Home Cloud Ibrido, multiplo e più controllato: così il cloud nel 2020

Ibrido, multiplo e più controllato: così il cloud nel 2020

Il cloud è ormai diventato un attore strategico fondamentale per lo sviluppo solo del business e del tessuto economico di interi Paesi. Questo primo scorcio del 2020 pare segnare l’inizio di una nuova era in cui le aziende intendono rivestire un ruolo più decisivo nell’offerta cloud che è alla loro portata, influenzando anche i modelli di business per utilizzarne i dati al meglio.

Lo pensa Alain Fiocco, EVP Chief Technology Officer di OVHcloud, che indica le tendenze in atto. E la prima non può che riguardare il cloud ibrido, il cui utilizzo aziendale è cresciuto notevolmente nel 2019. Tuttavia per Fiocco l’adozione di un cloud ibrido non risolve tutti i problemi.

Hosting di cloud privato

Gli investimenti per l’utilizzo intensivo del cloud pubblico sono significativi e la necessità di controllo dei dati e della loro sicurezza è critica. In questo contesto si assiste a un aumento delle aziende che si allontanano da un’offerta esclusiva di cloud pubblico per rimpatriare parte dei loro dati nel cloud privato.

I servizi di hosting di private cloud saranno sempre più adottati dalle aziende, che potranno così beneficiare del meglio di entrambi i mondi: un maggiore controllo dei costi e un livello di sicurezza più elevato, il tutto con l’elasticità e la scalabilità del cloud.

Alain Fiocco, EVP Chief Technology Officer di OVHcloud

Infatti secondo il Nutanix Cloud Enterprise Index, ricorda Fiocco, il 92% dei responsabili IT afferma che questo tipo di infrastruttura soddisfa al meglio le proprie esigenze.

E sul percorso dell’evoluzione dopo il cloud ibrido c’è il multicloud, soluzione che combina cloud privato con uno o più servizi cloud pubblici, e lo fa mediante un software proprietario che consente la comunicazione tra ciascun servizio, dedicato a diversi casi d’uso.

Perchè si fa multicloud

Il multicloud prende piede perché nessun cloud oggi riesce a essere competitivo su tutte le soluzioni. Pertanto le aziende cercano di selezionare le migliori soluzioni di tutta l’offerta cloud disponibile, a comporre un unico e uniforme ambiente applicativo, di cui tutti i componenti sono interdipendenti.

Un’azienda può infatti scegliere un cloud provider per ospitare il proprio database, scegliere un secondo partner per operazioni di calcolo e rivolgersi a un terzo per l’archivio, organizzando il tutto attraverso un’architettura multicloud.

Poiché le applicazioni sono sempre meno rigide, i loro componenti comunicano in modo più semplice ed è anche per questo motivo che il multicloud avrà un futuro brillante davanti a sé.

E mentre il 2019 ha visto un calo dei budget destinati al cloud, secondo Fiocco, che cita dati Idc, il 2020 dovrebbe vedere una ripresa degli investimenti, sia nel cloud pubblico che in quello privato, in aumento del 6,9% all’anno, per arrivare a 90,9 miliardi di dollari nel 2023.

Automazione e controllo

Inizialmente considerate soluzioni periferiche, le funzioni di automazione sono state le prime a svilupparsi grazie all’aumento dei container, offrendo una portabilità più semplice e veloce.

Le funzioni di orchestrazione oggi sono al centro delle strategie aziendali, percontrollare meglio il traffico e adattare i costi ai consumi e ai bisogni reali e  Kubernetes è diventata la tecnologia di orchestrazione predefinita.

L’obiettivo è avere applicazioni in grado di comunicare in modo nativo e richiedere risorse in tempo reale, distribuire volumi e orchestrare tutto in base alle esigenze dell’applicazione, al contratto e/o ai parametri forniti dall’operatore.

Nel cloud privato gli investimenti associati al monitoraggio dei dati e alle funzioni di osservabilità saranno rafforzati, consentendo una comprensione più dettagliata dell’attività dell’infrastruttura, in particolare grazie alle applicazioni di machine learning e intelligenza artificiale.

Ovh

Proteggere i dati mentre li si usa

Alla stessa stregua, le soluzioni di sicurezza dei dati prima si concentravano sull’archiviazione o sulla rete. Ad esempio, se si volevano memorizzare le chiavi di cifratura in modo sicuro, si doveva utilizzare un HSM (Hardware Security Module), soluzione monolitica, piuttosto incompatibile con l’idea del cloud.

La possibilità di proteggere i dati durante l’uso, chiamata “confidential computing”, spiega Fiocco, è un grande passo avanti.

Sempre più processori incorporeranno questa funzionalità, che sarà quindi sempre più presente nelle infrastrutture.

OVHcloud, ricorda Fiocco, offre una gamma di bare metal che integra e fornisce API per il noleggio di server che integrano questa capacità di confidential computing.

Con questi server è possibile memorizzare ed eseguire tutti o parte dei programmi che devono essere sicuri end-to-end, migliorando la sicurezza della codifica dei dati e quindi di interi sistemi. La codifica dei dati sarà più facilmente disponibile, sia che i dati siano in transito sia memorizzati, migliorando la sicurezza dei dati.

Cloud “sovranista”

Con l’attuazione delle normative sulla gestione dei dati le imprese sono diventate consapevoli della natura strategica della sovranità sui dati per la loro attività.

La questione del quadro giuridico per i dati va oltre la portata dei soli fornitori di cloud e riguarda anche le aziende che beneficiano di soluzioni cloud.

A riprova di ciò, spiega Fiocco, alla fine dello scorso anno, sono emerse iniziative nazionali ed europee per l’implementazione di un cloud europeo, come ad esempio il progetto Gaia-X in Germania.

Non sorprenderebbe quindi se dal 2020 attori privati e pubblici scegliessero maggiormente gli host europei rispetto a quelli americani o cinesi.

Dovremmo osservare lo sviluppo di nuovi progetti collaborativi che permettano la costruzione di alternative locali, rese possibili dalla consapevolezza collettiva degli attori europei della loro capacità di fornire un’offerta cloud rilevante.

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