chief data officer

Chuck Hollis, senior VP of cloud infrastructure di Oracle, ha illustrato di recente in un articolo per Forbes, ripreso poi nel blog dell’azienda, come e perché quello dei chief data officer potrebbe essere un percorso simile ai CFO.

Un ruolo, dunque, che li porterà se non a sedere nel board, a essere il primo livello di consultazione.

Hollis parte da un recente sondaggio condotto da New Vantage Partners (consultabile a questo link), che ha rilevato come il numero dei chief data officer sia in costante aumento. Solo il 12% delle aziende rappresentate nell’indagine aveva un CDO nel 2012, ma la percentuale ha raggiunto un robusto 68% nel 2019.

Evidentemente si tratta di un ruolo popolare, anche se, sottolinea ancora il SVP di Oracle, c’è poca coerenza nelle responsabilità dei chief data officer, CDO.

Alcuni CDO sono focalizzati sulla semplice inventariazione dei data asset dell’organizzazione. Altri sono più focalizzati sulla qualità dei dati e sul master data management. Tutti si focalizzano sulla creazione di una cultura dei dati più forte, ma solo alcuni dicono di essere responsabili della produzione di risultati misurabili o della quantificazione del valore dei data asset. Un focus più recente è l’etica dei dati, che è un ruolo in fase di transizione.

Per provare a dare uno sguardo al futuro del CDO, Hollis propone un raffronto con la traiettoria del CFO e di come quest’ultima si sia evoluta nel tempo.

Secondo Chuck Hollis, i CFO erano inizialmente dei financial gatekeeper, poi hanno acquisito un nuovo focus sulla conformità alla legislazione e, da questo punto, la traiettoria di questa figura si è sviluppata verso un ruolo strategico, di consulenza e collaborazione con il CEO. I moderni CFO, sottolinea Hollis, sono spesso considerati “CEO-in-waiting”.

Il ruolo di CDO, secondo il senior VP di Oracle, potrebbe evolversi in un percorso simile: o almeno, c’è il potenziale.

Nell’economia digitale, i dati creano valore. Tuttavia, il 92% degli intervistati del sondaggio New Vantage Partners ha indicato che le persone e il processo sono il loro fattore inibitore più grande.

Ciò sembrerebbe confermare la necessità di avere un CDO in azienda, ma si potrebbe anche sostenere che, in alternativa, i singoli dirigenti dovrebbero essere responsabili di fornire un valore crescente dai rispettivi dati: dei clienti, di qualità, della catena di approvvigionamento, finanziari e così via.

Ma anche nel caso di questa visione decentralizzata, secondo Hollis c’è spazio per il ruolo di chief data officer. I singoli dirigenti potrebbero non avere la motivazione, le skill o le risorse; un’altra preoccupazione è poi la governance uniforme dei data asset. Una singola leadership che aiuti l’It a comprendere ciò che è necessario, può essere preziosa.

Nel frattempo, una trasformazione digitale di successo richiede alle aziende di unire tutte le loro fonti di informazione e di ricavarne un valore ancora più profondo.

Proprio come i moderni CFO integrano tutti gli aspetti della gestione finanziaria per creare una visione strategica del futuro della loro organizzazione, sostiene Chuck Hollis, i CDO hanno l’opportunità di integrare tutti gli aspetti di come le loro organizzazioni raccolgono, integrano e creano valore dai dati.

La maggior parte dei CEO, conclude Hollis, può contare sui propri CFO per articolare la strategia finanziaria della propria organizzazione. Quando i CEO potranno contare sui loro CDO per articolare la strategia dei dati dell’organizzazione, sarà un chiaro segno che il ruolo ha raggiunto il suo potenziale.

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