Il tessile italiano tiene il passo

La produzione nazionale si sposta verso alto di gamma, ma crescono le importazioni dalla Cina e dalla Turchia

















Le esportazioni italiane nel 2007 (file.pdf)

I maggiori esportatori mondiali di tessuti (2001-2007) (file.pdf)




Il 2007 non è stato un anno facile per il comparto tessile italiano, che però è riuscito a mantenere un fatturato sui livelli del 2006, grazie al buon andamento delle vendite ai clienti confezionisti amanti del Made in Italy. È quanto segnalano i dati del Centro Studi di SM Sistema Moda Italia I, presentati in occasione della sesta edizione della rassegna di settore Milano Unica. Nel 2007 il fatturato complessivo attivato dalle circa 3.700 imprese del settore, di cui l’85% con meno di 15 addetti, è stato di 9,11 miliardi di euro (+0,1% rispetto al 2006), con un export di oltre 6 miliardi di euro (+0,6%). I segmenti produttivi che sono andati meglio sono stati quello della tessitura serica, il cui fatturato è cresciuto, per il secondo anno consecutivo, a ritmi superiori al 2%, e quello della tessitura a maglia (+1,1%).




Esportazioni record in Cina

Sul versante delle esportazioni i più significativi incrementi, in valore e in percentuale, si sono registrati in Cina e Hong Kong (+10,1%): su queste piazze il tessuto italiano continua ad essere venduto a prezzi superiori del 46% a quelli praticati, in media, sui mercati all’export, a testimonianza dell’appeal esercitato dalle produzioni italiane di fascia alta sulle imprese di confezione dell’area asiatica. L’export è stato positivo anche in alcuni Paesi europei, come Francia (+4,6%) e Spagna (+2,8%), mentre il segno negativo ha caratterizzato alcuni importanti tradizionali mercati come quello USA (-1,8%) e quello tedesco (-0,7%), particolarmente rilevanti in valori assoluti.

L’andamento sul mercato mondiale
Le proiezioni delle performance complessive dell’ultimo biennio dell’industria tessile italiana, tuttavia, indicano che, nonostante le difficoltà ed i cambiamenti intervenuti, la quota italiana nel mercato mondiale del tessile sarebbe ritornata ai livelli del 2001 (pari al 10,6%).




Le importazioni italiane

Le importazioni italiane sono invece cresciute significativamente (+8,8% nel periodo ottobre-gennaio, per un totale di 1,6 miliardi di euro), e hanno riguardato soprattutto tessuti di cotone e a maglia di fascia medio-bassa. Fra i Paesi fornitori, la Cina ha continuato a guadagnare posizioni: nei primi dieci mesi del 2007, i flussi in arrivo dal colosso asiatico (rappresentati per oltre il 60% da prodotti cotonieri e serici) sono aumentati del 15% circa ed hanno rappresentato quasi il 20% delle importazioni totali di tessuto. Per il secondo anno consecutivo, tuttavia, fra i maggiori fornitori della nostra industria, l’incremento più elevato si è registrato per la Turchia (+19%) che ha così aumentato al 17% la propria quota sul mercato all’import. Le importazioni dalla Repubblica Ceca (legate per oltre il 50% al commercio laniero) dopo il boom del 2006, hanno continuato a crescere (+7.2%), ma a ritmi più in linea con la media del mercato.

Problematiche le prospettive di breve periodo
Le prospettive di breve periodo rimangono al momento incerte sui mercati tradizionali di sbocco sia del tessile che dell’abbigliamento: Usa e Giappone, in particolare, dove si saldano gli effetti negativi della debolezza del dollaro e dello yen con i segnali di rallentamento sul versante dei loro consumi. Incertezze e sofferenze, in parte, controbilanciate dalla crescita che si registra sui mercati emergenti, Cina e Hong Kong in testa. «Nei nuovi scenari determinati dai cambiamenti intervenuti nell’economia globale – ha sottolineato Paolo Zegna, Presidente di Milano Unica -, il tessile italiano si sta riposizionando sulle fasce medio-alte e alte di prodotto caratterizzate da un maggior valore aggiunto in termini di qualità, innovazione, creatività e servizio».

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