Il calo dell’export mette a rischio il tessile

Nel 2008 il fatturato del settore è diminuito del 4,6% e le prospettive per l’anno in corso sono allarmanti

La crisi economica ha colpito anche l’industria tessile italiana e l’impatto è stato particolarmente forte: nel 2008, secondo le stime elaborate da Sistema Moda Italia (Smi), il comparto ha osservato una netta flessione del fatturato (-4,6%). Il giro d’affari è infatti sceso sotto quota 9 miliardi di euro, ovvero meno dei livelli registrati 5 anni fa (2003). Il dato negativo, ha sottolineato Paolo Zegna, vicepresidente di Confindustria per l’internazionalizzazione, è stato determinato soprattutto dal vero e proprio tracollo registrato negli ultimi mesi del 2008: «I primi mesi dell’anno – ha detto Zegna – erano stati abbastanza positivi nonostante l’euro forte. In seguito abbiamo invece avuto a che fare con un brusco calo delle esportazioni».

Il crollo delle esportazioni
L’export è infatti diminuito nel 2008 dell’8,1%, mentre la domanda interna di tessuti made in Italy ha subito un rallentamento meno vistoso, come dimostra la dinamica sperimentata dalla disponibilità interna (-2,7%) e la evidente riduzione delle importazioni (-6,6% nonostante i continui allarmi sull’invasione dell’import cinese). Nei primi dieci mesi del 2008 gli unici mercati di sbocco in crescita sono stati la Cina, verso cui l’export italiano (in particolare di tessuto laniero) è aumentato dell’8,2%, e la Tunisia (+3,4%), che è stata in grado di assorbire circa il 65% dei nostri tessuti di cotone. Nello stesso periodo è crollato invece l’export del nostro tessile verso i paesi occidentali: -16% Stati uniti, – 14% Germania, – 12,9% Hong Kong. Le difficoltà hanno interessato in maniera generalizzata tutti i comparti della tessitura italiana: la seta è riuscita a contenere la flessione meglio di tutti, chiudendo il 2008 con un – 2%. I decrementi sono stati più consistenti per i prodotti a lana e maglia (-4%), il cotone (-5,2%) e il lino, che ha subito un calo a doppia cifra.

Le richieste del settore
Ma sono soprattutto le previsioni per il 2009 a preoccupare gli imprenditori del settore: in tutti i sottocomparti si sta verificando una riduzione degli ordini e dei volumi d’attività compresa tra il 30 e il 60%, tanto da mettere in crisi la sopravvivenza di moltissime Pmi. « La ricchezza del nostro settore – ha dichiarato Pier Luigi Loro Piana, neo presidente di Milano Unica – è proprio la molteplicità del nostro tessuto produttivo. Per questo abbiamo bisogno di un aiuto da parte del Governo e di un piano di ammortizzatori sociali che ci permetta di mantenere il prezioso know how della nostra manodopera, oltre che di un adeguato sostegno da parte del mondo del credito». Michele Tronconi, presidente di Sistema Moda Italia, si è lamentato della mancata risposta dell’Esecutivo alle proposte di aiuto al comparto presentate alcuni mesi fa da Smi.« Perché le banche dovrebbero credere alle possibilità di ripresa del tessile – ha polemizzato Tronconi – se non abbiamo alcun supporto a livello governativo?»

Il parere del Governo
Il sottosegretario allo Sviluppo economico Adolfo Urso, intervenuto all’inaugurazione della Fiera Milano Unica, ha assicurato che informerà delle richieste del settore il titolare del suo dicastero, Claudio Scajola. Il sottosegretario ha però sottolineato come la crisi attuale sia molto diversa rispetto a quella vissuta dal settore all’inizio del nuovo millennio, quando la filiera del tessile fu sottoposta per la prima volta alla spietata concorrenza dei competitor asiatici. «Quella crisi – ha detto Urso – fu superata nonostante lo scetticismo di molti. Oggi la situazione difficile del settore dipende invece da una causa esterna, ovvero la crisi generalizzata dei consumi, ma anche questa volta il tessile ne può uscire». Urso ha perciò invitato le aziende italiane del settore a esplorare nuovi mercati, come quello dei paesi arabi, dove nell’ultimo anno il tessile-abbigliamento è cresciuto del 14%.

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