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Soluzioni hyperconverged di nuova generazione secondo NetApp

Circa un anno e mezzo fa NetApp eliminava alla radice le critiche di chi la accusava di stare perdendo il treno delle soluzioni all-flash portandosi in casa i prodotti di SolidFire. Ora affronta altrettanto decisamente, stavolta però facendo tutto in casa, le obiezioni di chi la vedeva in crisi nel mercato delle soluzioni hyperconverged. Potrebbe essere un po’ questa la sintesi del lancio di NetApp HCI, che come lascia intendere la denominazione è una piattaforma iperconvergente. Anzi: hyperconverged di seconda generazione, visto che mira a colmare le lacune delle soluzioni proposte dalla concorrenza.

Secondo NetApp i prodotti hyperconverged “classici” hanno avuto successo per la loro flessibilità, tranne poi ad accorgersi che tanto flessibili non erano perché obbligano gli utenti a crescere in quanto a risorse sia di computing sia di storage perché queste sono indivisibili, mentre magari si avrebbe bisogno solo delle une o delle altre. Inoltre, sempre secondo NetApp, con le soluzioni hyperconverged non è possibile definire livelli minimi di performance per workload specifici e anche il consolidamento di workload diversi sulle stesse macchine non è sempre semplice.

NetApp HCI ha una concezione di base diversa. I “mattoni” di base sono sempre server x86 ma distinti in nodi orientati al computing o allo storage e disponibili in “taglie” (Small, Medium, Large) diverse. L’idea è che in questo modo l’azienda utente possa crescere acquistando esattamente ciò che serve, con il solo requisito minimo di partire con due nodi di elaborazione e due di storage. Da qui in poi si possono acquistare singolarmente i nodi (da 1U e mezzo rack) a seconda delle esigenze, con quelli di computing che spaziano da 16 a 36 core e quelli di storage flash che vanno da 5,5 a 44 terabyte di capacità effettiva (non grezza).

NetApp HCI è un’architettura pensata per i datacenter di nuova generazione, quindi ad alto tasso di automazione e di integrazione. Anche per questo la scelta della piattaforma di virtualizzazione è ricaduta su VMware vSphere e la gestione avviene direttamente da vCenter grazie a un plugin dedicato. Tra l’altro la parte di gestione comprende già circa 300 pre-configurazioni per i workload più comuni. La piattaforma è ovviamente integrabile con tutta l’architettura Data Fabric di NetApp, a partire da Ontap per i file service sino alla parte di backup e recovery via AltaVault (con appliance fisiche o virtuali in AWS o Azure).

Il debutto di NetApp HCI, che dovrebbe essere sul mercato entro fine anno, non può evitare una certa sovrapposizione con i sistemi FlexPod nati dalla collaborazione con Cisco. In realtà l’ambito di applicazione è abbastanza diverso, secondo la società, e le due linee saranno portate avanti in parallelo. C’è una distinzione formale ma non troppo – FlexPod è una architettura validata, HCI una soluzione preconfigurata – e comunque FlexPod è considerata una soluzione di fascia più alta per le aziende che hanno esigenze complesse in termini di prestazioni e alta disponibilità.

Meno hardware, più software e cloud

NetApp HCI arriva in un momento in cui NetApp intende far valere maggiormente le competenze sviluppate in campo software e di cloud ibrido. Nel primo ambito con lo sviluppo di due sistemi operativi (lo storico Ontap ed Element di SolidFire) che attualmente ritiene possano coprire, insieme all’hardware, le esigenze delle imprese sempre più concentrate sull’utilizzo dei dati. Dati però che non risiedono “comodamente” in un datacenter ma che sono distribuiti in rete e in flussi di dati dinamici, tra strutturati e non strutturati. In questo senso ci sono da segnalare diversi miglioramenti di Ontap, che raggiunge la versione 9.2, e di Ontap Select in particolare per la gestione degli ambienti di storage software-defined.

In campo cloud ibrido la novità principale è NetApp OnDemand, un modello di utilizzo a consumo in cui però l’infrastruttura, pur di proprietà di NetApp, è gestita dal cliente e localizzata nel suo datacenter. L’idea è unire la flessibilità economica del cloud pubblico con un controllo più diretto sulla gestione dei dati. È stata inoltre ampliata la collaborazione con Microsoft per lo sviluppo di nuovi servizi erogati via Azure, anche come completamento di installazioni NetApp (ad esempio per il backup e il tiering dei dati).

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