ForumPA: Gli italiani non sanno di tecnologia

Leggi disattese e fornitori pigri per una manifestazione precaria. Ottimi i risultati di pubblico ma il cambiamento alle porte potrebbe modificare o tagliare anche questa manifestazione. Ma gli italiani “creatinnovativi” pensano all’arte.

Il ForumPA 2008 si è chiuso bene, con dati di rilievo nonostante il grande cambiamento politico avvenuto alla vigilia e considerando la collocazione negli spazi extraurbani della nuova Fiera di Roma. I dati ufficiali parlano di almeno 8.000 visitatori al giorno, con duemila iscritti alle Officine e ottomila al Master diffuso. Tra le categorie in visita, boom di presenze per i dirigenti pubblici e privati, cresciuti del 30%. Anche gli spazi online sono stati ben seguiti: mezzo milione di pagine per 90.000 visitatori unici nei giorni della Fiera, numeri da moltiplicare per cinque se si conteggia quanto avvenuto nei quattro mesi di preparazione. Sono dati estremamente positivi, soprattutto dopo la robusta flessione dell’anno scorso.

La manifestazione aveva un tema fondante, come sempre l’innovazione nella PA, quest’anno associata alla creatività. Per ripercorrere i quattro giorni e commentarli, è interessante mostrare adesso alcuni dati forniti da Ipsos nel convegno inaugurale.

In un quadrante magico i cui assi siano creatività ed immaginazione, gli italiani più creatinnovativi –ci si passi il termine- abitano le isole, quelli meno starebbero nel Nord-Est. I dati provengono, come anticipato, da un’indagine Ipsos presentata nel convegno di apertura da Ferdinando Pagnoncelli e non vanno presi alla lettera, ma con una certa dose d’ironia: basti pensare che tra i brand vince Apple, ma per un’incollatura contro Microsoft (19 a 18%), mentre Nokia sta sopra a Google e Ikea arriva quinta (11%)! E’ una specie di mondo a rovescio, questo, specchio dell’inadeguatezza degli italiani al mondo d’oggi, una situazione alla quale torneremo in chiusura d’articolo.

Più aderente allo specifico del Forum PA sono sembrati i dati sulla percezione della creatività in Italia è stata associata prevalentemente alla fantasia (26%) e all’originalità (17%) e ne è stata denunciata una carenza (45%) rispetto agli altri paesi europei, generalmente perché il sistema Italia non lo consente (60%) e più in dettaglio perché non si stimola l’innovazione.

La creatività diventa sinonimo di soluzioni alternative ai problemi che non sappiamo risolvere, ed ecco che se ne chiede l’impiego immediato nelle aree di disagio dall’ambiente e dall’energia (28%) all’amministrazione (19%), dall’istruzione al lavoro; analogamente la si prende a misura del disagio giovanile (85%). Quando dalla “creatività” si passa all’”innovazione, termine più esplicito, le cifre si inaspriscono e la carenza diventa molto più accentuata (62% contro 45%).

Nei 315 stand della manifestazione, però, non s’è vista né creatività, né innovazione, anzi. Le leggi specifiche, usate come manifesto per imporre l’applicazione di soluzioni al settore pubblico, sono tutte disattese, talvolta in modo clamoroso. I fornitori continuano a proporre alla PA pesanti soluzioni pensate per le aziende, talvolta senza neanche cambiare le parole usate. Il neo ministro Brunetta ha annunciato misure verso la produttività e parte della stampa ha tuonato contro una manifestazione come il Forum, che ad onta dei numeri non sembra né produttiva né formativa. C’è da chiedersi quali siano le prospettive del prossimo anno.

Ma c’è una conclusione a nostro avviso ancora più amara. Torniamo all’indagine Ipsos, ripetendo con tutto il rispetto che i risultati vanno presi con le molle sia perché il campione era ridotto (800 intervistati Cawi) sia perché l’argomento non è facilmente catalogabile. Un dato, più di ogni altro, va preso per reale e messo in evidenza: nell’immaginario collettivo degli italiani la creatività e l’innovazione sono ritenute più facilmente figlie di individui meridionali, tra i 26 e i 35 anni e di studi umanistici e/o artistici.

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