Specializzazione e bassi costi

L’Asia è senza dubbio un bacino interessante per l’offshore outsourcing. Ma attenzione ai rischi legati ai cambiamenti economici in questa parte del mondo

Febbraio 2005, Profondo conoscitore del continente asiatico, Federico
Bazzoni
, operatore finanziario, precisamente head of Asian Security
di Bnp Paribas, rilascia un’interessante testimonianza durante il convengo di
Sirmi sull’outsourcing e offshore outsourcing a proposito delle opportunità
offerte dall’Asia come continente privilegiato per questa attività, soprattutto
grazie al basso costo di manodopera.
E parla di India e di Filippine che sfornano il più elevato numero di
persone altamente qualificate, la Cina con i suoi cambiamenti economico-politici,
la Corea del Nord da tenere d’occhio, le grandi potenzialità di
Malesia, Indonesia e Indocina, tutte di grande interesse in questo enorme continente.

Bazzoni parte, però, da una considerazione di base: «La percezione
della regione asiatica come centro di produzione manifatturiero è destinata
a cambiare come centro di consumo e le attività di outsourcing dovranno
considerare questo trend. Negli ultimi anni
– prosegue – molte aziende
hanno cercato di fare dell’outsourcing in Asia il loro vantaggio competitivo,
senza tuttavia considerare i rischi di questa decisione. Il framework legale
in Asia è in via di sviluppo, fattore molto importante per la protezione
dei brevetti e delle proprietà intellettuali»
. La domanda
da porsi, spiega sempre Bazzoni, non è dunque se l’outsourcing sia un
vantaggio competitivo, ma dove andare a ottenere questo servizio. Ecco le opportunità
e i rischi dei più interessanti Paesi asiatici presentati da Bazzoni.

India: è uno dei maggiori mercati con forti capacità
di soddisfare esigenze di outsourcing. Le stime parlano di una crescita del
mercato da 6 miliardi a 50 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni. I punti
di forza sono notevoli. In primo luogo l’infrastruttura di telecomunicazione
è all’avanguardia e con costi molto bassi. Qui è presente tutta
la tecnologia richiesta per avere successo nell’outsourcing. Inoltre, ogni anno
3.500 giovani si laureano presso i sette maggiori "Institutes of technologies"
e altri duemila presso i quattro maggiori "Institutes of management".
Tutti parlano correttamente l’inglese e un terzo parla almeno due lingue. I
fornitori di servizi di outsourcing mirano a rispecchiare i più alti
standard di qualità.

Il governo indiano supporta il settore
Un altro punto di forza di questo grande e contradditorio Paese è che
il governo supporta questo settore, in quanto lo considera un elemento di grande
crescita economica.
«Ma attenzione – puntualizza Bazzoni -, perché l’outsourcing
sia efficace occorre abbinare le abilità offerte dai fornitori del servizio
con le necessità dell’utente, tanto è vero che molte società
che forniscono servizi di call center per clienti americani si trovano nelle
Filippine, Paese, tra quelli asiatici, culturalmente più vicino agli
Usa. Questo permette una chiara comunicazione e gestione dei problemi»
.

Filippine: Stanno crescendo come alternativa all’India. La
dimensione del mercato nel 2002 era di 173 milioni di dollari e si pensa possa
raggiungere i 10 miliardi nei prossimi sette anni, con una crescita del 66 per
cento. I servizi attualmente offerti sono due: call center e Bpo (Business process
outsourcing). Si parla di 40mila call center, ma la crescita dovrebbe essere
pari al 100% entro quest’anno, secondo il Dipartimento del commercio locale.
I servizi di Bpo sono agli inizi, ma cresceranno e includeranno finance &
accounting, human resources e ricerca personale.

Risparmio fino al 70% dei costi operativi
Tra i vantaggi competitivi di questo mercato vengono segnalati da Bazzoni il
ruolo di possibile back up per le molte multinazionali che hanno centri di outsourcing
in Irlanda e India; il basso costo del lavoro (per i call center si parla fino
al 70% in meno dei costi operativi); basso costo delle infrastrutture di comunicazione
(sceso del 70 per cento negli ultimi quattro anni); incentivi fiscali, alto
livello di formazione e basso turnover della forza lavoro.

Cina: Il Pil cinese cresce a ritmi vertiginosi, ovvero +9,3
per cento nel 2003 e +9,2 per cento nel 2004 e le previsioni parlano di una
crescita superiore a quella di qualsiasi altra economia. Nel 2002 il Pil cinese
ha superato quello italiano. «È evidente – spiega Bazzoni
che il mercato locale che si viene a creare ha enormi potenzialità,
grazie alla formazione di un ceto medio con redditi pro capite superiore a 25mila
dollari e consumatori cinesi che cominciano ad acquistare prodotti che vanno
oltre i fabbisogni di prima necessità. Finora si è guardato al
mercato cinese per fare un outsourcing di tipo logistico o produttivo, grazie
al basso costo del lavoro, ma la Repubblica Cinese rappresenta un’opportunità
anche come mercato di sbocco (come già la considerano gli americani e
i tedeschi, per esempio)»
.

E la Cina investe in formazione tecnica
«Inoltre – prosegue ancora Bazzoni – il successo dell’India
nell’outsourcing ha oscurato le potenzialità della Cina, ma l’apertura
delle politiche governative (con l’entrata della Cina nel Wto) e un sistema
giuridico più trasparente, l’emergere della classe media, gli investimenti
in formazione tecnica, il basso costo della forza lavoro e la vicinanza geografica
ai maggiori mercati (Giappone) sono elementi che creano un ambiente perfetto
per le attività di offshore outsourcing»
.

Corea del Nord: è un’ulteriore fonte di manodopera
a basso costo e ha un livello di preparazione tecnica adeguato per alcune attività
di outsourcing. Restano le forti tensioni politiche, anche se ci sono i primi
segnali di apertura a riforme economiche di mercato. «Per ora è
prematuro parlare di questo Paese come un mercato interessante per l’outsourcing,
ma le potenzialità ci sono tutte»
conclude Bazzoni.

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