Home Gestione d'impresa Le tecnologie da usare per la collaboration: pc, digital signage, 3D

Le tecnologie da usare per la collaboration: pc, digital signage, 3D

La competitività nell’elettronica di consumo ha infranto la barriera che relegava le tecnologie aziendali in un ghetto, abilitando una nuova generazione di hardware immediatamente disponibili in azienda per la collaboration.

Dal punto di vista dei device fisici, la collaboration tra gruppi è stata il vero campo di prova del cloud e dei dispositivi stessi.

Il cloud ha abilitato il mercato del mobile. La gestione di dati ed applicazioni su più dispositivi dello stesso proprietario, e l’enorme differenziazione dei dispositivi in commercio dai PC agli smartwatch, è stata affrontata efficacemente solo grazie ad un approccio diverso a memorizzazione, securizzazione e pubblicazione di dati per quasi tutti i device esistenti. Grazie al cloud sincronizzazione, disponibilità e sicurezza sono stati risolti a livello centrale.

Il lato hardware della collaboration è stato reso possibile da una seconda rivoluzione. Citiamo la battaglia del recente passato sul vituperato approccio bring your own device: il Byod è oggi un punto di forza di qualsiasi attività, sia essa industriale, intermediaria e commerciale.

Grazie agli enormi volumi e alla relativa competitività, l’elettronica consumer, una volta di qualità ed affidabilità ridotte, ha da tempo superato quella aziendale (e ormai anche spaziale e militare), mantenendo i suoi ridotti costi e sviluppando una serie di correttivi che la portano dappertutto, in fabbrica come in tasca, in guerra come nello spazio.

Questa rivoluzione copernicana ha scardinato il vecchio modo di pensare, che ai dispositivi personali attribuiva scarsa sicurezza ed affidabilità: quasi nessuna azienda oggi pensa di fornire a chi lavora per l’azienda un secondo dispositivo mobile da affiancare a quello personale.

Oltre ai dispositivi di piccole dimensioni, il cambiamento dell’hardware ha coinvolto anche quello di oggetti più grandi quali gli schermi. L’efficacia dei display come soluzione modulare e controllabile continua ad aumentare in molte soluzioni di comunicazione.

Se l’automazione industriale fa un salto di qualità con grandi schermi che controllano ampie parti del processo e con touch screen che semplificano il controllo passo-passo, la videoconferenza richiede schermi spesso con intelligenza locale, come possono essere i mini PC: si tratta di veri personal computer ma di form factor ridotto che s’inseriscono in uno slot posteriore, com’è per la soluzione open pluggable specifications (OPS), potente, aperta ed affidabile.

Queste componenti sono alla base di svariati settori: insieme alla collaborazione troviamo subito formazione e promozione, mentre appena fuori da questo ambito troviamo l’automotive, comunque uno degli ambienti nei quali è possibile raggiungere le persone per consulenze e riunioni virtuali.

Collaboration visiva

Sempre schermi, anche se molto diversi nella struttura e nei prezzi, sono le lavagne interattive e gli stessi proiettori. Le lavagne connesse possono offrire anche il riconoscimento del testo scritto sullo schermo.

Ma è probabilmente nel digital signage che queste soluzioni trovano il loro massimo successo, in formato sia schermo singolo, sia vidiwall a più schermi associati per erogare un’unica immagine.

Parliamo brevemente di soluzioni 3D: oggi sono impiegate esclusivamente in alcuni contesti particolarmente avveniristici ma già ben provati in altri settori dell’elettronica di consumo. I proiettori stanno evolvendo alla modalità 3D: già oggi impiegata nella formazione, a breve questa funzionalità potrebbe trovare spazio anche nella telepresenza.

Tra gli hardware più intriganti vanno ricordati i rilevatori di movimento e di spazio, una famiglia di dispositivi partiti nei videogiochi con il Microsoft Kinect e quindi passati ad altri settori come la scansione per ricostruzione di ambienti e oggi anche all’automotive per il controllo di funzioni tramite movimenti delle braccia e della testa.

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