A rischio i conti dell’in house

Il decreto Bersani dà lo stop all’attività delle aziende pubbliche anche nell’It. E i faturati vanno a picco

L’articolo 13 del decreto Bersani sulle liberalizzazioni dice che le società
a capitale interamente pubblico o misto, costituite dalle amministrazioni
pubbliche regionali e locali per la produzione di beni e servizi strumentali
all’attività di tali enti “debbono operare esclusivamente con gli enti costituenti ed affidanti, non possono svolgere prestazioni a favore di altri soggetti pubblici o privati né in affidamento diretto né con gara e non possono partecipare ad altre società o enti”.



Queste società entro dodici mesi devono cessare le
attività non consentite. La norma segna un brusco stop per le società che
operano anche nel settore It di proprietà degli enti pubblici recentemente
entrate nel mirino di Aitech-Assinform, l’associazione che riunisce le società
Ict, che ne contestavano l’attività.



La vittoria del privato sul
pubblic
o dovrebbe togliere secondo un’indagine di Netics-Ics Files una
fetta di fatturato pari a venti milioni di euro ai quali se ne aggiungeranno
altri 53 in caso di conferma dell’obbligo di dismissione di attività svolte in
favore di enti del territorio non compresi fra gli azionisti.




La società più a rischio è la
genovese Datasiel che potrebbe perdere il 42% del fatturato che è di 44,5
milioni di euro. Poi c’è Insiel (Friuli Venezia Giulia) con il 34% dei ricavi
che potrebbero andarsene. Più distanziate InVa della Valle d’Aosta (15%), Webred
(Umbria, 14%), Lombardia Informatica (13%), Informatica Trentina (11,7%),
Informatica Alto Adige (11%), Csi Piemonte (2%) e Lait (ex Laziomatica) che
perderebbe lo 0,1% che equivale comunque a 3,5 milioni di euro.

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