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CSR: Red Hat e modello open source per la responsabilità sociale nell’It

Responsabilità sociale di impresa, in inglese CSR: è la sfida del momento (e del futuro) con cui dovranno fare i conti tutte le organizzazioni, e il mondo It non fa certo eccezione. Intervistiamo per voi i leader di settore, svelandone strategie, impostazioni e focus d’azione. La tecnologia al servizio di società più eque ed inclusive non è uno slogan privo di contenuti, ma un obbiettivo concreto.
Del resto le aspettative dei cittadini sono elevate e impossibili da ignorare:
una ricerca del World Economic Forum realizzata assieme a Ipsos ha svelato che l’86% delle persone intervistate vorrebbe miglioramenti significativi in termini di inclusività ed equità sociale.
01net ha quindi deciso di intervistare le aziende più prestigiose del mercato It, chiedendo loro in che modo è cambiato il loro modello di business per accogliere queste importanti istanze.

Per Red Hat, risponde alle nostre domande Rodolfo Falcone, Country Manager, Red Hat.

La Corporate Social Responsibility sta determinando importanti cambiamenti nel modo di operare e produrre delle organizzazioni. Etica e profittabilità sono ancora temi opposti, oppure possono convivere con successo?

L’opinione secondo cui l’impresa ha una dimensione etica, oltre a una dimensione economica e giuridica, è oggi ampiamente accettata. Tuttavia, non vi è accordo tra gli studiosi sulla natura di tale dimensione.

Nei suoi aspetti generali, il dibattito su tale questione coinvolge da un lato i fautori della cosiddetta stockholder view, per i quali i manager hanno il dovere morale di aumentare il ritorno finanziario degli investitori, e dall’altro i fautori della cosiddetta stakeholder view, per i quali i manager hanno il dovere morale di rispettare i diritti di tutti gli stakeholder dell’impresa, cioè quei soggetti (fornitori, clienti, dipendenti, azionisti, management, comunità locale) che possono essere influenzati dal conseguimento degli obiettivi aziendali.

Entrambe le concezioni ritengono quindi che il manager abbia doveri morali, ma divergono fortemente su quali siano tali doveri e sulla identificazione dei soggetti nei confronti dei quali esso ha obblighi.

La cultura e l’organizzazione di Red Hat è profondamente radicata sui principi della collaborazione e crediamo che un ambiente realmente inclusivo, che valorizzi le diverse prospettive, sia fondamentale per ottenere il contributo di tutti.

Personalmente ritengo che le due teorie non sono interamente incompatibili e possano convivere, ed esse spesso porteranno in pratica a risultati simili. Infatti, se si considera la redditività di lungo periodo, allora vi è una maggiore probabilità che in termini di comportamento manageriale le due teorie coincidano.

Inoltre, grazie al modello open source adottato da Red Hat, i nostri valori sono sempre stati incentrati sulle nostre persone, sui nostri clienti, sui nostri partner e sulle nostre comunità. Questi valori sono emersi ancora di più durante questi anni in cui la pandemia ha cambiato il modo di essere delle aziende e delle persone.

Essere inclusivi e aperti ad ogni tipo di minoranza: un’affermazione che, in passato, è stata più dichiarazione di principio che concreta realtà. Quali sono le vostre policy da questo punto di vista?

Rodolfo Falcone, Country Manager, Red Hat
Rodolfo Falcone, Country Manager, Red Hat

La cultura e l’organizzazione di Red Hat è profondamente radicata sui principi della collaborazione e crediamo che un ambiente realmente inclusivo, che valorizzi le diverse prospettive, sia fondamentale per ottenere il contributo di tutti. Avere più voci “allo stesso tavolo” ci permettere di affrontare le diverse sfide da prospettive diverse, dando ai manager soluzioni migliori, più innovative e permettendo così di seguire le soluzioni migliori e più innovative ai complessi problemi di oggi.

Proprio in questa direzione esistono comunità all’interno di Red Hat per la diversità e l’inclusione (D&I) ovvero gruppi globali guidati da dipendenti Red Hat incentrati sulla promozione della diversità e dell’inclusione, sulla condivisione delle conoscenze, sull’apprendimento, sullo sviluppo e sulla costruzione di relazioni. Grazie a questi gruppi è stato sviluppato anche un piano di formazione per tutti i nostri dipendenti sul tema dell’inclusività e dell’apertura. Questo piano di formazione è accessibile online a tutti attraverso la nostra Red Hat University.

