Antispam, quattro freeware per proteggersi dalla “spazzatura”

Passo-passo su quattro programmi per ridurre la posta indesiderata. E se non bastano, si può sempre fare una denuncia al provider

Maggio 2006 Il termine spam, contrazione dei termini inglesi spiced
ed ham, identificava inizialmente soltanto un tipo di carne in scatola molto
famosa tra le famiglie americane. Successivamente, è stato introdotto
anche in ambito informatico per descrivere tutte quelle pratiche che ostacolano
le proprie possibilità di comunicazione.

Ma cosa c’entra la carne in scatola? L’utilizzo del termine spam
per riferirsi alla posta elettronica indesiderata viene fatto derivare da una
scenetta del programma “Monty Python’s Flying Circus” ambientata
in una taverna: la cameriera propone allo sfortunato avventore solo ed esclusivamente
cibi a base di spam; il cliente – che non gradisce la carne in scatola – viene
però a trovarsi schiacciato dall’insistenza della cameriera e dai
cori innalzati da un gruppo di vichinghi seduti al tavolo accanto. Questi ultimi
intonano cacofonici motivetti all’interno dei quali ricorre la parola
spam.

Come nello sketch di Monty Python, anche in informatica lo spam infastidisce
e disturba: i messaggi di posta elettronica indesiderati, che molti di voi quotidianamente
ricevono in mailbox, sono gli esempi più comuni di spam.
Le probabilità di ricevere posta indesiderata aumentano in modo esponenziale
se il proprio indirizzo e-mail viene pubblicato sui newsgroup, sul web o in
altre aree pubbliche della Rete. Gli spammer, infatti, utilizzano degli strumenti
che effettuano una scansione delle risorse disponibili in Rete estraendo quanti
più indirizzi e-mail possibile. Una volta acquisiti, gli indirizzi e-mail
vengono bersagliati con messaggi di ogni genere.

Gli spammer, inoltre, sono collegati tra loro: può capitare quindi, che il
vostro indirizzo di posta elettronica, sia trasmesso a decine di altri personaggi
senza scrupoli. E’ palese come questo tipo di attività siano assolutamente illegali
in Italia così come in molti altri Paesi: il nostro Garante, ad esempio, ha
sancito
come lo spam sia da considerarsi un illecito penale.
Purtuttavia, gli spammer proseguono imperterriti i loro invii di posta indesiderata:
la spedizione di migliaia di e-mail ad account di tutto il mondo è un’attività
che ha costi assai limitati e che può portare facili profitti considerando
che, purtroppo, sono molti a cadere nelle truffe spesso pubblicizzate nei messaggi
di spam (presentazione di improbabili metodologie per far soldi facilmente basati
su schemi multilivello, truffe legate all’ambito della salute o delle
diete, offerte di strumentazioni illegali, false proposte di lavoro retribuito
e così via).

Di contro, è invece molto alto il prezzo che gli spammer fanno scontare
alla collettività: i provider Internet sono costretti ad aumentare la
banda disponibile, le aziende e gli utenti devono adottare tecniche e metodologie
per fronteggiare il fenomeno dello spam con inevitabili perdite di tempo e denaro.

I software che vi presentiamo nelle pagine seguenti offrono gli strumenti per
separare le e-mail indesiderate da quelle legittime.
Gli approcci utilizzabili sono essenzialmente tre: utilizzo di blacklist online
(DNSBL); uso di filtri bayesiani; filtri basati sulle parole contenute nei messaggi
di posta ricevuti.

Le “liste nere” DNSBL si basano sull’analisi del mittente
dell’e-mail: l’intestazione del messaggio viene confrontata con
le informazioni raccolte dalle varie liste on line. Se l’e-mail appare
come proveniente da indirizzi IP che hanno inviato o spediscono spesso spam,
da open proxy o open-relay mail server, il messaggio viene classificato come
indesiderato.
L’uso delle DNSBL può aiutare ma presenta comunque qualche “effetto
collaterale”: c’è il rischio che qualche e-mail possa essere
erroneamente classificata come spam. Le DNSBL vengono infatti mantenute da terzi:
è bene sempre accertarsi della bontà di una lista DNSBL per evitare
che vengano cancellate e-mail importanti, del tutto legittime.

I filtri bayesiani, invece, consistono in un complesso ed efficace sistema
di classificazione dei messaggi in base al loro contenuto: alle varie parole
che compongono ogni e-mail viene assegnato un punteggio specifico; quando il
punteggio supera un certo valore di soglia, il messaggio viene immediatamente
classificato come spam. I software presentati più avanti, offrono la
possibilità di sfruttare, contemporaneamente, le diverse metodologie
per l’individuazione dello spam. Quelli che integrano l’uso dei
filtri bayesiani, riescono in generale a dare il meglio di sé dopo un
periodo iniziale di “apprendimento”: l’utente deve indicare
manualmente i messaggi che risultano essere spam e non ancora riconosciuti automaticamente
come tali. In questo modo, il software antispam potrà aggiornare il proprio
dizionario riuscendo a classificare correttamente ed in modo autonomo un sempre
maggior numero di e-mail.

Sul medio-lungo periodo, i software che utilizzano filtri bayesiani sono quelli
che daranno maggiori soddisfazioni in termini di efficienza ed efficacia. Spamihilator
è certamente il programma più abile, nell’immediato, nel
riconoscere e-mail di spam. Abbiamo “dato in pasto” a tutti software
presentati nelle pagine che seguono il contenuto di una nostra casella di posta
elettronica volutamente lasciata esposta alle attività degli spammer:
Spamihilator è il software che ha evidenziato, sin dalla prima installazione,
le migliori performance. Su 300 e-mail di spam, il programma non ha riconosciuto
come indesiderati soltanto 2 messaggi.

Fiore all’occhiello di Spamihilator è anche il supporto dei plug-in.
Di serie se ne trovano attivati quattro: il filtro DCC checksum-based, il plug-in
per l’individuazione come indesiderati di messaggi contenenti immagini
facenti riferimento a server esterni alla rete locale, quello che consente di
“cestinare” e-mail contenenti allegati sospetti, il plug-in che
evita di perdere newsletter alle quali ci si è iscritti e che, diversamente,
potrebbero essere riconosciute come spam.

Sia Spamihilator che PopFile fungono da proxy server: ciò significa
che fungono da intermediari tra il client di posta ed il server (POP3/IMAP)
del provider Internet. In entrambi i casi, quindi, è indispensabile fare
in modo che il client di posta elettronica faccia riferimento non più
direttamente al server del provider ma al proxy locale (127.0.0.1 o localhost).
Spamihilator effettua automaticamente tutte le modifiche necessarie agli account
di posta elettronica di qualunque client e-mail mentre PopFile supporta solo
i client Microsoft (per gli altri, è necessario operare manualmente le
varie modifiche).

SpamAware è invece il programma per chi ha fretta ed utilizza esclusivamente
Outlook od Outlook Express. Il suo utilizzo è elementare (non necessita
la riconfigurazione degli account e-mail) pur poggiando le sue fondamenta su
SpamAssassin. Mail Box Dispatcher, invece, utilizza un approccio diverso: la
sua analisi antispam è effettuabile a propri, direttamente sul server
di posta del provider Internet, evitando così la necessità di
dover scaricare in locale tutte le e-mail. Questa possibilità risulta
particolarmente utile ed interessante per coloro che ancora oggi sono alle prese
con connessioni “lente” – a banda stretta – come quelle offerte
da modem 56k o ISDN.

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