Cisco, è l’ora del visual networking

L’ad Stefano Venturi vede affermarsi una rete in cui i contenuti multimediali creeranno business.

Cisco guarda sempre più avanti e all’ultimo Expo, l’amministratore delegato Stefano Venturi parla del nuovo concetto di “visual networking”, rappresentato da una piattaforma di rete che rende disponibili i contenuti multimediali in modo molto più efficace e cona un positivo impatto sul business.

«Oggi la crescita inesorabile della seconda ondata della rete – afferma – ha creato il concetto del social networking, che, al di là dei soliti concetti di Web 2.0 e via dicendo, è anche chiamata human network, cioè la rete che mette insieme persone, comunità. Internet ha abilitato community enormi, che si scambiano opinioni, informazioni sempre più multimediali. Tutto questo ci porta a vedere milioni di utenti che lavorano sempre più in modalità connected life. I digital native vogliono sempre più notizie fresche dalle comunità di cui fanno parte, ma nello stesso tempo vogliono fornire notizie. Cisco non ha oggetti consumer, fa router, però la nostra strategia consumer è quella di creare una infrastruttura di rete che consenta a queste comunità di scambiarsi informazioni in modo sempre più efficiente. Tutto questo non è una banalità se si tiene conto del trend di crescita di questi fenomeni, che se non seguiti dai costruttori di tecnologia possono mettere in ginocchio l’attuale struttura delle reti. Va in questa direzione l’annuncio di un router che abbiamo appena lanciato, che contiene un chip con 800 milioni di transistor, con 40 core processor, 4 volte più potente del chip che abbiamo sul modello Crs 1. L’obiettivo è di portare nell’hardware le funzionalità software che supportano il visual networking , cioè lo scambio di contenuti multimediali».

Quindi la posizione di Cisco è quella di creare tecnologie che possano soddisfare i bisogni di intercomunicabilità tra individui e oggetti multimediali, e far sì che la complessità venga risolta dalla rete, in modo economico e specializzato nella human interface.

«Noi ci occupiamo della parte non solo di trasporto dei dati ma anche della loro autenticazione, scambio, controllo, e sicurezza – prosegue il manager -. Un domani avremo milioni di oggetti collegati a Internet, per cui non sarà possibile gestire un firewall, un antivirus perché la vita dell’utente diventerebbe impossibile, per cui deve essere la rete a fare determinate cose, e far sì che le aziende che fanno bene questi oggetti, continuino a sviluppare interfacce umane di approccio sempre più sofisticate. Questa strategia poggia su tre punti fondamentali: è network-centrica, perché crediamo veramente che la rete sarà la piattaforma; basata sulle partnership, ne faremo sempre più con i costruttori di oggetti che avvicineranno l’essere umano alla rete; il tutto deve essere nell’ottica della migliore experience verso l’utente, in quanto crediamo che non solo i device come interfaccia umana ma anche la rete che c’è dietro debba alla fine dare all’utente un’esperienza unica e positiva».

Un altro tema sentito da Cisco è quello della generazione di “digital native“ che si trovano molto spesso in azienda davanti a una obsolescenza di mezzi tecnologici che non consentono loro di sfruttare i “superpoteri” come li chiama Venturi che hanno acquisito nel tempo libero. Questo è un problema che le aziende devono affrontare e su questo fronte ancora una volta Cisco si propone di supportare con le proprie soluzioni l’introduzione in modo sicuro dei nuovi strumenti, che possono creare delle comunità anche a livello aziendale.

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