Uno studio condotto da Fortinet mostra come la Generazione Y non solo stia imponendo una accelerazione all’adozione del Byod, ma stia spingendo l’adozione anche verso le applicazioni. Con implicazioni importanti.

Byod e generazione Y. Difficile tenerli separati. Difficile, soprattutto, stabilire in quale misura gli uni influenzano la diffusione e, soprattutto, l’accettazione dell’altro.
Di certo, l’ingresso in azienda di figure professionali giovani, non abituate al rigido schematismo tra lavoro e vita privata, nativi digitali o comunque cresciuti in un mondo sempre più connesso, rende difficile, se non impossibile, il mantenimento di una compartimentazione regolata tra i due mondi.

È quanto emerge con chiarezza da uno studio presentato in questi giorni da Fortinet, che nei mesi di maggio e giugno ha coinvolto più di 3.800 dipendenti di età compresa tra i 20 e i 29 anni in quindici Paesi diversi, Italia inclusa.
I primi dati parlano chiaro: non solo l’87% degli appartenenti alla cosiddetta generazione Y italiana utilizzano i loro strumenti personali in ambito lavorativo, ma in buona misura lo considerano anche un loro diritto.
Un diritto, per qualcuno ancora un privilegio, va detto, che consente di guadagnare efficienza ma che nel contempo porta con sé dei rischi: la sicurezza innanzitutto, visto che il 49% dei rispondenti italiani hanno indicato nell’esposizione al malware una delle preoccupazioni principali, ma anche la perdita di tempo, evidenziata dal 37 per cento degli interpellati.

Non solo.

In effetti, la percezione del diritto a utilizzare i propri strumenti personali in ambito lavorativo è tale un terzo dei dipendenti italiani è pronto a contravvenire ai divieti della propria azienda e un terzo non sembrerebbe farsi problemi a utilizzare in ambito aziendale applicazioni non autorizzate.

Ed è su quest’ultimo punto che pone l’accento Joe Sarno, Vice President Regional Sales Southern Emea di Fortinet, che così spiega: ”Tra i dipendenti c’è una spinta sempre più forte a utilizzare il proprio strumento personale anche contro le policy aziendali. E questo significa che non è solo del Byod che ci si deve occupare, ma che, semmai, diventa determinante cominciare a includere nelle valutazioni di sicurezza anche il fenomeno del bring your application. Tutti sono interessati a utilizzare le proprie applicazioni sul loro dispositivo e è evidente che la diffusione dei marketplace delle applicazioni, dall’Android Market all’App Store nelle scelte e nelle inclinazioni degli utenti”.
In effetti, dalla ricerca emerge che l’84 per cento dei rispondenti italiani si dichiara interessato non semplicemente a utilizzare le proprie applicazioni nell’ambito lavorativo, ma addirittura a personalizzarle se non addirittura a crearle da sé, se la procedura fosse semplice.

”Ancora di più, – prosegue Sarno – è molto forte sia in Italia, sia in Europa, sia a livello mondiale, la preoccupazione che eventuali limiti e paletti introdotti nelle policy aziendali possano impedire l’accesso alle proprie applicazioni, sintomo di una forte dipendenza dall’utilizzo delle proprie Apps in qualunque contesto”.

L’utente, emerge ancora dallo studio, mette se stesso al centro del processo d’uso del dispositivo, tanto che ritiene di averne anche la responsabilità.
”Chi è responsabile della sicurezza del device? Io stesso. La responsabilità ė mia: questa è la risposta che in Italia hanno dato il 78 per cento dei rispondenti, senza rendersi conto che in un ambiente aziendale è un grosso errore”.

In questo scenario, secondo Fortinet le aziende non possono fare a meno di adottare una strategia adeguata.
”Negare il Byod sarebbe controproducente, ma le aziende non possono perdere il controllo della loro infrastruttura. Per questo, un sì al Byod e un sì al Byoa devono essere accompagnati dall’adozione di soluzioni di Mobile device management coerenti con le policy di sicurezza aziendali e soprattutto dall’adozione di livelli di sicurezza elevati sia in ingresso sia in uscita dalla rete aziendale”.

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