Email marketing: gli orrori da evitare

Web marketing garden spiega quali sono i comportamenti da evitare. per non vanificare l’investimento

L’email marketing rimane uno dei metodi più convenienti per investire online. Costi contenuti e buone performance sono le caratteristiche principali di offerte, promozioni e pubblicità veicolate tramite le email.


La massa critica non manca. Secondo l’ultimo email marketing report, realizzato da Contact Lab, in Italia ogni giorno partono 420 milioni di email con sei newsletter in media per ogni utente del Web (ma il tasso è più alto per le donne e gli over 45) recapitate nelle 51 milioni di caselle di posta elettronica degli utenti della Penisola.


Numeri imponenti che possono dare luogo a importanti operazioni di comunicazione a patto di seguire alcune regole.


Un decalogo l’aveva stilato eCircle e ora ci riprova con un ebook Web Marketing Garden, agenzia specializzata nella formazione sui nuovi media, che ha sfornato un paio di ebook uno dedicato al l’email marketing e uno al web marketing dove spiega cosa non bisogna fare per evitare di buttare i propri soldi.


“Dove l’errore diventa orrore” è il sottotitolo di quello che è, in maniera anche troppo sintetica, un elenco di 20 comportamenti da evitare. Il primo è la mancata attenzione a due fattori che da soli possono determinare se il messaggio sarà aperto o cestinato: subject o mittente. Solo per fare un esempio scrivere in una mail gratis o gratuito cambia la quantità delle risposte per cui deve essere posta grande attenzione all’oggetto dell’invio.


Poi bisognerebbe fare a meno di acquistare database (liste di indirizzi) magari a buon mercato ma che non rientrano nel nostro target di interesse oppure ricorrere al patetico espediente di scrivere l’oggetto in maiuscolo. Come molti sanno il maiuscolo nelle’email ha il significato di rafforzare l’affermazione se non di urlarla. Nell’oggetto però ha il solo effetto di aumentare in modo clamoroso le possibilità di finire nei filtri antispam e dunque di non fare arrivare a destinazione la mail.


Misurare il return of investment è altra operazione fondamentale per capire se i soldi sono stati buttati via o se l’operazione ha senso, così come “cianciare di dialogo con i clienti e poi inviare il tutto dall’indirizzo noreply@azienda.it non pare cosa buona e giusta. Spesso i clienti vorrebbero un chiarimento, un’informazione in più e allora l’azienda deve essere raggiungibile, non chiudersi al dialogo.


L’elenco (per averlo dovete mandare una mail a uno degli indirizzi di questa pagina) e vanno da esortazioni al buon senso del tipo “non fatela troppo lunga” ad altre più tecniche come quella che spiega come non sia il caso di mandare invvi composti di una sola immagine quando il 40% degli utenti ha le immagini disabilitate.


Accorgimenti che non servono tanto per organizzare un invio con il fai-da-te (uno dei consigli è ovviamente di utilizzare piattaforme professionali) ma per avere un’idea di cosa si sta parlando anche quando si fa il grande passo di riccorrere a qualcuno del mestiere. Se poi l’argomento vi attizza il ventesimo punto vi ricorda questo libro.

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