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Vertiv coglie le sfide dei data center

Passato il Natale di Vertiv è ora di (ri)mettersi a lavorare tra gli spazi angusti dei data center. Si mostrano entusiasti Giordano Albertazzi e Antonio Carnassale, rispettivamente presidente di Vertiv in Europa, Medio Oriente e Africa e country manager per l’Italia, di far parte di un brand storico ma pronto per una nuova startup.

Vertiv è Emerson Network Power senza Emerson, dopo la rivoluzione resa pubblica ai primi di dicembre del 2016 e ora è pronta a consolidare il mercato e, magari, esplorare nuovi orizzonti.

I marchi noti (Asco, Chloride, Liebert, NetSure e Trellis) rimangono un riferimento assoluto nella gestione dell’energia all’interno di infrastrutture It complesse, data center in primis, e l’idea è di proseguire nell’innovazione di prodotto mantenendo un livello di qualità elevato per esplorare mondi ancora poco battuti.

Rimangono un riferimento anche i 9 centri di produzione e assemblaggio nella sola Europa, 28 in tutto il mondo, e i 600 tecnici nel Vecchio Continente, dei 3mila complessivi. Rimangono, poi, i 2 Customer Experience Center in Italia, a Tognana e a Castel Guelfo, che: “ospitano ogni anno centinaia di clienti e prospect provenienti da diverse zone dell’Europa e del mondo – afferma Carnassale -, tra questi Microsoft e Facebook ormai sono degli habitué”.

Lo sviluppo di business pronosticato da Albertazzi prevede un forte impegno nella riqualificazione e nell’ampiamento delle infrastrutture It preesistenti, di Service Provider o interne alle aziende stesse, che dimostrano una certa obsolescenza ma non solo.

C’è il settore ancora molto acerbo degli Edge Data Center, i centri di elaborazione e di connettività di prossimità, più vicini alle sorgenti di dati dell’Industria 4.0 e dell’IoT. “È un mondo nuovo – spiega Albertazzi –, un’opportunità da capire e da cavalcare” ma anche un terreno amico per un’azienda che ha la scalabilità nel suo dna.

Ripensare i data center dei clienti Oil&Gas e Trasporti

E poi ci sono i nuovi data center, quelli che aprono in Italia, come Supernap, nel Medio Oriente e nell’Africa del Nord. Per cogliere queste opportunità Vertiv continuerà a lavorare come ha sempre fatto, con la sua rete di partner e tecnici qualificati, forte di un nome ormai ben noto ma in un mercato in cui si muovono concorrenti all’altezza.

Ma non ci sono solo i data center dei service provider, tiene a sottolineare Albertazzi: “Sono altrettanto strategiche le nostre installazioni all’interno di infrastrutture complesse nell’ambito dei trasporti e dell’Oil&Gas per esempio. Installazioni di un peso comunque importante per Vertiv che non intendiamo certo sottovalutare”.

I prossimi mesi saranno spesi dalla filiale italiana di Vertiv nell’evangelizzazione del nuovo credo a partner e clienti attraverso le consuete iniziative di marketing proprio per non ridurre il contributo locale al business dell’azienda.

Parlando di data center, infatti, Vertiv stessa individua in una tendenza importante la progettazione e l’implementazione integrate allo scopo di replicare la stessa struttura in luoghi diversi. E di questa tendenza ne abbiamo già visibilità nelle nuove installazioni in Europa.

Ma se chi investe nel Vecchio Continente, nel Nordafrica e nel Medio Oriente è una multinazionale americana che replica la progettazione e centralizza le forniture è facile immaginare che si debba compensare il bisogno di business locale bussando alla porta di clienti di prossimità.

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