Virtualizzazione sinonimo di semplificazione

Oltre centoventi uomini dell’It si sono riuniti nelle vicinanze di Treviso per parlare di virtualizzazione, una tecnologia tanto moderna che per molti è destinata a diventare in breve tempo una commodity, ma che è ancora in grado di scatenare dubbi e p …

Oltre centoventi uomini dell’It si sono riuniti nelle vicinanze di Treviso per parlare di virtualizzazione, una tecnologia tanto moderna che per molti è destinata a diventare in breve tempo una commodity, ma che è ancora in grado di scatenare dubbi e perplessità, oltre a una certa curiosità.

Per questo motivo, il Club-Bit (attivissima comunità professionale costituita prevalentemente da responsabili It, una novantina di soci rappresentativi di altrettante aziende della provincia e di quelle limitrofe) e Unindustria Treviso (sotto la cui egida è nata l’associazione degli It manager del Triveneto) hanno organizzato, con il fattivo supporto di Maurizio Da Ros (segretario del club), un incontro dedicato al tema, coinvolgendo in una tavola rotonda (moderata da Lineaedp) diversi Cio per valutare esperienze allo stato embrionale, avanzato o concluse.

Al fine di approfondire opportunità e criticità della virtualizzazione, intesa sia dal punto di vista dell’infrastruttura che delle applicazioni, hanno detto la loro Girolamo Botter (a capo dell’It di Ires), Dario Giuriato (Cio di Tecnica), Alvise Mariuzzo (da poco approdato a Venezia alla catena di Hotel Gardena), Antonio Nardo (che guida l’It in Breton), e Claudio Pieri (vice president information systems, Lotto Sport Italia), dalle cui testimonianze è emerso che alla virtualizzazione, «prima o dopo, si deve arrivare», come affermato anche da Luigino Polin, che del Club-Bit è il presidente. E se Botter e Giuriato si dichiarano ancora laici nell’adozione di sistemi per la virtualizzazione, Mariuzzo, Nardo e Pieri hanno già vissuto sulla loro pelle tale pratica. «In un recente passato, presso un’azienda diversa da quella in cui mi trovo ora – ha spiegato Mariuzzo -, la virtualizzazione ha rappresentato un percorso obbligato: un fulmine, infatti, aveva completamente compromesso la batteria di server e di client». Provati i risultati, l’It manager ne è diventato entusiasta sostenitore. A spingere, invece, Nardo verso una tale esperienza è stato un progetto di disaster recovery e business continuity, oltre all’attenzione ai costi. «Abbiamo iniziato circa un anno fa – ha indicato – e dai 38 server fisici di allora, siamo passati a cinque, che ne contemplano più di venti virtuali. Anche l’e-mail, vera applicazione mission critical, è su ambiente virtualizzato».

Che questo sia un passo da compiere, è convinzione anche di Pieri che, a sua volta spinto dal contenimento dei costi, ha già completato il percorso, sia lato server che applicativo. «Non ci si rende conto di quante macchine si hanno a disposizione – ha puntualizzato – finché non si è obbligati a contarle. Io stesso, ero convito che fossero molte meno delle 60 effettive. E questo perché ogni server corrisponde a un servizio, mentre molto più utile sarebbe averne uno unico per tutti».

Una provocazione al fronte dell’offerta dunque, perché, ha completato Pieri, «nonostante, ora, siano virtuali, alla fine, mi ritrovo, comunque, a dover gestire 60 server».

Un’altra sfida ai fornitori riguarda la spesa, che le piccole e medie imprese sono costrette a sostenere per affrontare la virtualizzazione. «Spesso, le cifre richiesteci
– ha proseguito Mariuzzo – impattano troppo pesantemente sui budget; perché per realizzare un progetto del genere, bisogna cambiare l’hardware, per non parlare della San. Non è facile giustificare all’amministratore delegato di una Pmi un investimento di decine di migliaia di euro per poche licenze, tenendo anche conto che il supporto da parte dei vendor, talvolta, crea più confusione che altro».

Affermazioni cha hanno riscosso l’accordo generale. «Anche per questo motivo, siamo ancora in fase di valutazione – ha precisato Giuriato -. Il progetto, infatti, dovrebbe rientrare in un più ampio piano triennale di innovazione tecnologica, che prevede l’introduzione di una San e la ridondanza dell’iSeries. Questi due step sono già stati completati, ma, per quanto riguarda la virtualizzazione, in primis per il lato server e poi per quello applicativo, sono rimasto un po’ spiazzato. Credevo, infatti, di poter riutilizzare parte del mio hardware e, invece, dovrei cambiare i server, in Tecnica se ne contano 30, e impiantare una nuova piattaforma. In ogni caso, l’obiettivo è di abbassare i costi e accrescere l’agilità, riducendo anche gli spazi».

Fermo a uno stadio di valutazione anche Botter, che si concentra sulla sicurezza: «Ben venga un eventuale risparmio, certo, ma non a scapito di funzionalità. Per ora le mie priorità sono altre. Nel 2008, però, ci muoveremo, pure per quanto riguarda le applicazioni. Siamo alla finestra, anche per capire come Microsoft strutturerà la sua offerta in materia».

L’accenno alla casa di Redmond (che il prossimo anno dovrebbe entrare a pié pari in questo mercato) ha scatenato un nuovo argomento di discussione a latere: il licencing. «La virtualizzazione delle applicazioni potrebbe aiutarci anche dal punto di vista delle licenze concorrenti», ha riflettuto Nardo, a cui Mariuzzo ha fatto eco denunciando la fumosità delle politiche di certi vendor, ma rassicurando sull’affidabilità dei server virtualizzati e sulla facilità di operare la manutenzione.

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