Al Governo contro il digital divide

Ci va Confindustria Digitale che, eletto il consiglio direttivo, per voce del presidente in carica, Stefano Parisi, si propone come partner per la crescita. Ecco con quali priorità.

Annunciata al mercato lo scorso giugno e ora forte della presenza nel proprio consiglio direttivo dei vertici dei principali gruppi internazionali, Confindustria Digitale ha pronto un ‘pacchetto di idee’ da presentare all’attuale ministro dello Sviluppo economico del Governo tecnico di Mario Monti, Corrado Passera.

Costituita da Assinform, Assotelecomunicazioni-Asstel, Anitec, Aiip e Assocontract, la neonata federazione, che raggruppa l’intera filiera Ict per un totale di 250mila addetti e oltre 70 miliardi di euro di fatturato, confida in interlocutori ‘tecnici competenti’ per portare avanti a più mani un progetto di partnership e realizzare l’economia digitale di cui il Paese ha bisogno.

Ex direttore generale di Confindustria, ex presidente della già nominata associazione di categoria che rappresenta il mondo delle telecomunicazioni fisse e mobili, City Manager di Milano fino al 2000, amministratore delegato di Fastweb e della Newco creata con Wind e Vodafone per coprire in fibra ottica le 15 principali città italiane, come presidente per i prossimi due anni di Confindustria Digitale, Stefano Parisi (nella foto) sembra l’uomo giusto al posto giusto.

Di sicuro il più solerte nel ricordare come ogni euro investito nel settore Ict rappresenti un moltiplicatore per l’intera economia «i cui sforzi di risanamento – ricorda – sono destinati a restar vani senza l’introduzione di opportune politiche di crescita economica». Ma perché queste stesse si realizzino occorre metter mano ai soliti, annosi problemi, «di pervasione della connessione a Internet, nelle famiglie come nelle imprese, in primis».

Ma se la banda larga «non è l’unico driver della crescita», in veste propositiva di ‘partner del Governo’, Confindustria Digitale punta a spingere la Pa nell’adozione dei servizi online «che, nelle versioni base, tra il 65 e l’80% degli oltre 8mila comuni italiani, sono del tutto inesistenti». Da qui, e senza «allungare la mano per chiedere risorse che la Pubblica amministrazione non ha», il primo impegno è promuovere uno switch off sulla falsa riga di quello che, in ambito televisivo, ha portato all’adozione del digitale al posto dell’analogico.

Ancora una volta, la richiesta al Governo è di adottare un ‘pugno di ferro’ nei confronti di chi rema contro l’avvento del progresso e dell’efficienza nei processi mentre, anche sul fronte della lotta all’evasione fiscale, il suggerimento di Parisi è «incrociare le informazioni contenute nelle banche dati dei fornitori di energia elettrica, per esempio, rispetto alle informazioni in possesso delle Pubbliche amministrazioni per far emergere attività economiche sommerse».

Scuola, ricerca, innovazione sono, poi, gli altri temi sul tavolo del dialogo con il Governo al quale Confindustria Digitale chiede sostegno all’e-commerce «con politiche che allineino le medesime aliquote da corrispondere per l’acquisto online di un libro come se si fosse in libreria», o che permettano di pagare una bolletta senza ingiustificate maggiorazioni rispetto a quelle applicate allo sportello postale.

Si passa, poi, alle norme che sovraintendono alla Rete e che riguardano temi di stringente attualità come diritto d’autore, pirateria e privacy «perché Internet si traduca in un vantaggio economico per la collettività e senza danno per alcuno». Sulla medesima lunghezza d’onda, lo sguardo della confederazione Digitale volge anche alla formazione «attraverso canali diversi e in maniera più originale» sia nelle scuole «per un corretto utilizzo del Web e delle nuove tecnologie», che nelle case per non escludere anche la fascia di popolazione che digital navite non è.

Infine, sulla falsa riga di quanto già accade all’estero, l’invito al Governo è di introdurre incentivi strutturali per le venture capital che investono in start up. Perché anche da qui passa la realizzazione di un’Agenda Digitale in linea con il resto d’Europa «che – conclude Parisi – vorremmo si realizzasse, come per il pareggio di bilancio, da qui alla fine del 2013».

Possibilmente con un digital divide residenziale risolto dalla rete mobile di nuova generazione (Lte) e una copertura dei distretti industriali (300mila imprese italiane censite e “fuori dalla connessione Internet“) del tutto prioritaria.

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