Sistri, bocciato senza appello dalle imprese artigiane

Secondo Marco Accornero, segretario generale della Claai, il sistema elettronico per tracciare i rifiuti pericolosi non ha mai funzionato perché è complesso e sovradimensionato rispetto alle modeste quantità di rifiuti smaltiti da molte imprese del settore.

Sorpresa, confusione, contestazione. Reagiscono così le imprese italiane all’ennesima rinascita del Sistri, il sistema digitale per tracciare i rifiuti speciali e pericolosi dai luoghi di raccolta ai centri di smaltimento. Dopo svariati rinvii, false partenze, polemiche sui costi e sul malfunzionamento delle tecnologie impiegate (chiavette Usb e “scatole nere” da installare sui camion), il Sistri sembrava ormai accantonato. Invece è arrivato un decreto del ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, che riattiva il pacchetto da ottobre 2013 per le aziende che producono rifiuti pericolosi con almeno 10 dipendenti; per tutte le altre, invece, avvio delle nuove procedure fissato a marzo 2014. Intanto, rimarrà sospeso durante l’anno in corso il pagamento dei contributi per iscriversi al Sistri.

Così al segretario generale della Claai (la confederazione delle libere associazioni artigiane), Marco Accornero, sono frullate in testa diverse domande: «Che cosa è cambiato rispetto a tre mesi fa, quando il ministro Corrado Passera affermò che questo strumento non è adatto a molte aziende, soprattutto di piccola e media dimensione? E che cosa è cambiato nella sostanza, giacché il sistema non ha mai funzionato e che le sperimentazioni finora sono fallite?». Senza contare che molte imprese hanno pagato contributi per un servizio rimasto al palo. Contributi che, secondo Accornero, vanno restituiti o quantomeno compensati con le quote future.

La scorsa estate, lo ricordiamo, sembrava caduta una pietra tombale sull’ambizioso progetto, pensato come panacea super tecnologica per combattere l’eco mafia e lo smaltimento illegale dei rifiuti. Ad agosto, infatti, il Governo aveva sospeso l’entrata in vigore del Sistri per verifiche amministrative sulla reale operatività del sistema. Adesso, invece, spunta un decreto che fa ripartire gli aggiornamenti dei dati per le imprese tenute a iscriversi alla tracciabilità elettronica della spazzatura pericolosa, generata da attività industriali e artigianali. La bocciatura di Accornero è senza appello, perché il Sistri «è complesso e sovradimensionato, per impegno e risorse, rispetto alle modeste quantità di rifiuti smaltiti da molte imprese del nostro settore». Tanto che l’intero sistema, secondo Rete Imprese Italia, andrebbe riprogettato dalle fondamenta, rendendolo più efficiente, snello e flessibile.

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