Twitter campione per la privacy

Da Electronic Frontier Foundation un’analisi sui comportamenti delle principali aziende IT nella gestione dei dati personali degli utenti. Al primo posto Twitter, che fornisce i dati degli utenti alle autorità solo dietro presentazione di regolare mandato. Fanalini di coda Amazon, Apple, Yahoo.

La EFFElectronic Frontier Foundation -,
storica organizzazione con sede negli Stati Uniti che si prefigge di
difendere i diritti di libertà di parola in Rete, ha elaborato uno
studio incentrato sui comportamenti delle principali aziende IT nella gestione dei dati personali degli utenti.
L’obiettivo,
spiega Marcia Hofmann (EFF), è quello di spronare le società a mettere
gli utenti sempre al primo posto cercando in prima battuta di difendere
sempre i loro interessi e le loro informazioni a fronte di qualunque
tipo di richiesta.

La EFF ha posto sotto la lente le principali
aziende che operano in Rete (fornitori di accesso Internet, social
network, provider di servizi di posta elettronica, di strumenti cloud,
di servizi per la geolocalizzazione, di piattaforme blog,…) esaminando
il loro operato per ciò che riguarda la pubblicazione di condizioni
d’uso trasparenti, politiche sulla privacy, linee guida per ottemperare
alle richieste delle agenzie governative.

Al primo posto, quest’anno, EFF pone Twitter
insieme con il provider californiano Sonic.net: entrambe le società si
sono guadagnate il massimo riconoscimento, pari a sei stelle dorate.
Secondo gli esperti di EFF, sia Twitter che Sonic.net forniscono i dati
degli utenti alle autorità solamente dietro la presentazione di un
regolare mandato, supportato da una motivazione plausibile per l’accesso
alle informazioni. A meno che ciò non sia espressamente proibito dalla
legge, inoltre, le due aziende informano gli utenti ogniqualvolta
un’agenzia governativa abbia richiesto l’accesso ai loro dati personali.
Twitter e Sonic.net, poi, pubblicano report aggiornati fornendo
indicazioni sulle circostanze in cui è stato necessario fornire dati
alle autorità, spiegano in modo chiaro in che modo forniscono risposta
alle richieste, hanno difeso nelle aule di tribunale la privacy degli
utenti opponendosi a determinate richieste ed, infine, hanno fatto
sentire la loro voce presso il Congresso (il Parlamento statunitense)
invitando il legislatore ad ammodernare le leggi sulla privacy a difesa
degli utenti e dei cittadini.

Mentre Twitter incassa una
promozione “con lode”, le cose non sembrano essere andate nello stesso
modo per le altre aziende citate nel resoconto di EFF. Al secondo posto,
con una valutazione estremamente positiva (5 stelle su 6), EFF
posiziona Dropbox, Google, LinkedIn e Spideroak.
Secondo l’analisi di EFF, Google non informerebbe gli utenti sulle
richieste pervenute da parte delle autorità mentre le altre aziende non
avrebbero fatto la voce grossa in tribunale.
Quattro stelline su sei per Microsoft, Foursquare e WordPress. Fra i peggiori, spicca il nome di Amazon (due stelle) con Apple, Yahoo! ed AT&T fanalino di coda (solo una stella).

L’indagine elaborata dagli esperti di EFF è consultabile a questo indirizzo.

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