CrowdFuture, la manifestazione dedicata alle commistioni tra società, rete e finanziamento, propone una plenaria e svariati workshop di approfondimento. A Roma il 19 ottobre.
Nuove modalità di finanziamento attraverso la Rete hanno ormai preso piede in svariati settori. Il crowdfunding non serve solo a sfruttare la ridotta rete sociale del singolo imprenditore o artista, o a lanciare una start-up, ma sta diventando canale privilegiato per qualsiasi raccolta di fondi in qualsiasi momento della vita di un’attività personale, artistica, sociale o aziendale. Alle diverse forme di crowdfunding è dedicato CrowdFuture 2013, ospitato dall’Università Luiss di Roma.
L’edizione 2013, anche quest’anno organizzata da Nois3lab, si terrà sabato 19 ottobre ed è articolata in tre fasi: plenaria, verticali e workshop.
Le cinque tracce riguardano la normativa italiana, la regolamentazione europea, il civic crowdfunding, la gamificazione e l’open source.
Norme ed approcci in cerca d’integrazione
Il quadro giuridico, normativo, informatico e pratico è affrontato con dettaglio ed aggiornamento nazionale ed internazionale, facendo di CrowdFuture l’evento di riferimento per questo argomento.
Il programma è pensato anche per seguire chi vuole finanziare una propria iniziativa, associando la plenaria con una delle tracce e ad uno dei workshop di approfondimento, che inquadrano il problema da tre punti di vista: locale, no-profit e globale.
Tornando alla plenaria, dalle 9.45 Ivana Pais e Daniela Castrataro presenteranno l’analisi delle piattaforme italiane di Crowdfunding. A questo argomento verrà dedicato uno specifico workshop pomeridiano gratito, seguito poi dal report sul Do It Yourself Crowdfunding presentato da Tim Wright (in inglese).
La plenaria verrà interrotta dalle cinque tracce tematiche (10.30-12.45) per poi riprendere alle 12.50 con l’attesissima presentazione di Luke Lang, founder e direttore marketing della piattaforma britannica Crowdcube che presenterà alcuni esempi di business finanziati tramite la crowd all’inglese.
Leggi e regolamenti
L’Italia è stata la prima nazione al mondo ad approvare una legge sul crowdfunding, anticipando anche gli Stati Uniti. Come sempre accade ai pionieri l’azione ha suscitato non solo approvazione ma anche dubbi. In altre nazioni europee (UK, Olanda) già esistevano prassi più o meno consolidate che il legislatore non ha ritenuto di dover normalizzare.
Il patchwork complessivo è comunque sotto controllo, nelle modalità che verranno mostrate nella traccia sulla EU regulation. Di particolare interesse si preannuncia il panel conclusivo, nel quale David Blair modererà Kieran Garvey, Luke Lang, Carlo Allevi, Lionel Slusny e Daniela Castrataro. “Trovo paradossale che un fenomeno del web 2.0, che per sua stessa natura si autoregola, venga regolato e in modo anche molto stringente”, ha detto Daniela. “In un Paese come l’Italia, di tradizione giuridica romana, l’incontro della crowd con la finanza non poteva che avvenire sul piano normativo”. La diversa tradizione del Regno Unito, invece, ha permesso l’esistenza di piattaforme ben funzionanti anche prima della morsa del normatore. Ma adesso le varie anime s’incontreranno, almeno negli alti strati del modello europeo.
Gli aspetti giuridici da un punto di vista nazionale saranno affrontati in una sessione curata dall’Università Luiss. In chiusura si terrà un panel coordinato da Gian Domenico Mosco.
Oltre la progettazione partecipata
A ben vedere, il crowdfunding è un approccio a comunicazione e collaborazione della Rete, esteso anche al finanziamento. Di particolare interesse è la traccia sul crowdfunding civico, non impostato sulla questione economica, bensì come livello superiore alla progettazione partecipata nella quale il finanziamento viene solo alla fine: in quest’ottica la variante “civica” è un laboratorio per tutte le forme di crowdfunding. La traccia è curata da Alessio Barollo e Tim Wright. “Finora in Italia è stato usato solo per motivi culturali, ma negli ultimi mesi sta partendo anche per opere pubbliche”, ha commentato Alessio: “nel 2014 si vedranno svariati progetti italiani”. Va parzialmente in questa direzione il workshop pomeridiano sul Localvesting, il crowdfunding territoriale.
Software per le crowd
La tecnologia del software è molto forte nelle piattaforme rivolte alla crowd e la giornata di lavori ne tiene il giusto conto. C’è spazio anche per sviluppatori o per chi deve fare scelte tecniche di realizzazione di piattaforme.
In particolare a CrowdFuture 2013 sono presenti l’open source, che viene in sostegno delle community e del capitalismo distribuito, e la gamificazione come spinta alla partecipazione soprattutto economica.