Smau: grandi imprese, quando Cio e management vanno a braccetto

Un’indagine della School of management del Politecnico evidenzia come la propensione all’innovazione nelle grandi imprese si realizza quando un management convinto si allea a un Cio proattivo.

Non sono solo le piccole e medie imprese quelle passate sotto il microscopio della School of management del Politecnico di Milano.
In questo caso, però, il campione si è ristretto a 100 realtà, per le quali si sono valutati i livelli di maturità infrastrutturale e i livelli di maturità applicativa.

Anche in questo caso, le criticità non mancano. Per un 12% di imprese definite da Andrea Rangone “lungimiranti”, quelle che per dirla con le sue parole “hanno già buttato il cuore oltre l’ostacolo”, ce n’è un 25% decisamente miopi e statiche. Il 42% sono ancora immature, e dunque dispongono di infrastrutture e applicazioni a volte embrionali, a volte decisamente obsolete. Resta un ultimo 21%. Rangone le chiama “impostate”: sono comunque al lavoro.

Non è un quadro omogeneo, e da regione a regione le differenze si sentono. È tuttavia sufficiente per identificare alcune dinamiche.
Quando si parla di grandi imprese da un centinaio di miliardi di euro in su – spiega – la predisposizione culturale all’innovazione nasce dall’unione della sensibilità tecnologica dei vertici e della predisposizione all’innovazione di business del Cio. È evidente che laddove vi siano vertici avversi all’innovazione tecnologica e Cio conservativi o temporeggiatori le aziende finiscano per essere bloccate. Questo avviene nel 25% dei casi da noi analizzati. C’è però nel panorama da noi analizzato un buon 40% di realtà che definiamo top performer, nelle quali management convinti e Cio proattivi riescono ad esprimere esperienze “best in class”. Va detto, per amor di verità, che molte di queste sono aziende nelle quali l’it è la portante delle operation stesse, come le banche o gli operatori delle tlc”.

Che i segnali non siano però del tutto negativi, lo si evince da una ulteriore indagine condotta sempre dalla School of management del Politecnico. In questo caso sono stati interpellati 700 direttori di funzioni non tecnologiche di grandi imprese, ai quali è stato chiesto quale ruolo abbia avuto negli ultimi tre anni e quale ruolo avrà nei prossimi tre anni l’Ict come driver dell’innovazione. Sono in molti a dichiararsi convinti che il ruolo è stato significativo. E sono ancora di più quelli che sostengono che lo sarà ancor di più.

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