Castelli, Eni: così ho cambiato il datacenter

Con un progetto definito titanico il Cio ha creato un sistema che fa innovare e rispamiare milioni di euro. E che è piaciuto a Oracle, tanto da dargli il premio Excellence.

Quest’anno ha ricevuto il premio “Cio of the Year” per l’area Emea agli Oracle Excellence Awards 2013.

Un riconoscimento che Gianluigi Castelli, Cio di Eni, ascrive in particolare al progetto, il cui compimento si è concretizzato poche settimane fa, di completo rinnovo del datacenter della società.

Progetto titanico
”È un riconoscimento non semplicemente all’utilizzo che Eni fa delle tecnologie Oracle, quanto a un progetto titanico che raramente si vede in aziende brick & mortar come la nostra, nella quale le tecnologie It sono di supporto e non core”.
”In effetti – sottolinea non senza orgoglio – l’ampiezza e la profondità dell’evoluzione che stiamo mettendo in atto in azienda è difficile che capiti una seconda volta”.


Dal datacenter al sourcing
Castelli parla infatti di una trasformazione end to end, che parte sì dal datacenter, ma arriva a toccare il modello di sourcing.
Un Green Datacenter inaugurato, poco più di due anni dall’inizio dei lavori, a Ferrera Erbognone in provincia di Pavia e destinato a ospitare i sistemi di elaborazione di Eni, sia di informatica gestionale, sia di elaborazione di simulazione sismica in modalità High Performance Computing.
”Parliamo di un datacenter che deve garantire livello di affidabilità estremamente elevato, tier 4 pieno, che si sviluppa su 5200 metri quadri di sale macchina utili su un’area di 60.000 metri quadri, racconta Castelli, che parla di una ”attenzione ossessiva e saggia al risparmio energetico”

Un record di efficienza energetica
Castelli parla di Ups statici che si accendono solo in assenza di corrente, fatti realizzare appositamente per essere in grado di portare alimentazione alle macchine inferiore ai 60 millisecondi. L’alta tensione è stata portata direttamente dentro le sale macchine con un abbattimento a pochi metri dagli apparati, così da ridurre la dissipazione, risparmiando nel contempo decine di tonnellate di rame.
E poi free cooling, separazione assoluta tra corridoi caldi e freddi, nessun generatore diesel ma una turbina a metano, mentre per il backup viene usata la rete di Terna.
Tutto ciò si traduce, in Eni, in un vero e proprio record mondiale in termini di efficienza energetica: per il Green Data Center questo rapporto risulterà al di sotto del valore di 1,2 , al momento il miglior risultato a livello mondiale.

La forza della standardizzazione: i risparmi
Ma non si tratta di solo ferro. Castelli parla di una Infrastructure as a service vera, tutta standardizzata su blade: abbiamo installato 4000 server, visti come un array di processori.
La standardizzazione si è estesa a a sistemi operativi e database, con evidenti vantaggi in fase di configurazione.
”Abbiamo adottato un modello dinamico di gestione: Edi (Eni dynamic infrastructure). È un modello che ci consente di allocare in modo dinamico le risorse di calcolo. Nel contempo abbiamo dismesso i contratti di outsourcing in essere, portando in insourcing la gestione”.
Tutto questo si riassume in una sola parola: razionalizzazione.
Una razionalizzazione che secondo Castelli si traduce in 31 milioni di saving l’anno.

”Abbiamo standardizzato tutto su Linux ed effettuato un replatforming delle applicazioni”.

Meno applicazioni
L’effetto è palese anche quando si parla di applicazioni: dalle 575 applicazioni derivanti da consolidamenti e stratificazioni, si è proceduto a una razionalizzazione del parco applicativo, con la cancellazione di circa 180 applicazioni, così che il totale oggi si aggira sulle 400.

In-memory e IoT nel futuro
Guardando al futuro, Castelli vede nell’in-memory un’enorme opportunità: significa far fare un salto avanti alle applicazioni.
E aggiunge: ”Fino a poco tempo fa gli analytics non erano così rilevanti, o meglio, non era considerato rilevante il fatto che le query potessero avere un certo tempo di risposta. Oggi, in un mondo in cui non è predicibile quali domande verranno fatte, l’in-memory può essere una risposta”.
Molto interesse si indirizza anche verso l’Internet of Things, di cui interessa l’applicabilità reale nei nella sensoristica o nei sistemi di controllo.
”Addirittura – conclude il manager – devo dire che credo forse più all’Internet of Things che un cloud generalizzato. Per il cloud, a pare mio, la modularità resta l’approccio migliore”.

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