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VMware: gli italiani dicono sì all’AI, ma i dati devono rimanere in Italia

Come afferma VMware, ogni transazione digitale in ogni Paese del mondo genera nuovi dati che le aziende vogliono utilizzare per ottenere informazioni e vantaggi competitivi. I grandi fornitori di cloud pubblico gestiscono miliardi, se non trilioni, di transazioni digitali ogni giorno. Alcuni di questi dati vengono rapidamente analizzati in modo anonimo e non sono riconducibili ad alcun individuo, azienda o entità. Altre informazioni invece lo sono, nel bene e nel male, e spesso senza il consenso o la consapevolezza dei singoli.

L’economia del futuro non è fatta di denaro, ma di dati. Le leggi e le normative sulla sicurezza dei dati, sulla privacy, sulla residenza e sulla sovranità, tuttavia, sono un panorama complicato e in continua evoluzione, composto da leggi a livello internazionale, regionale, nazionale e di settore.

Una nuova ricerca commissionata da VMware e condotta da CS On Research in Italia e Spagna sulle principali preoccupazioni dei consumatori riguardo alla sicurezza dei loro dati, rivela che l’87% degli italiani si sente più sicuro se può revocare l’accesso ai propri dati e richiederne la cancellazione, e il 59% si preoccupa soprattutto della protezione dei dati dai criminali informatici. Inoltre, il 64% degli italiani preferisce che i dati siano conservati in Italia rispetto ad altri Paesi europei.

Tuttavia, le scelte riguardo ai dispositivi e alle tecnologie per la memorizzazione e la conservazione delle informazioni sono più eterogenee, con il 32% che opta per il proprio device, il 25% per i data center locali, mentre sorprendentemente il 16% predilige la conservazione su supporto cartaceo.

I risultati della ricerca di VMware sottolineano in modo inequivocabile l’importanza della sicurezza e della sovranità dei dati per gli italiani. L’adozione dei Sovereign Cloud diventa quindi essenziale, perché fornisce un’infrastruttura altamente sicura e conforme alle normative locali che consente alle organizzazioni di archiviare i dati in sicurezza all’interno dei confini nazionali, preservandone la sovranità”, ha commentato Antonio Morabito, Responsabile Enterprise Business Development & Marketing di TIM Enterprise. “Come azienda siamo impegnati per favorire la crescita e l’innovazione dell’Italia attraverso la nostra piattaforma cloud, che garantisce alle imprese e alle organizzazioni del settore pubblico di accelerare la trasformazione digitale, assicurando al tempo stesso che i dati dei cittadini siano in sicurezza e che la loro fiducia sia salvaguardata”.

La nostra ricerca evidenzia alcune comprensibili preoccupazioni da parte dei cittadini italiani quando si tratta di condividere i propri dati e le proprie informazioni da un lato, ma anche una certa propensione ad affidarli alle organizzazioni e alle pubbliche amministrazioni quando questo significa avere servizi più efficienti e più veloci”, ha commentato Rodolfo Rotondo, Business Solutions Strategy Director EMEA, VMware. “Per questo riteniamo importante un modello di sovranità del cloud che consenta alle organizzazioni di mantenere tutti i dati sensibili sotto il controllo nazionale, di garantirne la sicurezza e la compliance, di sfruttare al massimo tutto il valore che essi offrono”.

L’Intelligenza Artificiale sembra giocare un ruolo positivo nella gestione dei dati dei consumatori, sottolinea VMware: il 65% degli intervistati, infatti, si dice d’accordo con l’intervento dell’AI nel processare le proprie informazioni se questo significa fornire un servizio migliore (31%), più economico (17%) o più veloce (17%). È interessante notare – mette in evidenza VMware – che solo un italiano su cinque si è dichiarato contrario all’idea di concedere all’AI il permesso di elaborare i propri dati. Questa minoranza potrebbe essere guidata da preoccupazioni sulla privacy o da dubbi sulle implicazioni etiche dell’uso dell’AI nei processi di dati.

In ogni caso, i risultati suggeriscono un’accettazione predominante dell’AI come strumento benefico nella gestione delle informazioni personali, specialmente quando ciò porta a miglioramenti significativi in termini di qualità del servizio, costi e velocità.

Le app bancarie sollevano intrinsecamente i maggiori problemi di sicurezza tra i consumatori. Ma quando si tratta di analizzare l’equilibrio che i consumatori sono disposti a soppesare tra le opportunità e i rischi connessi alla condivisione dei propri dati finanziari, il 32% teme che i propri dati possano essere condivisi con le banche, mentre il 25% pensa che i propri dati possano essere venduti a società e istituzioni internazionali. Il fatto che un quarto dei consumatori italiani intervistati abbia queste preoccupazioni sottolinea la necessità di stringenti normative e politiche che garantiscono che i dati finanziari dei cittadini siano al sicuro e non soggetti a utilizzi non autorizzati.

Quando si tratta delle applicazioni relative ai servizi della Pubblica Amministrazione, è essenziale che i dati siano adeguatamente protetti dalle minacce informatiche, un requisito citato dal 61% dei partecipanti alla ricerca. Inoltre, il 50% degli utenti desidera avere il controllo su chi può accedere ai propri dati, e il 45% ritiene importante che l’applicazione permetta la rimozione dei dati. Per il 33%, i dati raccolti dall’applicazione devono rimanere in Italia e per il 31% non devono essere accessibili a governi stranieri.

Queste stesse preoccupazioni emergono anche quando si parla di dati sanitari. L’81% degli italiani ritiene importante che i dati dei pazienti siano conservati all’interno del territorio italiano da parte della Pubblica Amministrazione. Tuttavia, VMware sottolinea che vi è una notevole fiducia da parte dei consumatori per quanto riguarda la gestione delle informazioni sanitarie, con il 65% dei consumatori che crede che il Servizio Sanitario Nazionale sia in grado di conservare e analizzare in modo sicuro i dati dei cittadini.

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