Forum PA: Cnipa trasforma lo Sla in Kpi

In un approccio orientato ai servizi la metrica non può più essere affidata ad un accordo statico, ma deve vertere su indicatori di prestazione. Signori, arriva l’Spc.

Il Sistema Pubblico di Connettività, in breve Spc, è il framework d’interoperabilità che gestisce regole, asset e government dell’informatica nella PA che dovrebbe dare slancio alla gestione della PA nel nostro Paese e nel confronto internazionale.

E’ tornato alla ribalta in quanto la congiuntura normativa nazionale ed internazionale sta vedendo gli ultimi, decisivi passi d’un percorso iniziato svariati anni fa. Se l’ultima pubblicazione ufficiale del progetto Spc risale al 1° aprile 2008, l’ultimo anno è stato importante per il completamento di alcuni servizi e la diffusione della documentazione. Nel quadro della ciclicità e del continuo aggiornamento del sistema è ora che inizia la riflessione, per una seconda fase che vedrà modifiche ed integrazioni delle regole e delle modalità di attuazione.

Spc è un progetto affidato al Cnipa, del quale si parla in “Attuazione e sviluppo dell’Spc: profili normativi e amministrativi del rapporto pubblico-privato”, l’incontro del 12 maggio nella categoria “Confronti”, i grandi temi affrontati dal Forum PA 2009 verso l’efficienza attraverso l’innovazione.

L’incontro si è posto come obiettivo dettagliare lo stato operativo del framework, ma anche a far chiarezza su un aspetto contingente che negli ultimi mesi ha polarizzato la conversazione sui media.
“Una delle visioni spesso distorta è presentare Spc come una serie di gare”, dice Francesco Tortorelli, Responsabile Ufficio servizi d’interoperabilità e cooperazione applicativa e relatore del confronto. Le gare sono elementi di velocizzazione ma non rappresentano certo il centro del progetto Spc, che giace certamente su un solido quadro normativo, interoperabilità e governance.

“Spc segue un perimetro molto ampio, tra i più ampi presenti a livello internazionale”, spiega Tortorelli.
Molto spesso le altre nazioni hanno sviluppato dei quadri meno organici del nostro e si affidano a framework federali, non a livello di nazione, o con specifici accordi bilaterali, con una robustezza decisamente ridotta. In queste situazioni, le amministrazioni locali possono eventualmente aderire con convenzioni, aggiungendo un ulteriore livello di complessità.

“Un framework ha un suo ciclo di vita, deve superare una fase di avvio alla quale deve seguire poi assestamento ed allargamento, che richiedono, ancora più della fase iniziale, la governance”, conclude il dirigente Cnipa.


Mattoni per l’interoperabilità

L’interoperabilità, declinata dalle reti alle applicazioni, è un punto di forza della proposta italiana, che verrà certamente confermato dal National Interoperability Framework Observatory, un’indagine richiesta dalla DGIT della Commissione europea proprio per mettere in luce le differenze tra i framework nazionali.

Anche nella European Interoperability Strategy, un documento in via di approvazione dalla Commissione europea e rivolto proprio all’interoperabilità europea, l’approccio Spc trova un ulteriore riscontro. Al riguardo l’Eis, la cui stesura, frutto di interviste e incontri con gli esperti dei paesi membri, è curata da Deloitte, sancirà un altro successo dell’impostazione data dal Cnipa all’Spc.
“L’interoperabilità richiede anche di “sporcarsi le mani” offrendo servizi, che nel frasario attuale si chiamano Interoperability Architecture Building Blocks”, aggiunge Tortorelli, “un punto sul quale ho avuto modo di confrontarmi e dibattere con i colleghi europei”.

Per ordine d’importanza, Eis dovrebbe mettere i servizi per l’interoperabilità ad uno dei posti d’onore, mettendo al primo posto, ovviamente, la semantica.

Key Performance Indicator, il Roi dell’Spc
Anche per sommi capi, i punti importanti di Spc sono molti. “Modello federato delle identità digitali, tema oggetto di elevato interesse per l’interoperabilità che noi siamo riusciti a definire nelle regole tecniche Spc”, aggiunge il nostro interlocutore. “Integriamo dati di identità, ruoli e cariche attestati da diversi soggetti: ad esempio identità della persona, cariche aziendali, iscrizione ad albi professionali”.
L’innovazione nei processi non è nella raccolta dei dati e nell’esposizione attraverso web: “occorre puntare allo scambio dei medesimi tra applicazioni ed in automatico: evita giri inutili, consente di modellare processi in maniera flessibile ed efficiente, migliora qualità e tempestività dei dati, aumenta l’impiego ed il valore stesso delle informazioni, usa le reti telematiche e non gli uomini”.

Questo è tutto lavoro sul back office, con tanto di 2.0 come da piano e-gov 2012. E se le più recenti istanze parlano di approccio più condiviso con gli utenti, ipotizzando di innovare il front office con un modello anche partecipativo, tale approccio renderà più evidente e necessaria l’integrabilità dei processi.
“Nei nostri contratti vogliamo inoltre modificare il classico Sla verso il Kpi, i key performance indicators e misurare l’efficacia degli interventi con i loro effetti di business”, va a concludere Tortorelli. “Framework di interoperabilità, misurabilità dell’efficacia degli interventi, colloquio tra applicazioni: con tali approcci le Reti amiche si attiverebbero al massimo della loro efficacia, garantendo una proficua interazione pubblico-privato, nella quale si potrà avere la gestione con operatore solo sull’ultimo miglio, che è lo sportello più comodo e vicino”

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Con questo cambiamento si potrà realizzare un e-government insieme alla popolazione e sarà più facile individuare efficienze ed inefficienze dei servizi proposti dalla PA a cittadini e imprese. Una trasformazione in avanti inimmaginabile fino a pochi anni fa e che ci auguriamo di vedere presto, non nei proclami ma nei fatti di tutti i giorni, indipendentemente dalle continue voci sulle forze assegnate a Cnipa, un’agenzia a sua volta in continua trasformazione.

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