La privacy di Skype potrebbe non essere più tanto “privata”

Secondo alcuni esperti di sicurezza, come sta accadendo in Cina, dove le comunicazioni via Skype sarebbero costantemente monitorate dal Governo locale, presto potrebbe accadere che tutti i messaggi veicolati al servizio VoIp potrebbero essere facilmente tenuti sotto controllo.

La versione del software Skype utilizzabile in Cina sarebbe
sfruttata dal Governo per spiare le conversazioni degli utenti e monitorare
costantemente il flusso delle informazioni
. È quanto sostiene Jeffrey
Knockel, un accademico dell’Università del New Mexico che ha posto sotto la
lente il comportamento del client Skype sul territorio cinese.

La release di Skype che viene puntualmente aggiornata e
arricchita da parte della società ora di proprietà di Microsoft non può essere
impiegata in Cina per via dell’atteggiamento censorio delle autorità. Così, l’unica
possibilità per utilizzare Skype è installare e impiegare la versione
modificata da “TOM Online”
, un provider Internet wireless con cui
Microsoft ha stretto un accordo.

“TOM-Skype” viene descritta dalla stessa Microsoft
come una versione modificata di Skype che rispetta totalmente le disposizioni
normative vigenti in Cina.

Secondo Knockel, però, tale client favorirebbe le attività di
monitoraggio da parte delle autorità cinesi che possono specificare una lista
di parole chiave da tenere sotto controllo. In altre parole, ogniqualvolta
l’utente di “TOM-Skype” digita, nella chat testuale del programma,
una frase contenente parole associate a termini solitamente usati dai dissidenti,
riferibili a personalità governative, a enti internazionali per la libertà di
parola e così via, il programma consente al personale governativo di averne
immediata segnalazione.

Knockel, insieme con i suoi collaboratori, ha spiegato nel
dettaglio (vedere questo documento)
il funzionamento del software sostenendo come sia ormai assimilabile a una vera
e propria piattaforma per il controllo delle comunicazione e per lo spionaggio
di tutti i cittadini cinesi.

Il timore è che qualcosa di simile possa avvenire anche nel
resto del mondo
. Skype fa uso di un algoritmo
attraverso il quale tutti i dati immessi all’interno del network vengono
automaticamente crittografati. Alla base del processo di cifratura vi è
l’impiego del noto algoritmo AES (Advanced Encryption Standard) a 256
bit e, quindi, un classico schema di crittografia asimmetrica. I server di
Skype, infatti, detengono una chiave privata mentre la chiave pubblica viene
distribuita a ogni client collegato alla rete. In fase di registrazione di un
account, il programma provvede a generare – sul sistema dell’utente – una
coppia di chiavi privata-pubblica. La chiave privata e l’hash della password
scelta dall’utente vengono conservati sul suo sistema. Il passo seguente
consiste nell’instaurazione di una sessione di comunicazione cifrata AES 256
bit fra il sistema client e il server Skype.

Per le varie comunicazioni il programma impiega la porta 80 in
modo da non creare problemi a chi impiega, ad esempio, firewall aziendali. Le
informazioni vengono tuttavia veicolate utilizzando un protocollo di
comunicazione proprietario peer-to-peer.

Uno dei punti “strategici” alla base del funzionamento
di Skype, consiste anche nell’usare la banda a disposizione sui sistemi degli
utenti finali per veicolare parte delle comunicazioni attraverso la rete Skype
stessa. In pratica, Skype sceglie – tra tutti gli utenti collegati – un insieme
di essi che dispongano di una buona connessione a banda larga, di una CPU
valida e non vincolati alla configurazione del firewall quindi assegna
automaticamente loro il ruolo di “supernodo”: in questo modo la banda
viene sfruttata dal network per veicolare altre comunicazioni VoIP.

Ed è proprio dall’architettura della rete Skype che derivava
(almeno fino a qualche tempo fa) l’impraticabilità di un’eventuale attività di
intercettazione
. I dati scambiati tra i vari client sono infatti
crittografati in modo trasparente per l’utente e possono seguire dei percorsi
di fatto quasi casuali rendendone impossibile il recupero neppure dagli stessi
amministratori della rete.

Il ricercatore Kostya Kortchinsky, attivissimo sul reverse
engineering
di Skype, ha recentemente dichiarato di aver scoperto come il
numero dei supernodi sia sceso da 48.000 a circa 10.000. Kortchinsky sostiene
che sia stata Microsoft, dopo l’avvenuta acquisizione di Skype, ad aver scelto
di concentrare a sé la maggior parte dei supernodi che, secondo quanto
rilevato, sarebbero macchine Linux in grado di gestire un gran numero di utenti
contemporaneamente
(circa 4.000 l’una). L’allestimento dei
“megasupernodi” presso Microsoft, per stessa ammissione dei
responsabili dell’azienda, sarebbe stato effettuato con il preciso scopo di
migliorare le prestazioni della rete scongiurando incidenti come quello occorso
tempo fa. Riducendo la “casualità” con cui vengono impiegati i
supernodi, spiega Kortchinsky, e concentrando tali macchine presso Microsoft,
però, l’azienda di Redmond potrebbe avere gioco molto più facile per
“intercettare” le conversazioni
.

Per Maksim Emm, direttore di Peak Systems, Microsoft avrebbe già
aggiornato Skype integrandovi una tecnologia capace di rendere più semplici le
attività di intercettazione. Così, le autorità governative potrebbero d’ora in
avanti – ed è questa la valutazione comune a molti analisti – chiedere
l’attivazione di una speciale login che permetterebbe il controllo privilegiato
delle comunicazioni operate da sistemi desktop, notebook, smartphone, tablet e
dispositivi mobili in generale.

La FSB russa, struttura che ha
sostituito il KGB, stando alle dichiarazioni rilasciate, sembra molto ottimista
giudicando Skype come una piattaforma che non fa più paura per la sicurezza del
Paese. Così come sta accadendo in Francia, anche il servizio segreto russo sta
cercando di obbligare Skype all’iscrizione nel registro degli operatori
telefonici. L’obiettivo è chiaro: Skype, in questo modo, sarebbe tenuto a
conservare tutti i dati delle conversazioni degli utenti per un periodo pari ad
almeno tre anni.

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