Home Lavoro Smart working, lavoro per obiettivi per un professionista su due

Smart working, lavoro per obiettivi per un professionista su due

Sono disponibili i risultati di un’interessante indagine realizzata dall’agenzia Kickthecan su un campione di 234 professionisti in smart working durante l’emergenza Covid-19, nella settimana dall’1 al 7 aprile.

Dati che risalgono a un mese fa, quindi. Una distanza temporale che se era pressochè insignificante in una situazione di normalità, dall’inizio dell’emergenza Covid-19, passando per il lockdown e con una Fase 2 alle porte, ha assunto un peso specifico differente.

Ma sono dati da prendere in considerazione considerato il modus operandi di Kickthecan e la profondità dell’azione, tesa a sondare proprio quel mondo professionale che fa da sostegno alle attività produttive.

La ricerca mostra il modo in cui lavoratori e aziende hanno fronteggiato questa situazione imprevista e pone interrogativi rispetto all’implementazione del lavoro a distanza una volta terminato il lockdown.

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In particolare, viene fatta emergere la percezione che i lavoratori hanno dello smart working, inteso come strumento volto a migliorare il proprio benessere personale invece che a soddisfare le reali esigenze dell’azienda.

ll dato è verosimilmente viziato dalla vulgata che dall’introduzione della Legge 81/2017, ha trattato lo smart working prevalentemente come una soluzione per lavorare comodamente da casa.

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Una narrazione distante dal complesso teorico organizzativo, che invece è centrato sulla responsabilizzazione personale e sull’autonomia decisionale.

L’indagine di Kickthecan (web agency milanese specializzata nella creazione di strategie di comunicazione e branding basate sulle misurazioni online con survey, focus group e interviste) mette in evidenza le attese dei lavoratori rispetto agli stili di leadership ideali che i loro responsabili dovrebbero incarnare, insieme alle abilità più appropriate per guidare i team verso obiettivi condivisi.

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Spiccano anche le perplessità e i timori dei rispondenti rispetto a un’ipotetica riorganizzazione degli spazi aziendali una volta ritornati al lavoro.

Gli elementi di riflessione sono utili per chi, come i manager HR e gli imprenditori (interessante l’esempio di Sanofi al riguardo), hanno il compito di calibrare formule di smart working in azienda, quindi con ricadute sul clima organizzativo, sul coinvolgimento dei lavoratori nel lavoro per obiettivi e sulla formazione.

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Il lockdown, inteso come esperimento sociale ha favorito l’emersione di temi come la produttività percepita dai lavoratori in remoto, le criticità incontrate nei setting domestici, il grado di apprezzamento dello smart working e, non ultimo, il desiderio di testimoniare e condividere con altri lavoratori l’esperienza compiuta.

Iscriviti al webinar sullo smart working nella Fase 2

Leggi il rapporto di Kickthecan sullo smart working

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