Parlare di responsabilità sociale sarebbe impossibile senza riflettere sull’integrazione con le comunità in cui le società operano. Che progetti avete per il nostro Paese?

In questa direzione stiamo operando in diversi settori a livello locale. Mi piace citare un’importante iniziativa che abbiamo recentemente intrapreso con la Ribes Academy per fornire gratuitamente corsi di formazione per far acquisire e migliorare skill digitali di programmazione e sviluppo web a chi non ha un’attività lavorativa (disoccupati, inattivi e lavoratori a rischio di povertà).

Un aspetto molto importante è che al termine delle lezioni gli studenti “restituiranno” le nozioni hi-tech acquisiste nei corsi tenendo lezioni gratuite nei Servizi sociali e nei Centri terza età. Tutto questo secondo il modello Social give-back.

Il welfare aziendale, molto sviluppato nelle nazioni del nord Europa, ha fatto fatica ad affermarsi in modo organico in Italia. Nelle vesti di leader It, in che modo agevolate la vostra forza lavoro?

Red Hat offre da sempre una cultura aperta basata sul modello Open Organization, che promuove la collaborazione e stimola le idee migliori. Molti dei nostri dipendenti sono liberi di scegliere con flessibilità il modo di lavorare, i progetti e le opportunità di crescita che ritengono più importanti. La quasi totalità dei nostri dipendenti adotta un modello di lavoro ibrido ovvero la possibilità di scegliere se operare da remoto oppure in ufficio.

Oltre ad assistenza sanitaria integrativa per tutto il nucleo familiare, offriamo ai nostri dipendenti giornate formative (Learning Day) e ogni tre mesi un giorno da dedicare a se stessi e ai propri cari per “ricaricare le pile” (Recharge Day).

A testimonianza della qualità lavorativa che offriamo ai nostri dipendenti vi sono la nomina di Red Hat da parte di Forbes come una delle migliori aziende in cui lavorare e la certificazione come Great Place to Work.

Un programma che mi piace inoltre ricordare, denominato Red Hat Award, assegna a ciascun dipendente un determinato numero di punti ogni trimestre. A supporto del nostro valore strettamente legato alla meritocrazia, tutti ottengono lo stesso numero di punti, indipendentemente dal loro ruolo nell’organizzazione. Ogni Red Hatter può nominare i colleghi che rappresentano al meglio i valori o la cultura di Red Hat assegnandogli un numero di punti a sua discrezione. I punti che uno ottiene sono riscattabili per merchandising e buoni regalo.

È importante infine sottolineare che a testimonianza della qualità lavorativa che offriamo ai nostri dipendenti vi sono la nomina di Red Hat da parte di Forbes come una delle migliori aziende in cui lavorare e la certificazione come Great Place to Work.

Red Hat

In ultimo, impossibile non parlare di sostenibilità ambientale, anche alla luce della COP26 e della fortissima sensibilità sulle tematiche da parte dell’opinione pubblica. Come avete progettato la vostra roadmap per ridurre la vostra impronta ecologica?

Anche in questo settore Red Hat svolge e vuole svolgere sempre più un ruolo da protagonista. Durante la 26a Conferenza delle parti delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP26), infatti, i relatori di Red Hat hanno discusso in che modo le istituzioni finanziarie possono utilizzare e condividere i dati in modo più efficace per affrontare il cambiamento climatico.

In questa ottica si pone, ad esempio, la nostra adesione, avvenuta nel 2021, all’iniziativa OS-Climate (OS-C), un progetto open source sostenuto dalla Linux Foundation che intende realizzare tecnologie rivoluzionarie e piattaforme dati necessarie per ridurre gli impatti nel cambiamento climatico durante il processo decisionale e nella gestione del rischio delle aziende finanziarie.

Come parte della nostra partecipazione, forniamo competenze tecniche e risorse per aiutare OS-C a creare un “Data Commons” che funge da piattaforma di acquisizione, elaborazione e gestione di dati aperti per consentire ai membri di collaborare alla standardizzazione e al miglioramento ambientale, sociale e di governance (ESG).

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