Per l’economista bisogna riconoscere i valori e perseguirli, non perseguitarli. Quelli imprenditoriali italiani stanno in un triangolo che ha ai vertici Varese, Udine e Modena.
Forse, per non farsi cogliere del tutto dallo sconforto, l’intervento di Giacomo Vaciago in questa seconda giornata di Cisco Expo, andrebbe preso dalla fine. Da quella conclusione che in fondo traccia un percorso: «in attesa che il mondo cambi, dobbiamo concentrarci sul merito. Il mercato premia il merito e il merito va perseguito».
Peccato che nel passaggio immediatamente precedente, Vaciago si fosse concesso una considerazione pessimista: «difficile che un Paese apprezzi il merito se il merito non è apprezzato fin dalla scuola».
Il merito cui Vaciago fa riferimento sono le punte di eccellenza citate da Stefano Venturi nel suo saluto introduttivo.
Sono, ad esempio, le 4000 medie imprese di successo identificate la scorsa settimana in un rapporto di Mediobanca. Quattromila realtà da 20 a 500 dipendenti, che si collocano in prevalenza in «quel triangolo che va da Varese a Udine fino a Bologna e che ha il suo vertice nella Ferrari a Modena».
Un triangolo di innovazione sintomatico di un’Italia spaccata in due e in netta controtendenza rispetto al resto d’Europa. «Ovunque crescono i Sud – sostiene Vaciago – tranne in Italia. A meno di non considerare il triangolo Lombardia-Veneto-Emilia come sud della Germania. Nel qual caso nessuna controtendenza ci sarebbe».
Poca consolazione viene e deve venire dalla considerazione che non siamo soli in una situazione di stallo se non di decrescita.
L’intera Europa è in sofferenza: «i guai iniziano in America ma poi si risentono in Europa. Noi soffriamo sia che il dollaro sia forte, sia che sia debole. A volte mi domando perché non lo eleggiamo noi il Presidente degli Stati Uniti, vista la sua influenza in materia di guerra, di pace, di politica estera, di economia».
Di fronte al condizionamento americano, l’Europa non riesce a rispondere con una eccellenza omogenea. «Gli stati disuniti d’Europa mostrano eccellenze individuali troppo differenti tra loro», dice ancora l’economista.
Le eccellenze, secondo Vaciago, da quindici anni si chiamano Finlandia, Danimarca, Irlanda e anche Inghilterra. Non lo sono i grandi, Italia, Francia e Germania, che non riescono a essere leader dell’innovazione.
«Crescono i Paesi piccoli e aperti – spiega Vaciago – che hanno da sempre il mondo come mercato di riferimento. Non crescono i Paesi che hanno perseguito una storia di autosufficienza, facendo tutto, ma quelli che guardano al mondo e che hanno scelto la strada della specializzazione».
Cioè del merito.