Cloud e Pa: in Italia adozione frammentata e in forte ritardo

Per la School of Management del Politecnico di Milano urge una strategia condivisa per il Pubblico. La razionalizzazione delle infrastrutture è solo il primo passo.

Pur riconosciuta come fondamentale “per abilitare l’informatizzazione della Pubblica amministrazione”, in Italia l’adozione del cloud computing nel settore Pubblico non appare solo frammentata ma anche in forte ritardo.

A dirlo sono i numeri contenuti nell’Osservatorio Cloud & Ict as a Service della School of Management del Politecnico di Milano secondo cui solo il 35% degli enti Pubblici nostrani ha attiva almeno un’iniziativa di public cloud, rispetto al 44% della media nel campione multisettore considerato.
Una forbice che, in tema di private cloud, arriva addirittura ad allargarsi riportando progetti attivi solo nel 41% dei casi esaminati contro il 56% del
campione multisettore.

Ma c’è ben altro di cui preoccuparsi.
Analizzata la situazione nei singoli enti quel che emerge è una conoscenza ancora limitata delle opportunità offerte dalla nuvola, tanto che ogni settore indagato pare una realtà a sé.
Basti pensare che nelle aziende sanitarie, così come presso comuni e province, il cloud è fra gli ambiti considerati meno importanti e che la sua diffusione sul territorio è, di fatto, legata a progetti di virtualizzazione delle risorse Ict, di disaster recovery e business continuity.

Dalla rilevazione sugli enti locali emerge, quindi, un approccio spesso tattico, poco coordinato all’interno del quale il cloud è spesso inteso solo come percorso interno abilitato dalle tecnologie di virtualizzazione e da adempimenti normativi in termini di business continuity e disaster recovery, senza apprezzarne il vero valore.

Non di meno, a livello regionale l’attenzione si starebbe focalizzando su progetti di razionalizzazione dell’infrastruttura votati all’accentramento e alla realizzazione di modelli di aggregazione per erogare servizi in modo più efficiente.

E se nelle Regioni gli ambiti di maggiore interesse si confermano i servizi infrastrutturali di base, la posta elettronica, l’amministrazione e i servizi a supporto della sanità, nella Pubblica amministrazione Centrale a emergere sono iniziative prevalentemente di singoli ministeri ed enti Centrali mentre alcuni servizi applicativi trasversali vengono erogati a tutti gli enti della Pac.

Manca una governance definita e condivisa
Va da sé che, nel quadro tratteggiato nella ricerca dell’Osservatorio del Politecnico di Milano, a emergere è soprattutto l’esistenza di “modelli diversi con logiche differenti, anche tra organizzazioni con una mission comune”.
Così facendo, oltre a riportare una “grande frammentazione di iniziative” quella evidenziata da più parti è la difficoltà di una “standardizzazione ai vari livelli”, che vanifica, di fatto, “gli sforzi di una regia nazionale”.

Un’accelerazione, fanno però sapere dalle parti della School of Management, potrebbe arrivare dall’attesa razionalizzazione dei datacenter sparsi per il Paese, e di cui l’Agenzia per l’Italia Digitale ha da poco realizzato il censimento.

Verso un modello di Enterprise Public cloud
Così, in attesa che si definisca con linee guida concrete una strategia che stabilisca priorità e regole per la diffusione del cloud computing in tutti gli enti Pubblici, l’Agenzia per l’Italia Digitale sta lavorando a stretto contatto con Consip per definire modalità di accesso ai servizi cloud che consentano realmente di attuare il percorso verso un modello di Enterprise Public cloud.

Non senza ricordare che la razionalizzazione delle infrastrutture rappresenta solo il primo passo cui dovranno seguire il consolidamento delle piattaforme e del patrimonio applicativo, l’adozione di nuovi modelli di erogazione cloud e il ripensamento di processi e modello di servizio.

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