Dal tweet alle larghe intese: approvato il Catasto delle Reti

Approvato un emendamento al Decreto Destinazione Italia. All’AgCom il compito di costituire la banca data, in formato opendata.

Può essere definito figlio delle larghe intese il progetto che vedrà entro un anno la nascita del catasto delle reti pubbliche e private italiane, vale a dire un vero e proprio database delle reti di accesso che consenta di capire la reale situazione del Paese e ottimizzare la destinazione dei finanziamenti con l’obiettivi di chiudere quanto possibile il digital divide.

La proposta è arrivata dal Movimento 5 Stelle e in particolare da Mirella Liuzzi, che ha annunciato la presentazione, tra gli altri, di un emendamento al Decreto Destinazione Italia così concepito:
5-bis. Al fine di elaborare soluzioni innovative volte a colmare il digital divide in relazione alla banda larga ed ultralarga e di conseguire una mappatura della rete nazionale in fibra ottica, l’Agenzia per l’Italia digitale, istituita con decreto-legge n. 83, convertito nella legge n. 13 del 2012, entro 6 mesi dall’entrata in vigore del presente decreto, identifica tutte le reti in fibra ottica di proprietà pubblica o privata, esistenti sul territorio nazionale, individuando separatamente le reti che risultano non utilizzate o parzialmente utilizzate.

Annunciato via Twitter alla stessa Liuzzi, l’emendamento è stato immediatamente recepito da Stefano Quintarelli (nella foto) di Scelta Civica e di Paolo Coppala del PD.
L’unità di intenti si è tradotta nell’approvazione dell’emendamento in virtù del quale viene assegnato all’AgCom il compito di predisporre la banca dati richiedendo informazioni direttamente agli operatori autorizzati in merito a numero, disposizione, tecnologie e livello di utilizzo di tutte le reti.

L’Autorità ha un anno di tempo per predisporre la banca dati; le informazioni, aggiornate a cadenza periodica, dovranno essere rese disponibili in formato aperto e dunque consultabili dai singoli cittadini interessati a conoscere le possibilità di accesso a Internet nel proprio luogo di residenza.
Perché la scelta diventi operativa, manca ora solo l’approvazione del Senato.

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