accade allo stesso modo degli utenti corporate.

Alberto Degradi
Alberto Degradi, CTO Infrastracture South Europe di Cisco

Il secondo annuncio riguarda, invece, la parte di SD-WAN dell’intent-based networking  ossia l’integrazione di Cloud Security all’interno delle soluzioni SD-WAN, che includono Viptela e Meraki, è importante perché è sempre più sentita la necessità di indirizzare gli aspetti nuovi di sicurezza che derivano dal cloud, così abbiamo unito un best-in-class nella parte di routing e un best-in-class nella parte di sicurezza ottenendo un modello che orienta le reti verso un’architettura SASE.

La rete accoglierà una quantità sempre maggiore di dispositivi, ma ci sarà anche una crescita nella diversificazione di questi dispositivi, in particolar modo degli endpoint IoT. Se quando si mette in servizio un computer o un tablet si può profilare perché è conosciuto, non accade la stessa cosa per i dispositivi IoT, di fatto si tratta di un’attività molto più di dettaglio e molto più complessa. Qui entra in gioco Cisco DNA Center with AI Endpoint Analytics che, grazie all’intelligenza artificiale e alla capacità di analizzare i dati, al momento della connessione di un nuovo dispositivo avvia una deep analysis e conseguentemente una profilazione e una configurazione nell’ambito del dispositivo sulla componente ISE, che è il policy manager di Cisco. Una volta identificato e qualificato il dispositivo, ad esso viene applicata in automatico una policy. Un aspetto in più è la possibilità di creare dei gruppi, grazie al DNA Center with Group Policy Analytics, ossia sulla base del traffico si riescono a clusterizzare i dispositivi, assegnando loro una policy ad hoc, di fatto avviene l’identificazione del device che poi viene raggruppato con altri device con le stesse caratteristiche sulla base del traffico che generano.

Altre novità sono le nuove applicazioni aggiunte a Cisco DNA Spaces, il software che utilizza gli analytics dei luoghi per ottenere più informazioni sul comportamento delle persone e delle cose e come questi interagiscono negli spazi fisici. In particolare, una Right Now app che consente di essere istantaneamente aggiornati su quante persone sono presenti all’interno degli edifici aziendali, prevedendo e impostando una soglia di presenze da rispettare. Nel momento in cui il limite di presenze viene superato entra in campo la Notification Trigger app che genera automaticamente una notifica, via sms, via display o altro che informa chi gestisce l’edificio e informa chi sta entrando nell’edificio. Inoltre, è disponibile la Impact Analysis App che permette di avere una visione, anche storica, di cosa è avvenuto durante una giornata o una settimana: quante persone sono entrate e uscite, quanti utenti occasionali e quanti più frequenti e quindi permettere di metter in atto delle azioni di bilanciamento o altro. E, infine, la Proximity Tracing app che offre la possibilità di tracciare la prossimità delle persone basandosi su due elementi base: il tempo e la distanza, e permettendo un pronto intervento in caso di criticità. Queste quattro applicazioni sono un importante alleato per le aziende per un ritorno in ufficio in sicurezza, sono applicazioni che sfruttano già un elemento che ormai è presente in ogni ambiente: il wireless, permettendo attraverso semplici installazioni la digitalizzazione di tutte le aree dell’azienda.

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