Cisco, il data center 3.0 è pronto

Con l’Unified Computing System mette al centro l’infrastruttura di rete. Esplicito il ricorso alla virtualizzazione. Si riducono i costi.

Dopo tre anni di sviluppo e il coinvolgimento di un team di esperti (che vede anche la partecipazione di numerosi vendor), Cisco ha presentato l’architettura Unified Computing System (Ucs), basata su standard di mercato, che si indirizza al data center di nuova generazione (3.0). «La portata di questo annuncio è simile a quella di dieci anni fa quando abbiamo presentato la piattaforma di telefoni Ip» ha detto Danilo Ciscato, director Business Development and Marketing di Cisco.

Oggi i data center sono sempre più complessi e il discorso dei server virtualizzati da inserire è un elemento in più che ne aumenta la complessità. Per questo, secondo Cisco è necessaria una nuova architettura che semplifichi la gestione del data center 3.0 e che faciliti il controllo operativo degli ambienti virtualizzati.

L’architettura Ucs è basata su una tecnologia innovativa presentata un anno fa, la Unified Fabric, che sposta il classico concetto del server al centro del data center per mettere al centro l’infrastruttura di rete, alla quale il server si connette e tramite la quale riesce a colloquiare con tutte le altre unità del centro dati.

I benefici ottenuti con questo approccio sono stati così sintetizzati da Luciano Pomelli, manager of consultant Systems Engineer di Cisco: riduce fino all’8% i consumi di energia; estende il ciclo di vita degli attuali data center; consente il rilascio rapido di nuove applicazioni e servizi; basta un’unica operazione di cablaggio per connettere ogni rete; favorisce il consolidamento e utilizzo dello storage (ogni server è connesso a ogni storage); abilita la mobilità delle virtual machine all’interno dell’intero data center.

Per realizzare l’Unified Fabric servono due elementi: il primo è il Data Center Ethernet (DcE) che è come un’autostrada capiente (10 Gga) che agevola i passaggio di diversi tipi di traffico, in pratica raggruppa una serie di estensioni dell’architettura Ethernet progettate per migliorarne l’impiego e la gestione in applicazioni data center; il secondo elemento è il FibreChannel over Ethernet (FcoE), una soluzione che abilita il trasporto del protocollo Fc (San) su una rete Dce. Il connubio tra questi due elementi porta come benefici il fatto di ridurre e semplificare i cablaggi, di ridurre il numero di adattatori e apparati di rete, di offrire elevate prestazioni e di poter operare con le San già presenti.

Quindi l’Unified Computing System unisce in un unico sistema l’elaborazione (industry standard), la rete (Unified Fabric), la virtualizzazione ottimizzata e l’accesso storage.

Il tutto consente, secondo Cisco, un Tco inferiore all’approccio classico, una riduzione fino al 20% delle spese Capex e fino al 30% di quelle Opex, che sono quelle che traggono il massimo dei benefici dalla virtualizzazione, grazie alla semplificazione della gestione e all’automazione delle procedure di amministrazione. Viene migliorata, inoltre, l’efficienza sul fronte raffreddamento e alimentazione, come pure l’agilità del business (provisioning delle applicazioni in minuti invece che giorni).

Con l’Ucs, Cisco si appresta a realizzare il data center di terza generazione, preludio di una evoluzione futura che punta sul cloud computing, in particolare sul Private Clouds, che verrà usato dalle aziende per erogare servizi al proprio interno.

Tra gli attori più coinvolti in questo nuovo progetto di Cisco troviamo oltre a Vmware, che è la piattaforma di virtualizzazione di riferimento (ma anche tutte le altre possono essere utilizzate, purché standard), e tutto un ecosistema di collaborazione con partner tra i più importanti del mercato, che vanno da Emc a Oracle, da Sap a Novell, da Intel a Bmc e a NetApp per citarne alcuni.

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