Castelli: c’è poca Italia al tavolo per il lavoro Ict in Europa

Spin doctor italiano dell’iniziativa annunciata ieri a Bruxelles, il Cio di Eni parla delle opportunità e delle sfide, non senza lanciare qualche frecciata. Startup, crowdfunding e standard fra i pilastri d’azione.

Dei lavori in corso per arrivare al varo della Grand Coalition for Digital Jobs Gianluigi Castelli, Cio di Eni, aveva parlato la scorsa settimana a Milano, in occasione del convegno ”Eccellenza e Innovazione” organizzato da Aica, Aused e ClubTi, dichiarando il suo impegno diretto nell’iniziativa.

Per questo motivo lo abbiamo raggiunto telefonicamente a Bruxelles, dove oggi fervono i lavori e i workshop che accompagnano il lancio della Coalizione, chiedendogli qualche commento di prima mano.

Pochi italiani dove invece serve esserci
E il primo, purtroppo, è di rammarico.
La delegazione italiana è troppo esigua. Siamo sei su 400 delegati”.
Ironizza sul fatto che le delegazioni irlandese e lituana sono più numerose della nostra, ma poi centra il punto: “dei rappresentanti dell’industria c’è solo Eni, poi ci sono le associazioni, come Aica: siamo sempre in deficit di rappresentatività”.


Soprattutto perché si sta parlando di una iniziativa che Castelli definisce “necessaria”, sulla quale si gioca la competitività diretta e indiretta dell’It europea e che proprio per questo deve essere vissuta come complementare all’agenda digitale europea e a quella dei singoli Paesi, con il contributo di tutte le forse in gioco, “incluse le rappresentanze della società civile”.

“È un buon punto di partenza – prosegue Castelli – , soprattutto perché si parte dall’identificazione di principi e policy. Poi, è chiaro, molto dipenderà da come si passerà all’implementazione, tenendo presente che si parla pur sempre di Paesi diversi, che si muovono spesso a velocità diverse”.
Per quanto riguarda il nostro Paese, stringente secondo Castelli sarà sia il coordinamento con l’Europa, sia l’allineamento con la nostra agenda digitale.

L’Europa deve sprovincializzarsi
Che la Coalizione sia un punto di partenza importante lo dimostra anche l’endorsement immediatamente arrivato da una schiera ben nutrita di big dell’Ict statunitense, a partire da Cisco, passando per Hp e arrivando a Oracle, che già nel pomeriggio di ieri ha rilasciato una nota ufficiale plaudendo all’iniziativa.

Ma su questo punto Castelli avanza un’obiezione: “Sarebbe bello che queste aziende smettessero di considerare l’Europa esclusivamente come un commercial playground, ma si impegnassero per investire maggiormente in strutture di ricerca e sviluppo nella regione: credo che tutta la filiera ne beneficerebbe”.

Decisamente più positivo, invece, Castelli si dimostra quando si parla di startup, che occupano uno spazio non da poco nelle linee guida della Coalizione.
“Il focus sulle startup è importante soprattutto perché in Europa oggi manca un’industria di prodotti software. Le startup, più che sui servizi, si focalizzano proprio sui prodotti software, colmando il gap esistente”.
Positivo è anche il parere sul fatto che il lavoro con le startup si svilupperà lungo una piattaforma, che non solo favorisce la definizione di standard, ma è d’aiuto nello stimolare la coopetition.
”Poi è chiaro che la cultura del venture capital statunitense è completamente diversa rispetto a quella europea. Bisognerà lavorare sugli incentivi dei Governi e sul crowdfunding. Le idee ci sono: i giovani si scoraggiano di fronte a difficoltà che sembrano e in fondo sono insormontabili. Lì servono azioni virtuose”.

Essenziale standardizzare
La standardizzazione è un concetto importante per la Coalizione e non riguarda solo le startup.
Fondamentale è anche la standardizzazione dei percorsi formativi, che aiuti a superare la disomogeneità delle certificazioni e degli skill.
“E sarà ancor più fondamentale – prosegue – , come ha ricordato Androulla Vassiliou, Commissaria europea responsabile per l’Istruzione, la cultura, il multilinguismo e la gioventù, trovare il modo di incentivare ancor di più il corpo insegnanti così che l’insegnamento attragga le persone migliori”.
Secondo Castelli sarà fondamentale rivalutare tutto l’aspetto scientifico che sta alla base dell’It: Non si scrivono algoritmi se non ci si innamora un po’ di matematica,  fisica e anche di filosofia”, conclude.

Ma, una volta rientrato in Italia, a chi porterà Castelli gli stimoli di questi giorni a Bruxelles?
«Innanzi tutto al mio capo, che è anche il responsabile delle risorse umane. A dire il vero è singolare che tra le tnte figure presenti, forse proprio l’Hr brillasse per assenza. E poi al mondo accademico e dell’industria, cercando agganci per stimolare riflessioni e soprattutto azioni lungo la linea stabilita dalla Coalizione”.

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